Passeggiando con la storia” domenico Nardone
Passeggiando con la storia” domenico Nardone
Passeggiando con la storia

La storia di Gravina di Domenico Nardone riconosciuta opera meritoria e valida

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Se abbiamo voluto conoscere la storia della nostra città, il primo ausilio, il primo approccio non poteva che essere il Nardone. Domenico Nardone, primo estensore di una storia cittadina compresa tra il 445, cioè dalle origini fino al 1870, all'unità d'Italia. Più edizioni con aggiornamenti ed integrazioni. Sul valore positiva di quest'opera si espresse Giuseppe Petraglione con un articolo apparso su Japigia, Rivista pugliese di archeologia, storia e arte, nel fascicolo IV, anno XII, 1941.

"Aliena da ogni spirito polemico e da ogni pretesa d'infallibilità è la storia di Gravina del Dr. Domenico Nardone, ripubblicata, sotto gli auspici della Fondazione "Pomarici Santomasi" dall'editore Macrì, in un molto decoroso volume, dopo circa un ventennio dalla prima edizione. Il fin troppo cauto e guardingo autore non osa chiare storia l'opera sua, limitandosi a intitolarla Notizie storiche sulla città di Gravina , e, dichiarando che essa "non è che una raccolta di tradizioni e di notizie in parte documentate, in parte intuitive", augura che altri possa in avvenire dare alla luce un lavoro più degno e completo.

A dir il vero, se l'eccesso di modestia è un peccato, il dott. Nardone vi è in un certo modo caduto, perché la sua monografia è qualcosa di meglio di quel che egli non pensi. Lo affermò sin da quando ne apparve la prima edizione, un giudice competente, Armando Perotti, nel rilevare che l'autore dall'attento esame dei frammentari studi di altri e dalle proprie ricerche era riuscito a esprimere il senso storico, fissando per la prima volta le linee maestre della storia di Gravina, e costruendo così "uno di quei desiderati piloni locali, sui quali si eleverà, quando ce ne saranno abbastanza, su basi semplici, ma salde la Storia di Puglia".

Fra le storie municipali pugliesi, questa del Nardone, è in realtà, una delle migliori, per lo scrupolo e la diligenza che hanno presieduto alla raccolta, alla valutazione e all'elaborazione del materiale; scrupolo e diligenza di cui in questa nuova edizione si hanno nuove prove. La mole del'opera, difatti, è stata quasi raddoppiata, non tanto perché il racconto, che prima si arrestava al 1860, giunge ora al 1870, quanto per il notevole sviluppo che vi hanno conferito nuove ricerche, nuovi documenti, nuovi orientamenti. Si tratta, pertanto, non di una semplice ristampa riveduta e corretta, ma di un rifacimento radicale di tutto il lavoro, non soltanto per integrarne le varie parti, ma anche per collegare meglio la storia della città con quella del Regno di Napoli, come rilevano chiaramente la migliore distribuzione della materia e il nuovo taglio dato ai capitoli.

Per quanto riguarda la distribuzione della materia è da notare, fra l'altro, che le vicende della Chiesa gravinese sono state opportunamente inserite, di volta in volta, nel rispettivo periodo storico, e non più raccolte tutte insieme nella Cronologia dei Vescovi, che ha assunto, invece, la forma schematica propria di tali repertori. Di più facile consultazione riesce, ora, anche il capitolo con le notizie intorno ai Gravinesi illustri, elencato non più secondo l'ordine cronologico, ma secondo quello alfabetico dei cognomi. Infine, accrescono pregio a questa nuova edizione la Cronologia dei Feudatari, gli alberi genealogici dei Normanni d'Altavilla, degli Aleramici e del Say del Piemonte, e quello, completamente riordinato, degli Orsini, oltre un buon numero d'incisioni contenute in 24 tavole fuori testo. Così rifatta, l'opera, dà l'idea di un buon edificio costruito a suo tempo sopra solide fondamenta, e ora rinnovato per renderlo più ampio e consistente, più comodo e arioso.
Il problema meno facile della storia di Gravina è sempre quello riguardante le origini della città; vi si brancola, un po' al buio, tra una selva di congetture.

Il Nardone, che le enumerò tutte nella prima edizione, ritenne, come ritiene tutt'ora, meno improbabile quella avanzata da Mommsen seguita dal Solari e da Calderoni-Martini, che cioè Gravina sia sorta dove trovavasi l'antica Silvium, stazione militare di rifornimento sulla via Appia. Più sicuro in questa sua opinione si sarebbe forse manifestato, se avesse tenuto presenti i risultati dell'esplorazione archeologica sul tratto della Via Appia da Gravina a Taranto, eseguita con la fotografia aerea per iniziativa dell'Istituto di Studi Romani, e illustrata dal prof. Giuseppe Lugli.

Questi afferma, senz'altro, che Gravina deve identificarsi con Silvium, discutendo la questione della distanza tra Silvium e Venosa, che doveva essere non di 20 miglia romane, quante ne risultano dall'itinerario di Antonino, ma di 35, sia perché tante ne segna la Tavola Peutingeriana, meno inesatta dell'Itinerarium sia - e questo ha molta importanza – per il confronto con il terreno. La differenza può sembrare, a prima vista, eccessiva; ma, per spiegarsela, basta tener conto del valore relativo che deve attribuirsi alle distanze indicate dagli antichi documenti topografici".

Al termine, credo di poter condividere e far condividere ad ognuno dei lettori, il giudizio estremamente positivo espresso nei confronti di uno storico scrupoloso, che ebbe, con l'ardore del gravinese verace, ebbe l'ardire di essere un pioniere. Con difetti e limiti, ma che se non c'era, e non sappiamo se ce ne sarebbe stato un altro al posto suo, bisogna inventarlo. Fortunatamente ci fu e siamogliene grati.






7 fotoPasseggiando con la storia” Domenico Nardone
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