Fontana orsiniana- Passeggiando con la storia
Fontana orsiniana- Passeggiando con la storia
Passeggiando con la storia

La fontana orsiniana – ferdinandea in piazza Notar Domenico

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

In questo periodo di arsura mi è piaciuto ripensare alla famosa Puglia sitibonda; alla nostra città, alle prese con le continue emergenze idriche del passato. Qualcosa che, fortunatamente, abbiamo messo alle spalle, riposto come vecchi arnesi nelle soffitte, nei ripostigli o nei sottoscala delle nostra abitazioni. Di qui la necessità di ripercorrere la storia di una fontana che ha saputo soddisfare le esigenze dei numerosi nuclei famigliari o delle famiglie numerose circoscritte nel solido e storico recinto del centro storico.

Uno dei monumenti più conosciuti della nostra città, che è stato, anche, tra i più importanti per la sua valenza storica, essendo stata una delle prime fontane pubbliche ad essere realizzata, grazie all'interessamento del Duca Domenico Amedeo Orsini, che anticipò l'intero ammontare economico, in seguito alle insistenze della popolazione che chiedeva di avere una fontana al centro della città. La fontana, che originariamente prendeva il nome di Fontana dell'Isola, perché sorgeva sulla piazza anticamente denominata Isola del Piano, è stata costruita nel 1778, inizialmente fu alimentata dalla sorgente di Pozzo Pateo, distante due chilometri dal centro abitato.

Il progetto fu affidato all'ingegnere Giuseppe Di Costanzo, la realizzazione al fontanaro Pasquale Mancini, entrambi già impegnati per l'acquedotto situato sul ponte viadotto Madonna della Stella.Il costo complessivo fu di 25.000 ducati. Il monumento fu realizzato utilizzando blocchi di materiale litico calcareo. Unitamente al mazzaro, tipica pietra locale, per le parti laterali modanate è stato impiegato il tufo calacarenitico, molto più semplice ad essere lavorato; mentre le bacinelle sottostanti gli erogatori d'acqua sono state realizzate con un calcare più compatto.

Sotto il profilo architettonico, il manufatto esprime l'influenza tardo barocca partenopea; i suoi quattro fronti sono caratterizzati dall'armonia tra le sinuose volute laterali che vengono sormontate superiormente da una trabeazione curvilinea con quattro pinnacoli, posti nelle parti superiori, quali cantonali di coronamento. Consta di un prospetto principale orientato verso la chiesa di Santa Maria del Suffragio, Purgatorio, sul quale insistono due delle quattro fontane. I due fronti laterali accolgono una fontana ciascuno.

L'inaugurazione avvenne nel 1778 e nuovamente nel 1790, in occasione della visita a Gravina di re Ferdinando IV. L'opera andò sempre di più perfezionandosi, soprattutto per quanto riguardò le opere di manutenzione, interventi di riparazione delle condutture, rifacimento, in alcuni casi, di esse, proprio perché la sua funzionalità doveva essere sempre efficiente per non arrecare danni alla popolazione.

Purtroppo, non tutto andò per il meglio, della serie, mentre il medico studiava, l'ammalato moriva, se dobbiamo stare a quanto riportato sulla lapide marmorea posta nella parte prospettica centrale che dà sulla piazza. Infatti, nel 1858, la fontana fu soggetta ad un crollo. La struttura cedette perché insisteva ed insiste su un sottosuolo costituito da grotte, scavate dall'azione erosiva delle acque sotterranee. A proposito della incisione marmorea, c'è da notare come essa, nella parte superiore, è decorata con i simboli riportati nel gonfalone della città:i grappoli d'uva e le spighe di grano.

In quel marmo inciso, nella forma latina di un tempo, sono riportati i due episodi più significativi che hanno riguardato la vita del manufatto: l'inaugurazione del 1778 e il crollo, con il successivo ripristino o ricostruzione del 1858. Dell'intero testo, a molti non è stata mai e non viene data la possibilità di coglierne il significato. Da qui la necessità di fornire la relativa traduzione, invitando, nel contempo, i responsabili della pubblica amministrazione ad installare un cartello che renda comprensibile il tutto nella lingua corrente.

La traduzione: "Essendo Ferdinando IV, re delle due Sicilie, sovrano pio felicemente regnante, i Gravinesi, ritenevano ormai da molti anni in qua di condurre in questo luogo l'acqua del fonte Pozzo Pateo, in pubblico vantaggio, infine di innalzare il monumento nel 1778, ed essendo lo stesso capo Giuseppe Palmiero sindaco, favorevole verso questa fontana molto solida, costruita con eleganza e realizzata con denaro pubblico, la fecero eseguire sotto la cura dell'architetto Gaetano De Tommaso, tabulario del Sacro Regio Consilio, ora per la caduta del monumento il notaro Raffaele Pignatelli, sindaco, ordinò di restaurarlo e farlo rifulgere nel 1858".

Successivamente, nel 1927, in pieno regime fascista, come si può leggere sulla lapide posta sulla parte opposta di quella principale: "Mancate le sorgenti di Pozzo Pateo la benefica acqua del Sele da anni aspettata quivi condusse virtù di Governo. Il 31 dicembre 1927 – Anno Sesto Era fascista", l'erogazione e gli impianti idrici furono affidati alla gestione dell'Ente Acquedotto Pugliese.
  • Giuseppe Massari
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