Passeggiando con la storia
La Vergine Assunta nella iconografia della nostra Basilica cattedrale
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 12 agosto 2021
Chiedo scusa agli esperti, ai conoscitori delle terminologie religiose, agli ecclesiastici, se, volendo conservare la mia giustificata ignoranza, continuerò a chiamare il nostro sacro e massimo tempo cattolico cittadino cattedrale o Basilica cattedrale, così come venne sancito da una Bolla pontificia del compianto Papa Giovanni Paolo II nel 1993 e non con il titolo di concattedrale. Il nostro monumento ha una storia tutta particolare, legata a quella non simbolica, ma, altrettanto storica ed importante della Diocesi. Sicchè, gli avvenuti stravolgimenti, anche terminologici, li lasciamo ai sofisti del linguaggio. Ai permalosi, a coloro che nei distinguo vogliono sottovalutare la storia altrui, per sopravalutare la loro. Era una premessa doverosa che varrà, anche, in seguito. Fino a quando mi occuperò di questa rubrica e ogni qualvolta farò riferimento alla nostra Chiesa madre.
Mentre ci accingiamo, nei prossimi giorni, a celebrare la solennità dell'Assunta, dedicare, storicamente ed artisticamente, la pagina odierna al massimo luogo sacro cittadino a chi ne porta il titolo, ci è sembrato opportuno. Partendo da una descrizione sommaria, con brevi cenni sull'edificio, si passerà, poi, al nucleo centrale della nostra attenzione: l'Assunta nelle espressioni artistiche, così come ci sono state tramandate.
Edificata dai Normanni intorno all'anno Mille, stando alle ricostruzioni storiche compiute nel Settecento da parte di Ferdinando Ughelli, nella sua opera Italia Sacra, la cattedrale di Gravina di Puglia fu edificata nel 1092 per volontà del conte Umfrido d'Altavilla. Purtroppo, però, lo stabile fu distrutto tra il 1447 e il 1456 a causa di un incendio e di un forte terremoto/aeremoto che cancellarono quasi tutte le tracce di questa struttura.
I primi lavori di restauro e di riedificazione, infatti, avvennero dopo una trentina d'anni e solamente per volere di mons. Matteo D'Aquino, vescovo di Gravina dal 1482 al 1508, sollecitato dalla "civitas gravinese" nonché dall'apporto del capitolo Cattedrale e dalla alla munificenza di Francesco Orsini. quinto duca di Gravina, 1488 - 1500, diede il via alla nuova ricostruzione del maestoso tempio, ricorrendo, molto probabilmente al Bramante, che avvenne sulla stessa pianta, e le fabbriche rimaste in piedi, a ricordare con i loro ornati l'antica arte romanica, furono sapientemente incorporate nelle nuove.
La ricostruzione proseguì e fu continuata dai vescovi che si succedettero a mons. D'Aquino sulla Cattedra episcopale di Gravina, fino a giungere a mons. Arcasio Ricci, 1630 – 1636, che il 9 maggio del 1632, secondo anno del suo episcopato, potette consacrarlo e dedicarlo alla Vergine Assunta, così come si legge nell'epigrafe, posta all'interno della facciata centrale, sotto lo stemma dello stesso presule
Per ritornare al tema di questa puntata e alla festa dell'Assunzione di Maria Vergine al cielo, collegata alla parte architettonica ed artistica della chiesa, iniziamo il nostro viaggio dalla parte esterna e dalla facciata principale, posta a sud, quella che colpisce principalmente i visitatori: il rosone, il quale, è bene ricordarlo, insieme a quello della chiesa della Madonna delle Grazie e ad altri pugliesi, è stato inserito nel dossier per la candidatura al patrimonio mondiale dell'umanità. Un risultato che inorgoglisce o dovrebbe inorgoglire tutta la città, a dimostrazione del suo valore artistico.
Il magnifico rosone rinascimentale, realizzato da un maestro napoletano di scuola neo romanica. Il Nardone, così lo descrive: "Quello che dà luce alla navata maggiore, tutto intagliato a festoni, ha all'intorno teste in altorilievo e nel mezzo una bellissima sfera, sostenuta da 24 colonnette, nel cui centro è incisa in bassorilievo la figura della Vergine Assunta, alla quale la chiesa fu dedicata. Misura in circonferenza m. 12.70".
L'elemento architettonico, sopra descritto, ci consente di poter confermare l' iconografia riferita all'Assunta e di proseguire il nostro percorso reale, facendo entrare la nostra visita nel vivo, volgendo lo sguardo al soffitto interno della Basilica, dove sono posizionate le cinque artistiche tele. Carmen Morra, nell'opuscolo: Basilica Cattedrale Gravina in Puglia, Cielo della Basilica Cattedrale, scrive: "Le cinque grandi tele del soffitto furono realizzate nel 1686, per commessa dell'allora vescovo di Gravina Mons. Domenico Valvassorio (1686 – 1689). I cinque teloni, attribuiti già al pittore Vitantonio De Filippis, da Michele D'Elia prima e da Samantha De Simone successivamente rappresentano rispettivamente, iniziando dall'arco di trionfo: I santi protettori del Regno di Napoli, della provincia di Bari e della città di Gravina; la battaglia dell'Arcangelo Michele contro Lucifero e i suoi angeli; l'Assunzione della B.V. Maria.
Quella che a noi interessa, in questo contesto, è la tela, la più grande, raffigurante la Gloriosa Assunzione di Nostra Signora. Essa fu realizzata, secondo il parere dei critici d'arte, in ossequio alla dedicazione del massimo tempio cittadino, ma, anche, alla profonda devozione della famiglia committente verso la Vergine. Peraltro, molte cattedrali pugliesi, oltre ad essere dedicate all'Assunta conservano soffitti che ne riproducono l'immagine.
Secondo il compianto critico d'arte, Michele D'Elia, questa opera del De Filippis "si rivela una delle più grevi ed affollate composizioni del pittore pugliese". "La Vergine in gloria, scrive Samantha De Simone nel suo libro: "Gli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo", Adda Editore, inscritta in un cerchio di putti in volo, viene portata in cielo da tre angeli. Nella parte inferiore il gruppo degli apostoli, sconvolto guarda in alto. In primo piano, conclude la studiosa, sono stati raffigurati S. Pietro con la chiave in mano e S. Giovanni Evangelista col libro aperto. Al centro, infine, è stato dipinto un sarcofago vuoto sul quale si inchina un apostolo".
Mentre ci accingiamo, nei prossimi giorni, a celebrare la solennità dell'Assunta, dedicare, storicamente ed artisticamente, la pagina odierna al massimo luogo sacro cittadino a chi ne porta il titolo, ci è sembrato opportuno. Partendo da una descrizione sommaria, con brevi cenni sull'edificio, si passerà, poi, al nucleo centrale della nostra attenzione: l'Assunta nelle espressioni artistiche, così come ci sono state tramandate.
Edificata dai Normanni intorno all'anno Mille, stando alle ricostruzioni storiche compiute nel Settecento da parte di Ferdinando Ughelli, nella sua opera Italia Sacra, la cattedrale di Gravina di Puglia fu edificata nel 1092 per volontà del conte Umfrido d'Altavilla. Purtroppo, però, lo stabile fu distrutto tra il 1447 e il 1456 a causa di un incendio e di un forte terremoto/aeremoto che cancellarono quasi tutte le tracce di questa struttura.
I primi lavori di restauro e di riedificazione, infatti, avvennero dopo una trentina d'anni e solamente per volere di mons. Matteo D'Aquino, vescovo di Gravina dal 1482 al 1508, sollecitato dalla "civitas gravinese" nonché dall'apporto del capitolo Cattedrale e dalla alla munificenza di Francesco Orsini. quinto duca di Gravina, 1488 - 1500, diede il via alla nuova ricostruzione del maestoso tempio, ricorrendo, molto probabilmente al Bramante, che avvenne sulla stessa pianta, e le fabbriche rimaste in piedi, a ricordare con i loro ornati l'antica arte romanica, furono sapientemente incorporate nelle nuove.
La ricostruzione proseguì e fu continuata dai vescovi che si succedettero a mons. D'Aquino sulla Cattedra episcopale di Gravina, fino a giungere a mons. Arcasio Ricci, 1630 – 1636, che il 9 maggio del 1632, secondo anno del suo episcopato, potette consacrarlo e dedicarlo alla Vergine Assunta, così come si legge nell'epigrafe, posta all'interno della facciata centrale, sotto lo stemma dello stesso presule
Per ritornare al tema di questa puntata e alla festa dell'Assunzione di Maria Vergine al cielo, collegata alla parte architettonica ed artistica della chiesa, iniziamo il nostro viaggio dalla parte esterna e dalla facciata principale, posta a sud, quella che colpisce principalmente i visitatori: il rosone, il quale, è bene ricordarlo, insieme a quello della chiesa della Madonna delle Grazie e ad altri pugliesi, è stato inserito nel dossier per la candidatura al patrimonio mondiale dell'umanità. Un risultato che inorgoglisce o dovrebbe inorgoglire tutta la città, a dimostrazione del suo valore artistico.
Il magnifico rosone rinascimentale, realizzato da un maestro napoletano di scuola neo romanica. Il Nardone, così lo descrive: "Quello che dà luce alla navata maggiore, tutto intagliato a festoni, ha all'intorno teste in altorilievo e nel mezzo una bellissima sfera, sostenuta da 24 colonnette, nel cui centro è incisa in bassorilievo la figura della Vergine Assunta, alla quale la chiesa fu dedicata. Misura in circonferenza m. 12.70".
L'elemento architettonico, sopra descritto, ci consente di poter confermare l' iconografia riferita all'Assunta e di proseguire il nostro percorso reale, facendo entrare la nostra visita nel vivo, volgendo lo sguardo al soffitto interno della Basilica, dove sono posizionate le cinque artistiche tele. Carmen Morra, nell'opuscolo: Basilica Cattedrale Gravina in Puglia, Cielo della Basilica Cattedrale, scrive: "Le cinque grandi tele del soffitto furono realizzate nel 1686, per commessa dell'allora vescovo di Gravina Mons. Domenico Valvassorio (1686 – 1689). I cinque teloni, attribuiti già al pittore Vitantonio De Filippis, da Michele D'Elia prima e da Samantha De Simone successivamente rappresentano rispettivamente, iniziando dall'arco di trionfo: I santi protettori del Regno di Napoli, della provincia di Bari e della città di Gravina; la battaglia dell'Arcangelo Michele contro Lucifero e i suoi angeli; l'Assunzione della B.V. Maria.
Quella che a noi interessa, in questo contesto, è la tela, la più grande, raffigurante la Gloriosa Assunzione di Nostra Signora. Essa fu realizzata, secondo il parere dei critici d'arte, in ossequio alla dedicazione del massimo tempio cittadino, ma, anche, alla profonda devozione della famiglia committente verso la Vergine. Peraltro, molte cattedrali pugliesi, oltre ad essere dedicate all'Assunta conservano soffitti che ne riproducono l'immagine.
Secondo il compianto critico d'arte, Michele D'Elia, questa opera del De Filippis "si rivela una delle più grevi ed affollate composizioni del pittore pugliese". "La Vergine in gloria, scrive Samantha De Simone nel suo libro: "Gli Orsini di Solofra e la pittura a Gravina fra XVII e XVIII secolo", Adda Editore, inscritta in un cerchio di putti in volo, viene portata in cielo da tre angeli. Nella parte inferiore il gruppo degli apostoli, sconvolto guarda in alto. In primo piano, conclude la studiosa, sono stati raffigurati S. Pietro con la chiave in mano e S. Giovanni Evangelista col libro aperto. Al centro, infine, è stato dipinto un sarcofago vuoto sul quale si inchina un apostolo".