Passeggiando con la storia
L’icona della Madonna della Consolazione: da Gravina a Solofra nuovi particolari
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 5 dicembre 2024
Quella che vedete in foto è un'antichissima pietra raffigurante l'icona della Madonna della Consolazione. Non conosciamo la precisa datazione di quest'opera, ma sappiamo che fu dipinta a Gravina in Puglia nel basso Medioevo, probabilmente in periodo gotico. Più dettagliatamente, abbiamo trattato l'argomento nella puntata dell'8 dicembre 2022, sempre nell'ambito della presente rubrica. Ora, si aggiungono nuovi particolari, che, volentieri riprendiamo dal sito Solofra storica.
In questo nuovo capitolo o puntata riguardante la stessa vicenda, siamo venuti a conoscenza sia dell'autore dell'eventuale furto, un certo Francesco Colella, il nome della chiesa dove l'icona fu depositata, la successiva denominazione della stessa chiesa ampliata e dedicata alla Madonna della Consolazione e il frate che ne curò la diffusione, certo padre Mansueto, al secolo Gaetano Liguori, della Congregazione Verginiana di Montevergine.
"Di seguito il racconto semi-leggendario: Molti secoli sono trascorsi, molte vicende si sono alternate da quell'11 Maggio 1707, quando la Beatissima Vergine si servì del giovane chierico Francesco Colella da Nardò, per scegliere come sua terra la Città di Solofra.
Si narra che il giovane era diretto a Benevento e che nella bisaccia, a dorso del mulo, aveva la miracolosa pietra dipinta. Arrivato all'ingresso di Solofra si imbatté nella chiesetta di san Biagio ed ecco che il mulo, come trattenuto da una forza sovrannaturale, non si mosse più di un passo.
Il chierico provò a poggiare la pietra a terra ed ecco, prodigio, il mulo si mosse Immediatamente il capitolo dell'insigne Collegiata discese alla chiesetta di san Biagio e costatatone il prodigio accolsero in quella chiesetta la venerata Pietra e decisero di ampliare il tempio e dedicarlo alla Vergine della Consolazione.
Sappiamo che storicamente la chiesa fu curata con amore da frate Mansueto Liguori, che strenuamente diffuse il culto della Vergine. La tradizione solofrana prevedeva che nel giorno di Sabato le donne andassero a venerare la Madonna e per la strada recitassero il Rosario in dialetto, che così prega sui grani dell'Ave Maria:
"Mamma Maria di sabato venisti,/ tre vot pa' via ti ripusast./A la chiesa e San Bias ti fermasti./ Tutti li peccaturi raccuglist,/ li brutti li mandasti a lu perfunnu/ ricenn: "Pace 'n terra e pace 'o munno". La traduzione Madonna mia che di sabato venisti, tre volte ti riposasti, ti fermasti alla chiesa di S. Biagio. Raccogliesti tutti i peccatori: i cattivi li mandasti all'inferno dicendo: Pace in terra a tutto il mondo. Mentre sui grani del Padre Nostro dice: "Lu verbo saccij, lu verbo voglio rice/ lu verbo di Dio nostro Signore/ chi lo sape se lo dicesse/ chi nun 'o sape s'o facesse 'mbarà". La traduzione: Il verbo so, il verbo voglio dire, il verbo di nostro Signore, chi lo sa lo ripeta, chi non lo sa lo impari
In questo nuovo capitolo o puntata riguardante la stessa vicenda, siamo venuti a conoscenza sia dell'autore dell'eventuale furto, un certo Francesco Colella, il nome della chiesa dove l'icona fu depositata, la successiva denominazione della stessa chiesa ampliata e dedicata alla Madonna della Consolazione e il frate che ne curò la diffusione, certo padre Mansueto, al secolo Gaetano Liguori, della Congregazione Verginiana di Montevergine.
"Di seguito il racconto semi-leggendario: Molti secoli sono trascorsi, molte vicende si sono alternate da quell'11 Maggio 1707, quando la Beatissima Vergine si servì del giovane chierico Francesco Colella da Nardò, per scegliere come sua terra la Città di Solofra.
Si narra che il giovane era diretto a Benevento e che nella bisaccia, a dorso del mulo, aveva la miracolosa pietra dipinta. Arrivato all'ingresso di Solofra si imbatté nella chiesetta di san Biagio ed ecco che il mulo, come trattenuto da una forza sovrannaturale, non si mosse più di un passo.
Il chierico provò a poggiare la pietra a terra ed ecco, prodigio, il mulo si mosse Immediatamente il capitolo dell'insigne Collegiata discese alla chiesetta di san Biagio e costatatone il prodigio accolsero in quella chiesetta la venerata Pietra e decisero di ampliare il tempio e dedicarlo alla Vergine della Consolazione.
Sappiamo che storicamente la chiesa fu curata con amore da frate Mansueto Liguori, che strenuamente diffuse il culto della Vergine. La tradizione solofrana prevedeva che nel giorno di Sabato le donne andassero a venerare la Madonna e per la strada recitassero il Rosario in dialetto, che così prega sui grani dell'Ave Maria:
"Mamma Maria di sabato venisti,/ tre vot pa' via ti ripusast./A la chiesa e San Bias ti fermasti./ Tutti li peccaturi raccuglist,/ li brutti li mandasti a lu perfunnu/ ricenn: "Pace 'n terra e pace 'o munno". La traduzione Madonna mia che di sabato venisti, tre volte ti riposasti, ti fermasti alla chiesa di S. Biagio. Raccogliesti tutti i peccatori: i cattivi li mandasti all'inferno dicendo: Pace in terra a tutto il mondo. Mentre sui grani del Padre Nostro dice: "Lu verbo saccij, lu verbo voglio rice/ lu verbo di Dio nostro Signore/ chi lo sape se lo dicesse/ chi nun 'o sape s'o facesse 'mbarà". La traduzione: Il verbo so, il verbo voglio dire, il verbo di nostro Signore, chi lo sa lo ripeta, chi non lo sa lo impari