Passeggiando con la storia
Le disavventure del corpo di Sant’Agostino e l’autenticità dei resti approvata da Benedetto XIII
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 29 agosto 2024
Il primo di ottobre del 1695, un martedì mattina, fu il giorno della scoperta clamorosa. Un gruppo di muratori dovettero fare dei lavori sull'altare nella cripta della Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro. Mettendo mano su alcune pietre dietro lo stesso altare, e togliendo delle pietre per lastricati, vennero incontro a una sotterrata scatola di marmo bianco di Carrara di circa 120cm x 30cm x 30cm. Immediatamente fu chiamato il frate sacrestano degli Eremitani, non essendo in città il priore. La scatola aveva alcune lettere scritte a carbone, decifrate dai presenti con il nome di Agostino.
Dentro questa prima scatola, si trovava un'altra, sempre di marmo, ma scolpita, e dentro di quest'ultima, una di argento decorata con croci stile lombardo. Aprendo quest'ultima, si intravidero i resti umani avvolti in una stoffa. Si fece un'esumazione in presenza delle autorità delle due comunità religiose e altre autorità civili e religiose, elencando minuziosamente i resti da esperti anatomisti. Un'inchiesta fu fatta fra novembre 1695 e febbraio 1696 e un'altra nel 1698. Malgrado una certa riluttanza da parte delle autorità ecclesiastiche nell'autenticare le reliquie come quelle dell'Ipponate, l'entusiasmo cittadino e un numero di miracoli, attribuiti alle reliquie, accelerò il corso degli eventi.
La notizia della riscoperta delle "reliquie di Agostino" corse per tutta la penisola italiana, e non mancarono le controversie fra gli eruditi del tempo, sia quelli a favore dell'autenticità dei resti sia quelli contrari, o almeno dubitanti, producendo numerose opere in forma di opuscoli, libelli e trattati sul tema che circolavano in gran numero, possibilmente coinvolgendo buona parte della popolazione pavese, almeno per alcuni anni. Malgrado l'entusiasmo popolare nella città e altri luoghi, nessuna decisione fu presa sull'autenticità delle reliquie.
La questione fece intervenire il domenicano Benedetto XIII che, nel 1728, volle chiarimenti e conclusioni a riguardo, e le volle in un tempo circoscritto. Il pontefice sembra che tendesse alla speranza di una conclusione positiva, ossia, a favore della autenticità. In questa occasione si fece anche un piccolo inventario delle reliquie sparse in diverse città: Montalcino, Piacenza, Valencia, Dubrovnik...
Con l'ingresso in scena delle autorità romane, le cose presero una svolta diversa, per esempio con più controllo nella produzione bibliografica. Nel maggio di quello stesso anno, fu riaperta la cassa con le ossa, e specialisti dell'epoca furono consultati, concludendo i lavori il 20 giugno. Tre giorni dopo fu fatta una processione dal Duomo fino a San Pietro. A chi vi partecipava e a chi visitava i resti durante i seguenti 40 giorni, fu concessa l'indulgenza plenaria, implicando indirettamente che si era arrivati a una conclusione favorevole alla autenticità.
Le conclusioni, giunte in mano al vescovo di Pavia nel luglio dello stesso anno, confermavano l'autenticità delle reliquie. Gli avvenimenti si succedevano di corsa: il 10 luglio il vescovo annuncia che la proclamazione ufficiale sarà fatta il 16 luglio e che tre giorni dopo ci sarà il canto del Te Deum e fuochi d'artificio per festeggiare l'avvenimento. A questi avvisi, si accludevano la minaccia di scomunica a chi discordava con tale decisione.
Il 22 settembre 1728, Benedetto XIII, attorniato da intellettuali ed eruditi sui quali poteva fidarsi per far avanzare il tema, confermò per iscritto il giudizio del vescovo di Pavia Francesco Pertusati. Con la conferma, fu rinnovata la proibizione di continuare con la controversia sul tema. Pubblicazioni su questo evento videro la luce a Madrid, Leipzig, Barcellona, Venezia, Roma, ecc…
Elenco delle reliquie incontrate al momento dell'apertura della casa argentea dopo il ritrovamento del 1695 (cf. Mathis de Carmagnuola, Dell'inventione del sacro corpo di S. Agostino nel primo d'Ottobre 1695, 2): 10 pezzi di cranio e alcuni altri piccoli, La mandibola inferiore con due denti, Un'osso petroso col forame uditorio, 10 vertebre della spinal mdeolla, parte del collo, parte lombale, parte del dorso cona una grossa porzione dell'osso sacro, Una clavicula sinistra, 25 pezzi di coste, Porzione dell'osso pubes e dell'osso illion, L'osso scio di ambe due le coscie, uno intero e l'altro rotto in tre pezzi, Il focie maggiore di una gamba, Il capo del focile maggiore e tutto il minore dell'altra gamba, L'osso adiutorio d'una spalla rotta in due pezzi, Due focili di un braccio, Due focili dell'altro braccio, Alcuni pezzi del carpo, e metacarpo, tanto dei piedi quanto delle mani, con varii articoli delle dita dei quali non si è potuto precisamente conoscere i mancanti, 86 pezzetti di ossa diverse, Due ampolette di vetro, una più grande dell'altra, ambedue vuote, Diversi pezzi di piombo e un pezzo di tavola di legno.
Dentro questa prima scatola, si trovava un'altra, sempre di marmo, ma scolpita, e dentro di quest'ultima, una di argento decorata con croci stile lombardo. Aprendo quest'ultima, si intravidero i resti umani avvolti in una stoffa. Si fece un'esumazione in presenza delle autorità delle due comunità religiose e altre autorità civili e religiose, elencando minuziosamente i resti da esperti anatomisti. Un'inchiesta fu fatta fra novembre 1695 e febbraio 1696 e un'altra nel 1698. Malgrado una certa riluttanza da parte delle autorità ecclesiastiche nell'autenticare le reliquie come quelle dell'Ipponate, l'entusiasmo cittadino e un numero di miracoli, attribuiti alle reliquie, accelerò il corso degli eventi.
La notizia della riscoperta delle "reliquie di Agostino" corse per tutta la penisola italiana, e non mancarono le controversie fra gli eruditi del tempo, sia quelli a favore dell'autenticità dei resti sia quelli contrari, o almeno dubitanti, producendo numerose opere in forma di opuscoli, libelli e trattati sul tema che circolavano in gran numero, possibilmente coinvolgendo buona parte della popolazione pavese, almeno per alcuni anni. Malgrado l'entusiasmo popolare nella città e altri luoghi, nessuna decisione fu presa sull'autenticità delle reliquie.
La questione fece intervenire il domenicano Benedetto XIII che, nel 1728, volle chiarimenti e conclusioni a riguardo, e le volle in un tempo circoscritto. Il pontefice sembra che tendesse alla speranza di una conclusione positiva, ossia, a favore della autenticità. In questa occasione si fece anche un piccolo inventario delle reliquie sparse in diverse città: Montalcino, Piacenza, Valencia, Dubrovnik...
Con l'ingresso in scena delle autorità romane, le cose presero una svolta diversa, per esempio con più controllo nella produzione bibliografica. Nel maggio di quello stesso anno, fu riaperta la cassa con le ossa, e specialisti dell'epoca furono consultati, concludendo i lavori il 20 giugno. Tre giorni dopo fu fatta una processione dal Duomo fino a San Pietro. A chi vi partecipava e a chi visitava i resti durante i seguenti 40 giorni, fu concessa l'indulgenza plenaria, implicando indirettamente che si era arrivati a una conclusione favorevole alla autenticità.
Le conclusioni, giunte in mano al vescovo di Pavia nel luglio dello stesso anno, confermavano l'autenticità delle reliquie. Gli avvenimenti si succedevano di corsa: il 10 luglio il vescovo annuncia che la proclamazione ufficiale sarà fatta il 16 luglio e che tre giorni dopo ci sarà il canto del Te Deum e fuochi d'artificio per festeggiare l'avvenimento. A questi avvisi, si accludevano la minaccia di scomunica a chi discordava con tale decisione.
Il 22 settembre 1728, Benedetto XIII, attorniato da intellettuali ed eruditi sui quali poteva fidarsi per far avanzare il tema, confermò per iscritto il giudizio del vescovo di Pavia Francesco Pertusati. Con la conferma, fu rinnovata la proibizione di continuare con la controversia sul tema. Pubblicazioni su questo evento videro la luce a Madrid, Leipzig, Barcellona, Venezia, Roma, ecc…
Elenco delle reliquie incontrate al momento dell'apertura della casa argentea dopo il ritrovamento del 1695 (cf. Mathis de Carmagnuola, Dell'inventione del sacro corpo di S. Agostino nel primo d'Ottobre 1695, 2): 10 pezzi di cranio e alcuni altri piccoli, La mandibola inferiore con due denti, Un'osso petroso col forame uditorio, 10 vertebre della spinal mdeolla, parte del collo, parte lombale, parte del dorso cona una grossa porzione dell'osso sacro, Una clavicula sinistra, 25 pezzi di coste, Porzione dell'osso pubes e dell'osso illion, L'osso scio di ambe due le coscie, uno intero e l'altro rotto in tre pezzi, Il focie maggiore di una gamba, Il capo del focile maggiore e tutto il minore dell'altra gamba, L'osso adiutorio d'una spalla rotta in due pezzi, Due focili di un braccio, Due focili dell'altro braccio, Alcuni pezzi del carpo, e metacarpo, tanto dei piedi quanto delle mani, con varii articoli delle dita dei quali non si è potuto precisamente conoscere i mancanti, 86 pezzetti di ossa diverse, Due ampolette di vetro, una più grande dell'altra, ambedue vuote, Diversi pezzi di piombo e un pezzo di tavola di legno.