Passeggiando con la storia
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La via Appia e Vagnari

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Nell'ambito del recente dibattito in corso sulla Via Appia, I suoi riferimenti a Gravina, nel suo passaggio, nel suo tracciato, ma, ancora meno sulle tracce e testimonianze storiche, ci piace riprendere un articolo del professore emerito dell'Università di Alberta in Canada, noto archeologo, nonché cittadino onorario della città di Gravina, Alastair Small. Un contributo. Un chiarimento, riteniamo utile. Al di quello o di ciò che si potrà condividere o meno.

"E' noto fin dall'Itinerario Antonino che la via Appia passava attraverso Silvium nella direzione da Roma a Brindisi ed è indiscusso che Silvium doveva essere connessa con i grandi insediamenti dei Peuceti sulla collina di Botromagno vicino Gravina in Puglia che fu assediata dai consoli romani nel 306 A.C. Dai tempi degli Itinerari, comunque, l'insediamento collinare su Botromagno fu a lungo abbandonato, così il nome della città pre-Romana deve essere stato trasferito ad una stazione stradale, probabilmente sul suolo sottostante da qualche parte nelle vicinanze. Il corso della strada tra Gravina/Silvium e Taranto è ragionevolmente determinato, ma questo non si può dire del tratto tra Venusia e Silvium.
Non ci sono pietre miliari che identificano il percorso che ha preso e nessun resto strutturale della strada è sopravvissuto in questo settore, anche se Giuseppe Lugli riferisce di una pavimentazione che ha visto, apparentemente precedente al 20° secolo, a ovest della Fontana Rotta vicino Palazzo San Gervasio. Evidenti considerazioni topografiche suggeriscono questo, mentre una strada da Venusia a Silvium potrebbe aver attraversato la Fossa Bradanica, ci sono due principali alternative, che potremo chiamare il Percorso Nord e il Percorso Sud ognuno dei quali ha avuto i suoi sostenitori. Fino a sei anni fa, la maggior parte degli studiosi ha supposto che la via Appia seguiva il Percorso Nord che portava verso est da Venosa alla zona vicino Spinazzola dove si unisce il tratturo che collegava Melfi con la costa ionica, al di sotto del frammento della Murgia che si trova tra Spinazzola e Gravina.

La teoria risale al Pratilli che pubblicò i suoi studi sulla via Appia nel 1745. La sua mappa mostra la strada che va verso nord da Venosa a "M. Ulture" (che significa probabilmente Monte Vulture, ma c'è una topografica confusione) e poi devia a est di Spinazzola e Garagnone dove è situata Silvium, a 19 miglia da Venosa. Qui vicino, egli sostenne che c'erano mucchi di lastre di pietra che potrebbero appartenere alla via Appia, ammucchiati in una lunga valle, spesso inaccessibile. C'era anche una iscrizione mezza sepolta nelle vicinanze del Liber Pater che egli cita. L'iscrizione comunque è una contraffazione e la testimonianza delle lastre di pietra è senza valore. Mommsen ripubblicò l'iscrizione in "falsae et alienae" in CIL IX, 5, n° 107, ma sebbene diffidò dalla teoria di Pratilli, egli dovette accettare la sua visione sulla linea della strada in quanto dimostrò che passava vicino a Spinazzola e Garagnone in CIL XI, tavola II; ed è seguita da molti studiosi della prima metà del 20° secolo.

C'è comunque un piccolo accordo tra di loro su alcuni punti topografici, specialmente sulla questione su come la strada avrebbe attraversato lo spartiacque vicine Spinazzola. Pochi dettagli: la considerazione più importante è di Jacobone che non da nessun piano, ma elenca le masserie lungo il presunto percorso che corrisponde, per molti versi, al percorso ferroviario da Gravina a Spinazzola e Venosa.
Molti sostenitori affermarono che Silvium era dislocata a o vicino Garagnone, a metà strada tra Gravina e Spinazzola, dove un burrone dà accesso all'altopiano della Murgia. E' situato vicino al tratturo, approssimativamente a 20 miglia romani (29.6 km) da Venosa, alla stessa distanza perciò di Silvium, in accordo con l'Itinerario Antonino, che Mommsen accoglie come strumento affidabile nei suoi dettagli. La teoria è ancora conservata da alcuni studiosi ma è improbabile che sia valida perché, sebbene ci fosse un villaggio medievale con un castello a Garagnone che occupava una piccola parte della Murgia, un'indagine archeologica effettuata in questa area da S. P. Vinson tra il 1960 e il 1970 ha mostrato che non c'è nessun sito di vaste dimensioni nel 4° secolo D.C. nelle vicinanze che potrebbe essere equiparato al Diodorus.
Silbion e niente che potrebbero essere i resti di un insediamento romani vale la pena di registrare nell'Itinerario Antonino. La distanza di Silvium da Venusia da questa percorso a Nord sarebbe approssimativamente 43.5 miglia romani (64.5 km). La teoria del percorso a Nord comunque fu largamente superata nel 1952 quando Giuseppe Lugli pubblicò una nuova interpretazione del corso della strada in questo settore, basata su studi topografici molto più dettagliati in cui ha fatto un buon uso di fotografie aeree. Lui stabilì che il percorso a Sud, seguendo la riva destra della valle del Basentello per gran parte del suo percorso, era l'ipotesi più probabile. Il corso della strada sopravvive sottoforma di mulattiere e sentieri di campagna che collegano, con pochi varchi, ad una linea dritta da Venosa a Gravina.
Da Venosa la strada corre parallelamente alla Strada Provinciale e un po' più a Nord di questa, passando al di sotto di Palazzo San Gervasio. Vicino Palazzo San Gervasio essa raggiunge le sorgenti della valle del Basentello e poi segue la riva destra del fiume, passando per Monte Serico ad un'altezza di circa 400 m dal livello del mare, fino a un punto appena sotto la confluenza con il torrente Roviniero dove la strada incrocia il fiume. Da questo punto due strade conducono a Silvium: una passava dalla Masseria di Lama Colma e poi seguiva la valle del fiume Pentecchia fino a Gravina, mentre l'altra seguiva una strada campestre che passava dalla Masseria Boldrini, Masseria Monsignore, Ponte Spinalva e Casale Nardone dove incrociava il fiume Pentecchia all'entrata di Gravina/Silvium a ovest.

Questa strada è stata chiaramente indicata nelle mappe del tardo 19° secolo e primo 20° secolo dell'Istituto Geografico Militare. Dei due percorsi proposti da Lugli per il tratto tra l'incrocio del fiume Basentello e Silvium, il primo è stato rifiutato. Nessuna strada conduce direttamente dall'incrocio del Basentello alla Masseria Lama Colma dal momento che avrebbe dovuto superare la ripida scarpata che si erge sulla sponda sinistra del fiume Basentello fino a questo punto. L'unica pratica via per raggiungere la valle di Pentecchia è seguire la linea della strada attualmente presente che costeggia Vagnari e attraversa un basso valico che conduce alla valle. Inoltre la parte inferiore della valle di Pentecchia (e del percorso dell'attuale strada) è soggetta ad inondazioni improvvise.
E' perciò molto probabile che la strada Romana, dopo esser passata da Vagnari e aver raggiunto la sommità del valico, seguiva la cime di San Felice che chiude la valle di Pentecchia al lato Sud. Una volta raggiunta la cima, la strada potrebbe passare per una linea più o meno dritta attraverso l'altopiano per un punto che va al di sotto della cima della Costa dei Rizzi, Questo è il secondo percorso suggerito da Lugli e corrisponde alla strada di campo segnata dalla prima mappa dell'Istituto Geografico Militare, nel 1865.

Da questo punto Lugli fa scendere la strada verso sud, verso la pianura alluvionale del fiume Pentecchia. La strada segnata dalla mappa dell'IGM comunque discende il fiume della Masseria (adesso distrutta) e la sorgente di Santa Teresa e ruota a nord da qui fino all'incrocio con Pentecchia, costeggiando la golena al lato nord. E' molto probabile che sia questa la line presa dalla strada Romana che raggiunge il versante a sud di Botromagno vicino alla zona conosciuta adesso come Santo Staso. Si diffonde approssimativamente per 6000-8000 m quadri ed è occupata probabilmente senza interruzioni, almeno dal 4° secolo D.C. fino al primo Medioevo, come la nostra indagine sul campo ha mostrato.
E' meglio conosciuto per alcune placche in terracotta con dei motivi Cristiani del 6° secolo A.C., scavate qui nel 1971. Dopo Santo Staso la strada incrocia il Torrente Gravina vicino al punto in cui la moderna Strada Statale 96 incrocia il fiume e risale il pendice della Murgia nelle vicinanze della medievale e moderna città di Gravina. La distanza da Silvium a Venusia da questo percorso a sud sarebbe stata almeno di 39 miglia Romane (58 km).
E' perciò significativamente più corta rispetto al percorso a nord, e si avvicina alle 35 miglia Romane (51.8 km) nella Tavola Peutinger. La cifra nella Tavola comunque è considerata come imprecisa poiché anche in linea d'aria la distanza da Venosa a Gravina è infatti di 53 km. Le incertezze sul corso della strada in numerosi punti chiave possono essere in parte spiegate dai drastici cambiamenti geomorfologici che si sono verificati negli instabili paesaggi della Fossa Bradanica già dal periodo Romano.
Infatti nel periodo Romano erosioni e frane hanno reso la strada difficile daconservare. Tuttavia, l'assenza di alcuni pezzi della pavimentazione suggeriscono che per molti tratti la strada non era pavimentata. Allo stesso modo, la scarsità di pietre miliari probabilmente implicano che la strada non fosse regolarmente mantenuta in un buono stato. Dal periodo triumvirale in poi il traffico da Roma alla Campania diretto a Brindisi normalmente seguiva il percorso più orientale che passava per Aecae (Troia), Herdoniae (Ordona), Canusium (Canosa), Rubi (Ruvo) e Egnatia (Egnazia) che fu ricostruito da Traiano in relazione alla sua campagna contro i Parti".
(Professore Alastair Small)
  • Giuseppe Massari
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