Passeggiando con la storia
La tela dei 7 Arcangeli patrimonio cittadino e religioso della nostra città
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 15 settembre 2022
Una delle opere che fa parte del patrimonio artistico della nostra città è la grande tela dei sette Arcangeli. Il soggetto è stato ripreso da molti pittori. Il nostro, proveniente dalla chiesa di Sant'Emidio, commissionato probabilmente prima del trasferimento dei Pellicciari a Gravina, attualmente, è custodito presso il Museo d'Arte Sacra, e secondo alcuni critici d'arte, dovrebbe essere di scuola stanzionesca, ovvero di allievi di Massimo Stanzione, anche se altri esperti dello stesso settore artistico-pittorico, fanno riferimento ad una generica scuola napoletana del XVII secolo.
Prima di proseguire nella descrizione dell'opera, ci piace riprendere il tema dei sette arcangeli così come è andato sviluppandosi, sia da un punto di vista teologico, biblico, religioso che artistico. Abbiamo chiesto il supporto a Wikipedia. "Il sistema di sette arcangeli nasce da un'antica tradizione dell'angelologia giudaica, secondo la quale ci sono sette angeli che stanno costantemente di fronte al trono di Dio pronti a mettere in opera i suoi interventi nella storia umana. Il loro numero è evidentemente convenzionale (in tutte le culture mesopotamiche il numero sette indica completezza). Essi sono chiamati "angeli della presenza" o "angeli della faccia" e solo successivamente, dopo lo sviluppo di gerarchie angeliche, vennero chiamati "arcangeli". Nella Bibbia essi sono citati esplicitamente solo nel Libro di Tobia, un'opera deuterocanonica, cioè ritenuta ispirata solo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa, non dagli ebrei e dai protestanti.
Nel libro, infatti, compare l'angelo Raffaele che afferma "Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore". Gli angeli della presenza compaiono più volte nella letteratura giudaica intertestamentaria e, in particolare nel Libro di Enoch, un'opera ebraica post-biblica del I secolo a.C., ritenuta canonica solo dalla Chiesa copta e non dagli altri cristiani, né dagli ebrei. 2) Anche i sette angeli, che nell'Apocalisse suonano le sette trombe (Ap 8,2) e successivamente versano i sette aspersori (Ap 16,1), sono da interpretarsi come angeli della presenza.Nella Bibbia compare il nome di altri due arcangeli. Il primo è Michele, che è citato brevemente nel Libro di Daniele (Dn 10,13) e compare anche nel Nuovo Testamento nell'Apocalisse, in cui è considerato il capo degli angeli (Ap 12,7) e nella Lettera di Giuda, in cui viene riconosciuto come arcangelo (Gd 9); il secondo è Gabriele, che compare nell'Annunciazione di Maria, in cui il titolo di arcangelo non è citato (Lc 1,26).
Differenti fonti successive sono in disaccordo sia sull'identificazione dei sette arcangeli (nome e funzione) sia sulla loro appartenenza alle diverse gerarchie angeliche.L'elaborazione della dottrina dei sette arcangeli nella cabala e in altre dottrine esoteriche ha portato a cercare una corrispondenza con i giorni della settimana, cioè con i sette astri mobili ("pianeti") dell'astronomia antica: Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno. Anche su questo punto, tuttavia, non c'è completo accordo fra le diverse proposte".
Addentrandoci sui particolari dell'opera, è d'uopo fare riferimento alla pubblicazione S. Michele Arcangelo Dal Gargano ai confini Apulo-Lucani di Giorgio Otranto, Fedele Raguso Marisa D'agostino. Proprio quest'ultima nel suo contributo, scrive: "L'iconografia mica elica gravinese annovera una immagine non consueta, ma particolarmente suggestiva ed interessante: la presentazione dei sette grandi Spiriti, detti Arcangeli, tutti insieme in una grande tela conservata nella Pinacoteca vescovile.(Il luogo è da riferirsi che la pubblicazione di che trattasi risale al 1990, quindi, da allora in poi, molte cose sono cambiate, anche per quanto concerne le varie allocazioni n.d.r.).
S. Michele è al centro del quadro come Dux militiae celestis. E' riconoscibile sia per il cimiero e i calzari da combattente, che per la lunga lancia nella destra e la bilancia nella sinistra. Sui due lati si dispongono gli altri 6 Arcangeli; a destra di S. Michele è l'arcangelo Raffaele che tiene per mano il piccolo Tobia con pesce in mano; a sinistra l'arcangelo Gabriele con giglio. (I nomi degli altri quattro arcangeli sono : Uriel; Raguel, Zerachiel (o Saraqael) e Remiel.n.d.r.).
Il quadro, nel suo insieme, suscita un senso di levità e raffinatezza, le 7 figure sono colte in pieno movimento, tanto composito che le loro vesti si aprono con grazia ed armonia, in piena consonanza delle espressioni serene ed estatiche dei loro volti. Proprio la condotta stilistica ed il gusto classicistico, neoemiliano (del Reni, Guercino, Domenichino, emiliani a Napoli) inducono a datare la tela alla seconda metà del XVII secolo".
Prima di proseguire nella descrizione dell'opera, ci piace riprendere il tema dei sette arcangeli così come è andato sviluppandosi, sia da un punto di vista teologico, biblico, religioso che artistico. Abbiamo chiesto il supporto a Wikipedia. "Il sistema di sette arcangeli nasce da un'antica tradizione dell'angelologia giudaica, secondo la quale ci sono sette angeli che stanno costantemente di fronte al trono di Dio pronti a mettere in opera i suoi interventi nella storia umana. Il loro numero è evidentemente convenzionale (in tutte le culture mesopotamiche il numero sette indica completezza). Essi sono chiamati "angeli della presenza" o "angeli della faccia" e solo successivamente, dopo lo sviluppo di gerarchie angeliche, vennero chiamati "arcangeli". Nella Bibbia essi sono citati esplicitamente solo nel Libro di Tobia, un'opera deuterocanonica, cioè ritenuta ispirata solo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa, non dagli ebrei e dai protestanti.
Nel libro, infatti, compare l'angelo Raffaele che afferma "Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore". Gli angeli della presenza compaiono più volte nella letteratura giudaica intertestamentaria e, in particolare nel Libro di Enoch, un'opera ebraica post-biblica del I secolo a.C., ritenuta canonica solo dalla Chiesa copta e non dagli altri cristiani, né dagli ebrei. 2) Anche i sette angeli, che nell'Apocalisse suonano le sette trombe (Ap 8,2) e successivamente versano i sette aspersori (Ap 16,1), sono da interpretarsi come angeli della presenza.Nella Bibbia compare il nome di altri due arcangeli. Il primo è Michele, che è citato brevemente nel Libro di Daniele (Dn 10,13) e compare anche nel Nuovo Testamento nell'Apocalisse, in cui è considerato il capo degli angeli (Ap 12,7) e nella Lettera di Giuda, in cui viene riconosciuto come arcangelo (Gd 9); il secondo è Gabriele, che compare nell'Annunciazione di Maria, in cui il titolo di arcangelo non è citato (Lc 1,26).
Differenti fonti successive sono in disaccordo sia sull'identificazione dei sette arcangeli (nome e funzione) sia sulla loro appartenenza alle diverse gerarchie angeliche.L'elaborazione della dottrina dei sette arcangeli nella cabala e in altre dottrine esoteriche ha portato a cercare una corrispondenza con i giorni della settimana, cioè con i sette astri mobili ("pianeti") dell'astronomia antica: Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno. Anche su questo punto, tuttavia, non c'è completo accordo fra le diverse proposte".
Addentrandoci sui particolari dell'opera, è d'uopo fare riferimento alla pubblicazione S. Michele Arcangelo Dal Gargano ai confini Apulo-Lucani di Giorgio Otranto, Fedele Raguso Marisa D'agostino. Proprio quest'ultima nel suo contributo, scrive: "L'iconografia mica elica gravinese annovera una immagine non consueta, ma particolarmente suggestiva ed interessante: la presentazione dei sette grandi Spiriti, detti Arcangeli, tutti insieme in una grande tela conservata nella Pinacoteca vescovile.(Il luogo è da riferirsi che la pubblicazione di che trattasi risale al 1990, quindi, da allora in poi, molte cose sono cambiate, anche per quanto concerne le varie allocazioni n.d.r.).
S. Michele è al centro del quadro come Dux militiae celestis. E' riconoscibile sia per il cimiero e i calzari da combattente, che per la lunga lancia nella destra e la bilancia nella sinistra. Sui due lati si dispongono gli altri 6 Arcangeli; a destra di S. Michele è l'arcangelo Raffaele che tiene per mano il piccolo Tobia con pesce in mano; a sinistra l'arcangelo Gabriele con giglio. (I nomi degli altri quattro arcangeli sono : Uriel; Raguel, Zerachiel (o Saraqael) e Remiel.n.d.r.).
Il quadro, nel suo insieme, suscita un senso di levità e raffinatezza, le 7 figure sono colte in pieno movimento, tanto composito che le loro vesti si aprono con grazia ed armonia, in piena consonanza delle espressioni serene ed estatiche dei loro volti. Proprio la condotta stilistica ed il gusto classicistico, neoemiliano (del Reni, Guercino, Domenichino, emiliani a Napoli) inducono a datare la tela alla seconda metà del XVII secolo".