Passeggiando con la storia
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Le Betlemite a Gravina

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Da una mia pubblicazione del 2008, per i tipi della Boopen:"Grazie Sorelle", una ricostruzione storica e di gratitudine nei confronti di alcune Congregazioni religiose femminili, che avevano sostato ed operato nella nostra città e che, la mancanza di vocazioni portò al restringimento, se non alle soppressioni delle case in cui avevano educato e formato intere generazioni di ragazzi, fanciulle, orfani ed orfane, donne mature, dedite ad apprendere l'arte dei lavori domestici.

"La Congregazione fu ardentemente voluta da mons. Cristoforo Maiello, così come leggeremo dagli atti che, in sintesi riprodotti, dopo essere stati ritrovati nell'Archivio Diocesano di Gravina e in quello, purtroppo, scarno della famiglia religiosa in questione. Il ritrovare la presenza di queste suore nella nostra città è stato del tutto casuale. Nel leggere testi, documenti, nell'attingere a fonti che potessero aiutarci nella ricostruzione storica delle Stimmatine e delle Ancelle del Santuario, ci siamo imbattuti su una biografia su Mons. Maiello, scritta da Raddaele Piccolo, di Casaluce, paese natale del presule.

L'autore della pubblicazione, in appendice, ha riprodotto tutte le Lettere pastorali che il vescovo, nel suo breve episcopato gravinese, produsse. Nella seconda del 1902, scritta per celebrare, con una serie di manifestazioni religiose diocesane, tra Gravina ed Irsina, il venticinquesimo di Pontificato di Leone XIII, si legge: "Il 5 giugno, ottava del SS. Corpo di Cristo, inaugurazione della Pia Opera dei Tabernacoli nell'Istituto delle Betlemite. Questa Pia Opera dei Tabernacoli, di cui è persa, nel tempo, ogni traccia è una riprova ed una conferma di quanto questa città potesse e dovesse essere definita, a tutti gli effetti "Città Eucaristica".
Forse, è un primo saggio o una continuità di quella che era e che fu, per lunghi anni, la Confraternita del SS. Sacramento o il prolungamento storico e religioso, la continuità di fede culminata con la celebrazione dei tanti Congressi eucaristici e la istituzione dell'adorazione perpetua".

Prima di continuare nel racconto di questa presenza religiosa e di religiose a Gravina, tralasciando, per un attimo, il testo da cui siamo partiti, è giusto risalire, sia pure brevemente, alla fondazione e al fondatore di questa famiglia religiosa. Le Betlemite figlie del Sacro Cuore (in spagnolo Hermanas Bethlemitas Hijas del Sagrado Corazón) è un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le suore di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla Bethl.
Quando Pietro di San Giuseppe de Bethencourt fondò in Guatemala l'ospedale di Nuestra Señora de Belén pensò di affidare la cura dei malati a delle religiose, ma la mancanza di risorse glielo impedì: il suo successore alla guida dei fratelli betlemiti, fra' Rodrigo della Santa Croce, grazie all'aiuto di Agustina Delgado e di sua figlia Mariana, nel 1668 riuscì a organizzare una compagnia di religiose infermiere e aprì per loro un beaterio detto "Portico di Betlemme".

Inizialmente le religiose portavano l'abito del terz'ordine francescano, poi ne adottarono uno simile a quello dei betlemiti. Le betlemite emettevano cinque voti solenni: i tre comuni a tutti i religiosi (povertà, obbedienza e castità) e quelli di ospitalità e clausura. Con il passare degli anni le betlemite abbandonarono l'attività ospedaliera per dedicarsi all'educazione delle ragazze di alta estrazione sociale. Nell'agitato periodo delle lotte per l'indipendenza del Guatemala, si verificò anche un certo rilassamento dell'osservanza regolare. L'ordine venne riformato da Encarnación Rosal, che il 16 luglio 1866 restaurò la tradizione ospedaliera delle betlemite aprendo un'infermeria;l'insegnamento non venne abbandonato e vennero fondati collegi anche fuori dal Guatemala (nel 1874 sorse una filiale in Ecuador).
Le Betlemite vennero riconosciute dal delegato apostolico della Costa Rica nel 1880; ottennero il pontificio decreto di lode il 20 febbraio 1891 e le loro costituzioni vennero approvate definitivamente dalla Santa Sede il 22 giugno 1909.

Ritorniamo da dove abbiamo interrotto il nostro cammino cittadino e dal testo di partenza, per ribadire la sorpresa ricevuta quando abbiamo scoperto questo tesoro nascosto, questa verità storica accaduta da parte di chi aveva saputo spendersi per svolgere la propria missione in capo al carisma pastorale ed evangelico del loro Fondatore.

"Nel.breve ed esiguo carteggio in possesso della Curia Provinciale, con sede in Roma, abbiamo letto che: "La Casa Betlemita venne aperta in un palazzo, messo a disposizione dello stesso Vescovo, il quale rimase soddisfattissimo come afferma nelle lettere di compiacimento che invia alla Superiora Generale e attraverso la protezione tutta particolare manifestata alle suore presso le quali andava spesso per celebrare l'Eucarestia.
Dal carteggio d'archivio consultato e, quindi, anche dal lungo rapporto epistolare di corrispondenza fra le suore e mons. Maiello, abbiamo appreso la esatta ubicazione dove ebbe breve vita la comunità gravinese: "in via delle Beccherie, 3, cioè nel palazzo che, ancora si trova e destinato, oggi, a ben altri usi civici, nell'attuale via Guglielmo Marconi, allo stesso civico, all'epoca di proprietà del sig. Emanuele Loperfido, di cui si conserva, presso l'Archivio Diocesano di Gravina, copia di ricevuta per la riscossione di 120 lire di fitto. Il documento di quietanza, per trovarsi nell'Archivio Diocesano lascia supporre che il fitto veniva pagato dall'Ordinario Diocesano. Nello stesso archivio si conserva, tra l'altro copia di uno schema di convenzione che doveva essere sottoscritta, così come poi avvenne, tra le suore e mons. Maiello".

Come vedremo, la permanenza di questa comunità di suore, a Gravina, fu di breve durata. Val dal 1900, anno in cui il vescovo inoltrò la richiesta per ottenere di "aprire un Collegio per ragazze nella città, con annessi corso elementare, scuola materna e corsi di lezione di piano e di lingua francese. La Madre Ignazia, intrepida, accettò", anche se la trattativa fu lunga e laboriosa. Il Collegio fu e divenne una realtà molto apprezzata in città, anche se per vicissitudini interne alla Congregazione, più esattamente a seguito del "trasferimento della Madre Gonzaga Iovino, religiosa di vita esemplare e di doti eccezionali, si verificò un cambiamento increscioso nell'opera.

"Le alunne affezionatissime alla loro insegnante, in seguito al cambiamento si allontanarono. Questo triste evento sancisce, di fatto, la fine anticipata e dolorosa di una esperienza, nonostante, comunque, "la popolazione scontenta, chiese il ritorno della Madre Iovino e ugualmente fece il vescovo che mostrò il suo dolore per quanto accaduto. Per questa situazione, alla quale, evidentemente, non si potè porre rimedio col cedere alle istanze del vescovo e della popolazione, non restò che ritirarsi in altro campo di lavoro, Da una lettera dello stesso vescovo, si suppone che la Casa sia stata chiusa nel 1905, mentre alla guida dell'Ordine era stata chiamata, come Madre Generale, Maria Luisa Salinas, succeduta alla Madre Ignazia".
  • Giuseppe Massari
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