Passeggiando con la storia
Le chiese rupestri sotto il ponte viadotto Madonna della Stella
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 3 agosto 2023
Chiesetta di Santa Maria degli Angeli o delle Tombe o chiesa del Sepolcreto a causa delle diverse tombe presenti, tipico esempio di architettura rupestre di rito ortodosso. Situata sotto la strada, a destra, che porta al ponte viadotto della fontana la stella. Ricavata nella parte scoscesa della "Gravina" è una piccola, chiesa, a tre navate ed è divisa da tre pilastri terminanti in tre absidi. Il presbiterio è sopraelevato e delimitato da iconostasi.
Ha al centro il plinto dell'altare. Internamente si presenta ad aula porticata, scandita da pilastri, dove la cella centrale conserva l'ara, l'altare monolitico originario, mentre sull'abside si ritrovano labili tracce di un affresco che riproduce il Cristo Pantocratore benedicente. L'abside di destra conserva tre croci di tipo greco. Nei pilastri e nei muri laterali ci sono varie nicchie per le lucerne. A sinistra dell'ingresso vi è una piccola cisterna. Lungo le pareti sono visibili tracce di sedili.
La chiesa-grotta dedicata all'Arcangelo S. Michele o S. Angelo è ubicata sulla parte terminale del viadotto acquedotto sulla "Gravina", a sinistra, sottostante la cripta della "Madonna della Stella". Le visite pastorali tramandano che era dedicato all'Arcangelo San Michele, raffigurato unitamente al Cristo benedicente e alla Vergine Maria. La chiesa era annessa ad un monastero benedettino maschile, dipendente da S. Maria di Banzi (PZ).
Il documento più antico, risale al 1075. Infatti una bolla di papa Gregorio VII riporta tra le dipendenze di Banzi "cellam Sancti Achangeli in civitate Gravina cum ecclesiis et rebus suis".Nel 1569 monsignor Bosio ordinò che la chiesa fosse resa idonea al culto, secondo le nuove norme emesse dal Concilio di Trento. Lo stesso vescovo, durante una visita alla chiesa, fece registrare che il luogo sacro era privo di porta, aveva due altari e al centro una "cisternola" piena di acqua. Sulle pareti dell'altare si notavano labilmente ancora due figure affrescate.
La grotta è molto grande con volta piatta, ingresso libero senza alcun segno di cardini di porta. La chiesa era suddivisa in navate, scandite da colonne, come attestano le tracce di monconi sotto la volta. Sulla parete destra ci sono tre segni di croce; lungo la stessa parete, quasi al centro, ci sono due absidi con tracce molto labili di affreschi; sulla parete sinistra, al centro, ci sono dei graffiti con segni ed immagini (due stemmi araldici, contorni di una figura umana,forbici e tenaglie). Secondo la descrizione riportata da Pino Navedoro nel suo "La chiese rupestri di Gravina in Puglia", uno dei segni araldici è degli Orsini. Il pavimento risulta di roccia compatta con canali di scolo verso una cisterna non ben individuabile. Ad essa sono annessi piccoli ambienti con piccole colonne tronche, che hanno fessure, attraverso le quali filtrano raggi di luce.
Una più dettagliata descrizione, rintracciabile negli Atti Civili 1589, conservati presso l'Archivio Diocesano di Gravina di questo insediamento rupestre di natura sacra e religiosa è la seguente: "Esattamente sotto il complesso rupestre di S. Maria della Stella, all'interno di quella che a prima vista sembra una vasta e spoglia spelonca, alcuni elementi denotano la presenza di un antico luogo di culto: "la chiesa de Santo Arcangelo sotto la Santa Maria la Stella".
Navedoro, così continua nella sua narrazione storico descrittiva: "Uno stretto corridoio immette in un ambiente interamente scavato nel tufo; al centro del soffitto piano è ancora evidente la parte superiore del pilastro scomparso con il relativo arco poggiante su una lesena. Questa delimita una zona della planimetria più regolare, scandita da due absidi affiancate a quella, evidentemente, sventrata attraverso escavazioni incoerenti e relativamente recenti, chiusa all'esterno da una parete in muratura in cui si apre un'ampia finestra. Sulla parete di fronte ad essi, sono evidenti alcuni graffiti che accennano sommariamente a uno stemma orsiniano, a una pinza, a delle forbici e a una figura angelica, aureolata e armata di spada, identificabile con l'Arcangelo Michele".
Ha al centro il plinto dell'altare. Internamente si presenta ad aula porticata, scandita da pilastri, dove la cella centrale conserva l'ara, l'altare monolitico originario, mentre sull'abside si ritrovano labili tracce di un affresco che riproduce il Cristo Pantocratore benedicente. L'abside di destra conserva tre croci di tipo greco. Nei pilastri e nei muri laterali ci sono varie nicchie per le lucerne. A sinistra dell'ingresso vi è una piccola cisterna. Lungo le pareti sono visibili tracce di sedili.
La chiesa-grotta dedicata all'Arcangelo S. Michele o S. Angelo è ubicata sulla parte terminale del viadotto acquedotto sulla "Gravina", a sinistra, sottostante la cripta della "Madonna della Stella". Le visite pastorali tramandano che era dedicato all'Arcangelo San Michele, raffigurato unitamente al Cristo benedicente e alla Vergine Maria. La chiesa era annessa ad un monastero benedettino maschile, dipendente da S. Maria di Banzi (PZ).
Il documento più antico, risale al 1075. Infatti una bolla di papa Gregorio VII riporta tra le dipendenze di Banzi "cellam Sancti Achangeli in civitate Gravina cum ecclesiis et rebus suis".Nel 1569 monsignor Bosio ordinò che la chiesa fosse resa idonea al culto, secondo le nuove norme emesse dal Concilio di Trento. Lo stesso vescovo, durante una visita alla chiesa, fece registrare che il luogo sacro era privo di porta, aveva due altari e al centro una "cisternola" piena di acqua. Sulle pareti dell'altare si notavano labilmente ancora due figure affrescate.
La grotta è molto grande con volta piatta, ingresso libero senza alcun segno di cardini di porta. La chiesa era suddivisa in navate, scandite da colonne, come attestano le tracce di monconi sotto la volta. Sulla parete destra ci sono tre segni di croce; lungo la stessa parete, quasi al centro, ci sono due absidi con tracce molto labili di affreschi; sulla parete sinistra, al centro, ci sono dei graffiti con segni ed immagini (due stemmi araldici, contorni di una figura umana,forbici e tenaglie). Secondo la descrizione riportata da Pino Navedoro nel suo "La chiese rupestri di Gravina in Puglia", uno dei segni araldici è degli Orsini. Il pavimento risulta di roccia compatta con canali di scolo verso una cisterna non ben individuabile. Ad essa sono annessi piccoli ambienti con piccole colonne tronche, che hanno fessure, attraverso le quali filtrano raggi di luce.
Una più dettagliata descrizione, rintracciabile negli Atti Civili 1589, conservati presso l'Archivio Diocesano di Gravina di questo insediamento rupestre di natura sacra e religiosa è la seguente: "Esattamente sotto il complesso rupestre di S. Maria della Stella, all'interno di quella che a prima vista sembra una vasta e spoglia spelonca, alcuni elementi denotano la presenza di un antico luogo di culto: "la chiesa de Santo Arcangelo sotto la Santa Maria la Stella".
Navedoro, così continua nella sua narrazione storico descrittiva: "Uno stretto corridoio immette in un ambiente interamente scavato nel tufo; al centro del soffitto piano è ancora evidente la parte superiore del pilastro scomparso con il relativo arco poggiante su una lesena. Questa delimita una zona della planimetria più regolare, scandita da due absidi affiancate a quella, evidentemente, sventrata attraverso escavazioni incoerenti e relativamente recenti, chiusa all'esterno da una parete in muratura in cui si apre un'ampia finestra. Sulla parete di fronte ad essi, sono evidenti alcuni graffiti che accennano sommariamente a uno stemma orsiniano, a una pinza, a delle forbici e a una figura angelica, aureolata e armata di spada, identificabile con l'Arcangelo Michele".