Passeggiando con la storia
La storica Fiera gravinese di San Giorgio da alcuni scritti e giudizi
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 6 aprile 2023
Dal 1294 ad oggi, la nostra fiera compie 729 anni, nonostante la sosta forzata dovuta dalla pandemia degli anni scorsi. Alla luce di una ripresa che sia ridondante, degna di una rinascita e di un rilancio, ho deciso di dedicare tutte le puntate di questo mese all'evento fieristico, in una sorta di speciale fiera, attraverso fatti inediti, racconti storici tratti da scritti importanti e giudizi altrettanto degni di nota.
Nel 1608 il tabulario Virgilio De Marino, nel suo "Apprezzo della città di Gravina", Trascrizione e note a cura di Franco Amodio, pubblicato sotto il Patrocinio della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, 1979, così scriveva a proposito della nostra fiera. (Il testo, in italiano volgare, è stato da me aggiornato all'italiano corrente, perché fosse comprensibile). "La città di Gravina era luogo di transito dei Lucani, dei Calabri, degli Otrantini, dei Baresi, dei Pugliesi che si muovevano all'interno della regione o che si dirigevano verso il Nord. Vi transitavano coloro che dal nord della Puglia e delle regioni limitrofe si dirigevano verso il Sud.
Nella città c'era un ufficio postale regionale. In essa accorrevano forestieri dai paesi lontani e vicini per vendere e comperare. Portavano dalla marina primizie e pesci, dalla montagna i frutti della Basilicata, riportandosi in cambio grano, formaggi e le tante mercanzie che si producevano. Tutto questo movimento commerciale si intensificava e si organizzava globalmente in occasione della fiera S. Giorgio, che iniziava il 18 aprile e terminava il 27, governata dal maestro di fiera cittadino, eletto dal duca di Gravina"
Giuseppe Lucatuorto, uno degli studiosi e storici della nostra città, in "L'antica Fiera Gravinese di San Giorgio", in Archivio Storico Pugliese, Anno XXX, Fasc. I – IV Gennaio – Dicembre 1982, precedentemente pubblicato in Puglia Economica, Bari, n. 5 – 6 1981, così scriveva"Fra le manifestazioni fieristiche che si svolgevano annualmente in Puglia, una delle più antiche è certamente quella di Gravina. Caratteristica la sua divisione in fiera esterna ed interna; la prima riservata alla mostra e mercato di animali sia d'importazione che di produzione locale equini, bovini ovini, ecc… la seconda a prodotti diversi: dai caseari alle droghe, dai tessuti fra cui le caratteristiche flandine, caratteristico tessuto di lana unicolore o a quadretti bianchi e marrò, alle argenterie e a quant'altro fosse necessario alla vita domestica e rurale di un comune eminentemente agricolo.
La prima, per sua natura, si svolgeva fuori le mura, done la qualifica di esterna in una, all'epoca, vasta prateria antistante una dugentesca chiesetta consacrata al martire di Cappadocia Giorgio, cui era intitolata la fiera; mentre la seconda aveva luogo all'interno della cittadina e l'una e l'altra nel mese di aprile, in concomitanza con le festività in onore del Santo.
Unica variante a questa plurisecolare consuetudine, il trasferimento, nel secolo scorso, della fiera esterna in uno spiazzo, appena fuori le mura, intitolato ai Cappuccini, che vi avevano edificato una loro chiesa e un convento e, recentemente, la riunione delle due fiere nel periferico rione Fazzatoia".
Saverio La Sorsa, storico scrittore di memorie patrie della Puglia, sulla nostra Fiera così ebbe ad esprimersi nelle pagine dedicate al volume: "Le fiere ed i mercati in Terra di Bari" STEB, Bari1914: "Primeggiarono, in Puglia, fra tutte la fiera di Gravina molto antica. Essa era importantissima: si vendevano cavalli indomiti, giumente, polledre, bovi, vacche, giovenche per aratro e macello, bufali, capre, pecore, muli da soma e da tiro, cavalli da soma e da sella, asini porci, argenteria, panni, lavori di seta d'ogni genere, telerie, cappelli, libri, droghe, rame chiodame, canape, lino stoffa, bombace, stagno, piombo, salami, cuoi e pelli d'ogni sorta.
Era conosciuta in tutta Italia e vi accorrevano migliaia e migliaia di forestieri e mercanti per trafficare. Può dirsi, senza esagerare, che, dopo la celebre fiera di Sinigaglia, la più attiva per affari commerciali e la più rinomata nella penisola fosse quella di Gravina, la quale godeva di notevoli privilegi, ed offriva ai mercanti guadagni considerevoli. Non si conosce l'anno di istituzione, ma se ne hanno ricordi sin dall'epoca degli Svevi".
Nel 1608 il tabulario Virgilio De Marino, nel suo "Apprezzo della città di Gravina", Trascrizione e note a cura di Franco Amodio, pubblicato sotto il Patrocinio della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, 1979, così scriveva a proposito della nostra fiera. (Il testo, in italiano volgare, è stato da me aggiornato all'italiano corrente, perché fosse comprensibile). "La città di Gravina era luogo di transito dei Lucani, dei Calabri, degli Otrantini, dei Baresi, dei Pugliesi che si muovevano all'interno della regione o che si dirigevano verso il Nord. Vi transitavano coloro che dal nord della Puglia e delle regioni limitrofe si dirigevano verso il Sud.
Nella città c'era un ufficio postale regionale. In essa accorrevano forestieri dai paesi lontani e vicini per vendere e comperare. Portavano dalla marina primizie e pesci, dalla montagna i frutti della Basilicata, riportandosi in cambio grano, formaggi e le tante mercanzie che si producevano. Tutto questo movimento commerciale si intensificava e si organizzava globalmente in occasione della fiera S. Giorgio, che iniziava il 18 aprile e terminava il 27, governata dal maestro di fiera cittadino, eletto dal duca di Gravina"
Giuseppe Lucatuorto, uno degli studiosi e storici della nostra città, in "L'antica Fiera Gravinese di San Giorgio", in Archivio Storico Pugliese, Anno XXX, Fasc. I – IV Gennaio – Dicembre 1982, precedentemente pubblicato in Puglia Economica, Bari, n. 5 – 6 1981, così scriveva"Fra le manifestazioni fieristiche che si svolgevano annualmente in Puglia, una delle più antiche è certamente quella di Gravina. Caratteristica la sua divisione in fiera esterna ed interna; la prima riservata alla mostra e mercato di animali sia d'importazione che di produzione locale equini, bovini ovini, ecc… la seconda a prodotti diversi: dai caseari alle droghe, dai tessuti fra cui le caratteristiche flandine, caratteristico tessuto di lana unicolore o a quadretti bianchi e marrò, alle argenterie e a quant'altro fosse necessario alla vita domestica e rurale di un comune eminentemente agricolo.
La prima, per sua natura, si svolgeva fuori le mura, done la qualifica di esterna in una, all'epoca, vasta prateria antistante una dugentesca chiesetta consacrata al martire di Cappadocia Giorgio, cui era intitolata la fiera; mentre la seconda aveva luogo all'interno della cittadina e l'una e l'altra nel mese di aprile, in concomitanza con le festività in onore del Santo.
Unica variante a questa plurisecolare consuetudine, il trasferimento, nel secolo scorso, della fiera esterna in uno spiazzo, appena fuori le mura, intitolato ai Cappuccini, che vi avevano edificato una loro chiesa e un convento e, recentemente, la riunione delle due fiere nel periferico rione Fazzatoia".
Saverio La Sorsa, storico scrittore di memorie patrie della Puglia, sulla nostra Fiera così ebbe ad esprimersi nelle pagine dedicate al volume: "Le fiere ed i mercati in Terra di Bari" STEB, Bari1914: "Primeggiarono, in Puglia, fra tutte la fiera di Gravina molto antica. Essa era importantissima: si vendevano cavalli indomiti, giumente, polledre, bovi, vacche, giovenche per aratro e macello, bufali, capre, pecore, muli da soma e da tiro, cavalli da soma e da sella, asini porci, argenteria, panni, lavori di seta d'ogni genere, telerie, cappelli, libri, droghe, rame chiodame, canape, lino stoffa, bombace, stagno, piombo, salami, cuoi e pelli d'ogni sorta.
Era conosciuta in tutta Italia e vi accorrevano migliaia e migliaia di forestieri e mercanti per trafficare. Può dirsi, senza esagerare, che, dopo la celebre fiera di Sinigaglia, la più attiva per affari commerciali e la più rinomata nella penisola fosse quella di Gravina, la quale godeva di notevoli privilegi, ed offriva ai mercanti guadagni considerevoli. Non si conosce l'anno di istituzione, ma se ne hanno ricordi sin dall'epoca degli Svevi".