Passeggiando con la storia
La Fiera San Giorgio e la peste a Gravina del 1691
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 25 aprile 2024
Riprendere un racconto storico del tutto insolito, forse sconosciuto ai più, è sembrata la cosa più giusta e, forse, doverosa, al fine di accrescere le nostre conoscenze. Correva l'anno di grazia 1691. Lo storico locale Domenico Nardone, nella prima edizione del 1922, per i tipi della Tipografia Attolini di Gravina, delle Notizie storiche della città di Gravina, ci informa che la nostra città fu colpita, in quell'anno, da una epidemia di peste "causa lo scarico di alcune pelli infette pervenute dal levante".
Ad onore del vero, la stessa notizia, non si conoscono le ragioni, nelle edizioni successive, non è stata più ripresa. Comunque sia, la fonte citata ed in nostro possesso è stata degna di considerazione, anche perché l'evento, così come riportato e scritto, è stato accompagnato da una legittima curiosità, ed è stata che questo "flagello" coincise con l'annuale fiera San Giorgio, che, quell'anno avrebbe dovuto celebrare la sua 397^ edizione. In prossimatà della 730^ edizione 2024, ci siamo avventurati a riprenderla totalmente e fedelmente.
Tra l'altro, nessuno prima e dopo del Nardone ha mai fatto riferimento a questo trasferimento della campionaria gravinese in altra città. Ma, al di là di questo, è giusto rilevare quanta importanza riscuotesse la Fiera di Gravina, tanto che non si pensò di interromperla, come è avvenuto di recente, per il contagio del Covid o Coronavirus, ma di tenerla in altra località, che, all'epoca non era capoluogo di provincia.
Scrive testualmente l'autore: "In tale occasione avendo il morbo invaso parecchie città di Puglia furono prese delle severe misure profilattiche onde il morbo non dilagasse un'altra volta nel regno. Un cordone composto di tanti padiglioni con guardie scaglionate a breve distanza l'una dall'altra, chiuse in un cerchio inviolabile tutta la zona infetta e sospetta e tra le altre città si trovò inclusa anche la nostra Gravina. Questa essendo ritenuta in quell'epoca per uno dei più importanti granai di Puglia, ebbe il compito di fornire di grano tutte le città incluse nel cordone.
Sopraggiunta la fiera ed essendo la città sottoposta alla proibizione del commercio con gli altri paesi delle vicine province, un generale malcontento si manifestò nei vari mercanti che della nostra importante fiera si servivano per lo smercio delle loro mercanzie. Delle suppliche al Vicerè furono fatte mettendo anche in rilievo il non poco pregiudizio che ne sarebbe derivato al rifornimento della stessa città di Napoli che nella fiera di Gravina soleva fare le più importanti provviste di bestiame.
Ma poichè fra gli abitanti s'erano verificati non pochi casi di peste fu impossibile ottenere alcuna concessione e per non turbare gli interessi commerciali delle città che si trovavano fuori dalla zona infetta, il Vicerè ordinò che temporaneamente e solo per la durata dell' epidemia la fiera di Gravina doveva tenersi nella città di Matera che si trovava fuori la città sanitaria e così fu fatta fino al 1693".
Ad onore del vero, la stessa notizia, non si conoscono le ragioni, nelle edizioni successive, non è stata più ripresa. Comunque sia, la fonte citata ed in nostro possesso è stata degna di considerazione, anche perché l'evento, così come riportato e scritto, è stato accompagnato da una legittima curiosità, ed è stata che questo "flagello" coincise con l'annuale fiera San Giorgio, che, quell'anno avrebbe dovuto celebrare la sua 397^ edizione. In prossimatà della 730^ edizione 2024, ci siamo avventurati a riprenderla totalmente e fedelmente.
Tra l'altro, nessuno prima e dopo del Nardone ha mai fatto riferimento a questo trasferimento della campionaria gravinese in altra città. Ma, al di là di questo, è giusto rilevare quanta importanza riscuotesse la Fiera di Gravina, tanto che non si pensò di interromperla, come è avvenuto di recente, per il contagio del Covid o Coronavirus, ma di tenerla in altra località, che, all'epoca non era capoluogo di provincia.
Scrive testualmente l'autore: "In tale occasione avendo il morbo invaso parecchie città di Puglia furono prese delle severe misure profilattiche onde il morbo non dilagasse un'altra volta nel regno. Un cordone composto di tanti padiglioni con guardie scaglionate a breve distanza l'una dall'altra, chiuse in un cerchio inviolabile tutta la zona infetta e sospetta e tra le altre città si trovò inclusa anche la nostra Gravina. Questa essendo ritenuta in quell'epoca per uno dei più importanti granai di Puglia, ebbe il compito di fornire di grano tutte le città incluse nel cordone.
Sopraggiunta la fiera ed essendo la città sottoposta alla proibizione del commercio con gli altri paesi delle vicine province, un generale malcontento si manifestò nei vari mercanti che della nostra importante fiera si servivano per lo smercio delle loro mercanzie. Delle suppliche al Vicerè furono fatte mettendo anche in rilievo il non poco pregiudizio che ne sarebbe derivato al rifornimento della stessa città di Napoli che nella fiera di Gravina soleva fare le più importanti provviste di bestiame.
Ma poichè fra gli abitanti s'erano verificati non pochi casi di peste fu impossibile ottenere alcuna concessione e per non turbare gli interessi commerciali delle città che si trovavano fuori dalla zona infetta, il Vicerè ordinò che temporaneamente e solo per la durata dell' epidemia la fiera di Gravina doveva tenersi nella città di Matera che si trovava fuori la città sanitaria e così fu fatta fino al 1693".