.jpg)
Passeggiando con la storia
L’orologio di piazza Notar Domenico, la Fontana per la Fiera di Altamura
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 3 aprile 2025
L'anno scorso, più o meno nello stesso periodo di coincidenza della nostra fiera, riportavamo una nota, scritta dal professore Fedele Raguso, sulla diatriba, sfociata anche in un giudizio dinanzi al Tribunale di Bari, circa la nostra fiera contrastata dai vicini altamurani. Su questa vicenda, che si concluse a nostro favore, qualche screzio di carattere umoristico non è mancato, anche se nell'ironia, a volte, qualcosa di vero c'è.
Oggi, per sdrammatizzare quel clima rovente di acceso campanilismo, siamo andati a riprendere quanto riportato nel testo, scritto da Raguso e D'Agostino: Tempo e Orologi, Gravina in Puglia 2010, nella parte riguardante Aneddoti di Campanile, il quadrante della discordia e dell'accoglienza. Un ricordo, una riproposizione di quanto può essere utile per ridere, per dare al sangue lo spirito libero di circolare senza affievolirsi troppo o senza rattristarsi, perché il riso fa buon sangue.
"L'istigatore burlone, pronto a cogliere dissensi e rivalità campanilistiche tra Gravina e Altamura, colse l'occasione quando gli altamurani rivendicarono il diritto di fiera a danno di Gravina e Bitonto. Egli con l'arguta fantasia inventò l'espressione che avrebbero pronunziato alcuni altamurani durante la Fiera San Giorgio e la storiella del fallito furto della fontana: Porteremo ad Altamura la fontana di Gravina e avremo, sicuramente, la Fiera!"
A fine Ottocento gli altamurani accamparono il diritto di celebrare la "Fiera San Marco" in contrapposizione alle fiere di Bitonto (San Leone) e di Gravina (San Giorgio), che si tenevano, da tempi immemorabili, ogni anno dalla metà alla fine di aprile.
Gli altamurani addebitarono il diniego regio del diritto di fiera alla mancanza d'acqua potabile in città o prossimità di essa, necessaria per i bisogni dei commercianti, avventori e animali.
Pensarono bene di portar via ai gravinesi la fontana a quattro bocche, che erogavano acqua fresca di sorgente in abbondanza. Così, privati della fontana, i gravinesi avrebbero perso la Fiera San Giorgio. Pertanto, una notte alcuni insensati e spregiudicati altamurani si portarono al centro di Gravina con robusti muli e grosse catene. Dopo aver avvolto di catene la fontana e aggiogati i muli ai quattro spigoli di essa per farla sradicare e trascinare, furono spaventati dagli improvvisi rintocchi e suoni dell'orologio.
Levarono gli occhi verso l'orologio e furono terrorizzati dall'animazione delle figure di Vittorio Emanuele e Garibadi. Considerando che ormai erano stati scoperti e che i due personaggi dell'orologio avevano suonato l'allarme, si diedero alla fuga precipitosa, lasciando catene e muli e gridando: Fuggiamo prima che arrivino gendarmi. Ormai, siamo stati smascherati! Da quel momento gli altamurani si rassegnarono e smisero di celebrare l'abusiva fiera San Marco, ove si commerciavano, soprattutto, pecore con lana riccia e scura detta "gentile", atta alla tessitura e realizzazione di capi caldi per i freddi inverni. Anche in questa circostanza l'orologio e i suoi personaggi svolsero opportunamente il loro ruolo di guardiani".
Oggi, per sdrammatizzare quel clima rovente di acceso campanilismo, siamo andati a riprendere quanto riportato nel testo, scritto da Raguso e D'Agostino: Tempo e Orologi, Gravina in Puglia 2010, nella parte riguardante Aneddoti di Campanile, il quadrante della discordia e dell'accoglienza. Un ricordo, una riproposizione di quanto può essere utile per ridere, per dare al sangue lo spirito libero di circolare senza affievolirsi troppo o senza rattristarsi, perché il riso fa buon sangue.
"L'istigatore burlone, pronto a cogliere dissensi e rivalità campanilistiche tra Gravina e Altamura, colse l'occasione quando gli altamurani rivendicarono il diritto di fiera a danno di Gravina e Bitonto. Egli con l'arguta fantasia inventò l'espressione che avrebbero pronunziato alcuni altamurani durante la Fiera San Giorgio e la storiella del fallito furto della fontana: Porteremo ad Altamura la fontana di Gravina e avremo, sicuramente, la Fiera!"
A fine Ottocento gli altamurani accamparono il diritto di celebrare la "Fiera San Marco" in contrapposizione alle fiere di Bitonto (San Leone) e di Gravina (San Giorgio), che si tenevano, da tempi immemorabili, ogni anno dalla metà alla fine di aprile.
Gli altamurani addebitarono il diniego regio del diritto di fiera alla mancanza d'acqua potabile in città o prossimità di essa, necessaria per i bisogni dei commercianti, avventori e animali.
Pensarono bene di portar via ai gravinesi la fontana a quattro bocche, che erogavano acqua fresca di sorgente in abbondanza. Così, privati della fontana, i gravinesi avrebbero perso la Fiera San Giorgio. Pertanto, una notte alcuni insensati e spregiudicati altamurani si portarono al centro di Gravina con robusti muli e grosse catene. Dopo aver avvolto di catene la fontana e aggiogati i muli ai quattro spigoli di essa per farla sradicare e trascinare, furono spaventati dagli improvvisi rintocchi e suoni dell'orologio.
Levarono gli occhi verso l'orologio e furono terrorizzati dall'animazione delle figure di Vittorio Emanuele e Garibadi. Considerando che ormai erano stati scoperti e che i due personaggi dell'orologio avevano suonato l'allarme, si diedero alla fuga precipitosa, lasciando catene e muli e gridando: Fuggiamo prima che arrivino gendarmi. Ormai, siamo stati smascherati! Da quel momento gli altamurani si rassegnarono e smisero di celebrare l'abusiva fiera San Marco, ove si commerciavano, soprattutto, pecore con lana riccia e scura detta "gentile", atta alla tessitura e realizzazione di capi caldi per i freddi inverni. Anche in questa circostanza l'orologio e i suoi personaggi svolsero opportunamente il loro ruolo di guardiani".