Passeggiando con la storia
La storica chiesetta di Sant’Emidio
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 30 aprile 2020
Situata in quella che un tempo fu Corso Umberto, poi Corso Mazzini e, attualmente, Corso Aldo Moro, Giuseppe Lucatuorto, nel suo Gravina Urbs Opulenta, Bari 1975, così la descrive: "Già della famiglia Pellicciari, chiusa al culto. Ha facciata sinuosa con lesene terminali e capitelli sui quali corre la trabeazione. Coronamento raccordato con volute. La facciata è aperta da un oculo con cornice intagliata e da due monofore. Il semplice ingresso architravato, su semicolonne scanalate, s'innalza su quattro gradini".
In realtà, ora, la piccola chiesa è tornata ad essere aperta e luogo di culto. Seguiamone le fasi, la sua evoluzione storica affidandoci alle pagine scritte da Concetta Pepe: Gravina in Puglia. Una guida, il Grillo editore, 2016. "La chiesa di Sant'Emidio, costruita nel 1714, ius patronato della famiglia Pelliciari, si presenta interamente costruita in tufo e con facciata divisa in tre ordini da cornici e lesene sormontate da triglifi. Tutto il prospetto appare semplice e poco decorato. Tale semplicità si riflette anche nell'interno a unica navata con soffitto voltato a botte. La chiesa comprende anche degli ambienti sotterranei, ampie e suggestive cantine recentemente restaurate e rese visitabili, che hanno portato alla luce le poste della Via Crucis, utilizzate quasi certamente dai frati che vi dimorarono".
Dopo aver, ulteriormente, spulciato e ricercato tra carte ingiallite, si viene a sapere di più. L'attuale Casa padre Montemurro, con annessa chiesa dedicata a S. Emidio, fu fatta costruire dal sig. Giuseppe Pellicciari fu Giovanni alla fine del sec. XIX con l'intenzione di consegnarla a dei Religiosi che si impegnassero a tenere l'Esposizione del SS.mo Sacramento (a modo di Quarantore) nel mese di gennaio, in occasione della festa del Nome SS.mo di Gesù, e a celebrare un determinato numero di messe all'anno in suffragio di persone della propria famiglia.
Infatti, va ricordato che durante l'episcopato di mons. Cristoforo Maiello, vescovo diocesano dal 1899 al 1906, la cappella della famiglia Pellicciari fu, con regolare atto, ceduta ai Frati Cappuccini che l'affidò a due suoi religiosi per officiare nella chiesa, istruire i bambini al catechismo e celebrare le funzioni inerenti i Pii legati dei proprietari. Il successore di mons. Maiello, Nicola Zimarino, vescovo di Gravina dal 1907 al 1920, attesta che fecero cattiva prova, lasciando tutto in abbandono. Inoltre, è lo stesso presule a precisare che, in seguito i Cappuccini cedettero casa e chiesa con un capitale di 1.500 lire al sacerdote don Eustachio Montemurro, il quale insieme al suo confratello don Saverio Valerio, menando vita comune, fu ripristinato il culto, anche notturno, con grande beneficio della popolazione.
Purtroppo, la loro permanenza in quella casa non durò molto, visto che furono costretti a lasciarla, prendendo la via "dell'esilio forzato", verso Pompei, dove continuarono la loro missione e il loro indefesso apostolato, la chiesa fu oggetto, comunque, di una visita pastorale da parte di mons. Frà Giovanni Maria Sanna, francescano conventuale, il più longevo dei vescovi sulla Cattedra episcopale di Gravina, dal 1922 al 1953. Durante questa ricognizione canonica, il presule annotò la presenza di una tela raffigurante Sant'Emidio, protettore contro i terremoti, dell'artista gravinese Giovanni Donadio. Il quadro, successivamente, fu trasferito e, attualmente , è parte dei beni del Museo d'arte sacra della nostra città.
L'instancabile e quotidiano impegno pastorale dei due sacerdoti, ha fatto sì che tra quelle mura germogliasse il seme della Congregazione dei Piccoli Fratelli del SS. mo Sacramento, essendo già stato buttato e in crescita, sia pure tra difficoltà e ostilità, quello relativo alla fondazione delle Figlie del Sacro Costato. Per queste ragioni, la Congregazione femminile di don Eustachio, volendo avviare il Processo di Beatificazione e Canonizzazione del loro fondatore, così come aveva deciso il Consiglio Generalizio della Congregazione, in data 14 aprile 1981, chiese a mons. Tarcisio Pisani, vescovo della nostra Diocesi dal 1982 al 1994, di poter avere in uso la chiesa per ripristinare l'adorazione quotidiana e permanente del SS.mo Sacramento, come ai tempi di padre Montemurro.
L'anno seguente 1986, con atto del 15 dicembre, le Missionarie del Sacro Costato acquistarono la casa attigua alla chiesa di Sant'Emidio, per non disperdere e tenere viva la memoria del padre Fondatore, di padre Saverio Valerio suo fedele collaboratore e dei primi Piccoli Fratelli del SS.mo Sacramento che in quella casa presero avvio. Il 1° maggio 1991, 83° anniversario della fondazione dell'Istituto, mons. Tarcisio Pisani, consacrò la chiesa di Sant'Emidio, dando inizio all'adorazione eucaristica quotidiana, e aprì ai visitatori "Casa Montremurro", ovvero una Casa Museo del fondatore, attraverso la raccolta di suoi effetti personali, foto, testimonianze, ricordi, arredi sacri, cimeli e mobili.
In realtà, ora, la piccola chiesa è tornata ad essere aperta e luogo di culto. Seguiamone le fasi, la sua evoluzione storica affidandoci alle pagine scritte da Concetta Pepe: Gravina in Puglia. Una guida, il Grillo editore, 2016. "La chiesa di Sant'Emidio, costruita nel 1714, ius patronato della famiglia Pelliciari, si presenta interamente costruita in tufo e con facciata divisa in tre ordini da cornici e lesene sormontate da triglifi. Tutto il prospetto appare semplice e poco decorato. Tale semplicità si riflette anche nell'interno a unica navata con soffitto voltato a botte. La chiesa comprende anche degli ambienti sotterranei, ampie e suggestive cantine recentemente restaurate e rese visitabili, che hanno portato alla luce le poste della Via Crucis, utilizzate quasi certamente dai frati che vi dimorarono".
Dopo aver, ulteriormente, spulciato e ricercato tra carte ingiallite, si viene a sapere di più. L'attuale Casa padre Montemurro, con annessa chiesa dedicata a S. Emidio, fu fatta costruire dal sig. Giuseppe Pellicciari fu Giovanni alla fine del sec. XIX con l'intenzione di consegnarla a dei Religiosi che si impegnassero a tenere l'Esposizione del SS.mo Sacramento (a modo di Quarantore) nel mese di gennaio, in occasione della festa del Nome SS.mo di Gesù, e a celebrare un determinato numero di messe all'anno in suffragio di persone della propria famiglia.
Infatti, va ricordato che durante l'episcopato di mons. Cristoforo Maiello, vescovo diocesano dal 1899 al 1906, la cappella della famiglia Pellicciari fu, con regolare atto, ceduta ai Frati Cappuccini che l'affidò a due suoi religiosi per officiare nella chiesa, istruire i bambini al catechismo e celebrare le funzioni inerenti i Pii legati dei proprietari. Il successore di mons. Maiello, Nicola Zimarino, vescovo di Gravina dal 1907 al 1920, attesta che fecero cattiva prova, lasciando tutto in abbandono. Inoltre, è lo stesso presule a precisare che, in seguito i Cappuccini cedettero casa e chiesa con un capitale di 1.500 lire al sacerdote don Eustachio Montemurro, il quale insieme al suo confratello don Saverio Valerio, menando vita comune, fu ripristinato il culto, anche notturno, con grande beneficio della popolazione.
Purtroppo, la loro permanenza in quella casa non durò molto, visto che furono costretti a lasciarla, prendendo la via "dell'esilio forzato", verso Pompei, dove continuarono la loro missione e il loro indefesso apostolato, la chiesa fu oggetto, comunque, di una visita pastorale da parte di mons. Frà Giovanni Maria Sanna, francescano conventuale, il più longevo dei vescovi sulla Cattedra episcopale di Gravina, dal 1922 al 1953. Durante questa ricognizione canonica, il presule annotò la presenza di una tela raffigurante Sant'Emidio, protettore contro i terremoti, dell'artista gravinese Giovanni Donadio. Il quadro, successivamente, fu trasferito e, attualmente , è parte dei beni del Museo d'arte sacra della nostra città.
L'instancabile e quotidiano impegno pastorale dei due sacerdoti, ha fatto sì che tra quelle mura germogliasse il seme della Congregazione dei Piccoli Fratelli del SS. mo Sacramento, essendo già stato buttato e in crescita, sia pure tra difficoltà e ostilità, quello relativo alla fondazione delle Figlie del Sacro Costato. Per queste ragioni, la Congregazione femminile di don Eustachio, volendo avviare il Processo di Beatificazione e Canonizzazione del loro fondatore, così come aveva deciso il Consiglio Generalizio della Congregazione, in data 14 aprile 1981, chiese a mons. Tarcisio Pisani, vescovo della nostra Diocesi dal 1982 al 1994, di poter avere in uso la chiesa per ripristinare l'adorazione quotidiana e permanente del SS.mo Sacramento, come ai tempi di padre Montemurro.
L'anno seguente 1986, con atto del 15 dicembre, le Missionarie del Sacro Costato acquistarono la casa attigua alla chiesa di Sant'Emidio, per non disperdere e tenere viva la memoria del padre Fondatore, di padre Saverio Valerio suo fedele collaboratore e dei primi Piccoli Fratelli del SS.mo Sacramento che in quella casa presero avvio. Il 1° maggio 1991, 83° anniversario della fondazione dell'Istituto, mons. Tarcisio Pisani, consacrò la chiesa di Sant'Emidio, dando inizio all'adorazione eucaristica quotidiana, e aprì ai visitatori "Casa Montremurro", ovvero una Casa Museo del fondatore, attraverso la raccolta di suoi effetti personali, foto, testimonianze, ricordi, arredi sacri, cimeli e mobili.