Passeggiando con la storia
Le feste natalizie nelle famiglie gravinesi
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 16 dicembre 2021
12.00
Da un testo di Giuseppe Schinco, pubblicato nel 2016 da Schena editore, a cura del Centro Ricerche di Storia Religiosa in Puglia. Centro Studi della Civiltà Rurale ,"Iune, monde la lune Analisi comparata dei giochi prima del computer a Gravina e Poggiorsini", abbiamo estrapolato alcuni modi, legati alla tradizione cittadina, di festeggiare il Natale nella nostra città, nelle famiglie gravinesi. Prima di inoltrarci alla ripresa del testo integrale, ci pare doveroso premettere che sono state fatte alcune integrazioni di carattere personale ed evocare un proverbio molto in uso nella gente, nel volgo e nelle usanze dei nostri abitanti.
La prima festa religiosa che precede il natale è quella dell'Immacolata. A tal proposito è stato coniato un proverbio, ancora in voga e riferito al decorso delle festa fino all'Epifania: "Ci le fièste bone vuò fè, dall'Ammaculète adda cumenzè. Se vuoi proseguire con il buon andamento delle feste, devi cominciare dall'Immacolata. Giorno in cui cominciano, secondo alcune tradizioni o secondo alcuni ceppi di famiglie, ad allestirsi presepi e luminarie con l'addobbo dell'albero natalizio e friggere le prime pettole. Torniamo al testo da cui siamo partiti.
"Innanzitutto il natale. Già ai primi di dicembre si inizia a preparare il presepe: i bambini più intraprendenti vanno sulla collina del Pendino, u Pennine, a prelevare argilla dalla cava per foggiare pupi. (Ma, anche, il muschio e ciottolino. N.d.r.). La sera della vigilia, prima della messa di mezzanotte, si gioca a tombola( tra una ricca pettolata, accompagnata da pezzi di salsiccia secca, magari fatta in casa, come era d'uso un tempo, provolone e baccalà n.d.r .), un cartoncino con i 90 rocchetti di legno marcati in nero e sul verso il gioco della dama, il tombolone.
Le cartelle sono di dimensioni ridotte e dello stesso colore del tombolone. Come segna numeri si adoperano pezzetti di bucce di arance mangiate durante il gioco o legumi, in genere lenticchie,
che dopo vanno di rito raccolte. La notte, per la gioia dei bambini che, a differenza degli altri giorni, restano in piedi fino a tardi, si va in chiesa dove quasi sempre si addormentano. Una tiritera riporta
questo momento:
La notte de Natöle nan'ze dorme
ié fatte u figghie mascule la Madonne.
Un'altra tiritera, un misto tra il racconto della natività e una cantilena nonsense, si sciorina in occasione del natale:
La notte de Natöle
ié na fèste prencepöle,
nascì nostro Segnoure
iend'a na mangiatore;
nu vouve e n'asiniedde
e San Gesèppe u vecchiariedde.
Le vueve sunaine, < variante: u vouve sunaie>,
le pòchere abballaine < variante: la pòchere abbalaie>,
abbalaien < variante: abballaie> saup'o puzze
e u pastore s'ammuzze".
Una piccola digressione. Nel frattempo, le donne di casa, le madri, le nonni hanno anche pensato di addolcire l'andamento delle giornate festive con dolci fatti in casa: cartellate con la spolverata di zucchero filato o bagnate con il vin cotto ricavato dalla cottura e spremitura dei fichi, così come anche i calzoncelli di mandorle e di ceci.
Riprendendo tra le mani il testo di Schinco e continuando a leggerlo: "A mezzogiorno, i bimbi delle famiglie più abbienti nascondono sotto il piatto del padre la letterina di natale. Precedentemente preparata in classe dagli insegnanti, si promette di essere più buoni, più studiosi e più obbedienti; dopo la lettura si può recuperare qualche soldino, qualche cioccolatino o semplicemente un bacio affettuoso dai genitori illusoriamente convinti che le promesse saranno mantenute. La notte dell'ultimo dell'anno: stessi giochi.
Ma è il Capodanno il giorno dei bambini: chi se lo può permettere con l'abitino della festa, pantaloncini corti, maglietta e cappottino, tutti con un sacchettino legato al collo dove mettere gli spiccioli, si va da nonni e zii a fare gli auguri ritmando la strofetta:
Cöpe d'anne e cöpe de mise,
damma la strènne ca m'a premise.
E tutti danno una somma in denaro che la sera, nonostante i nascondigli più segreti
conosciuti soltanto dai bambini e dai genitori, saranno prelevati da S. Basilio per darli
alla Befana; per incrementare le somme da investire in regali, la sera della vigilia, come
in occasioni delle altre feste, si rompono anche i salvadanai, le scarfudde.
La prima festa religiosa che precede il natale è quella dell'Immacolata. A tal proposito è stato coniato un proverbio, ancora in voga e riferito al decorso delle festa fino all'Epifania: "Ci le fièste bone vuò fè, dall'Ammaculète adda cumenzè. Se vuoi proseguire con il buon andamento delle feste, devi cominciare dall'Immacolata. Giorno in cui cominciano, secondo alcune tradizioni o secondo alcuni ceppi di famiglie, ad allestirsi presepi e luminarie con l'addobbo dell'albero natalizio e friggere le prime pettole. Torniamo al testo da cui siamo partiti.
"Innanzitutto il natale. Già ai primi di dicembre si inizia a preparare il presepe: i bambini più intraprendenti vanno sulla collina del Pendino, u Pennine, a prelevare argilla dalla cava per foggiare pupi. (Ma, anche, il muschio e ciottolino. N.d.r.). La sera della vigilia, prima della messa di mezzanotte, si gioca a tombola( tra una ricca pettolata, accompagnata da pezzi di salsiccia secca, magari fatta in casa, come era d'uso un tempo, provolone e baccalà n.d.r .), un cartoncino con i 90 rocchetti di legno marcati in nero e sul verso il gioco della dama, il tombolone.
Le cartelle sono di dimensioni ridotte e dello stesso colore del tombolone. Come segna numeri si adoperano pezzetti di bucce di arance mangiate durante il gioco o legumi, in genere lenticchie,
che dopo vanno di rito raccolte. La notte, per la gioia dei bambini che, a differenza degli altri giorni, restano in piedi fino a tardi, si va in chiesa dove quasi sempre si addormentano. Una tiritera riporta
questo momento:
La notte de Natöle nan'ze dorme
ié fatte u figghie mascule la Madonne.
Un'altra tiritera, un misto tra il racconto della natività e una cantilena nonsense, si sciorina in occasione del natale:
La notte de Natöle
ié na fèste prencepöle,
nascì nostro Segnoure
iend'a na mangiatore;
nu vouve e n'asiniedde
e San Gesèppe u vecchiariedde.
Le vueve sunaine, < variante: u vouve sunaie>,
le pòchere abballaine < variante: la pòchere abbalaie>,
abbalaien < variante: abballaie> saup'o puzze
e u pastore s'ammuzze".
Una piccola digressione. Nel frattempo, le donne di casa, le madri, le nonni hanno anche pensato di addolcire l'andamento delle giornate festive con dolci fatti in casa: cartellate con la spolverata di zucchero filato o bagnate con il vin cotto ricavato dalla cottura e spremitura dei fichi, così come anche i calzoncelli di mandorle e di ceci.
Riprendendo tra le mani il testo di Schinco e continuando a leggerlo: "A mezzogiorno, i bimbi delle famiglie più abbienti nascondono sotto il piatto del padre la letterina di natale. Precedentemente preparata in classe dagli insegnanti, si promette di essere più buoni, più studiosi e più obbedienti; dopo la lettura si può recuperare qualche soldino, qualche cioccolatino o semplicemente un bacio affettuoso dai genitori illusoriamente convinti che le promesse saranno mantenute. La notte dell'ultimo dell'anno: stessi giochi.
Ma è il Capodanno il giorno dei bambini: chi se lo può permettere con l'abitino della festa, pantaloncini corti, maglietta e cappottino, tutti con un sacchettino legato al collo dove mettere gli spiccioli, si va da nonni e zii a fare gli auguri ritmando la strofetta:
Cöpe d'anne e cöpe de mise,
damma la strènne ca m'a premise.
E tutti danno una somma in denaro che la sera, nonostante i nascondigli più segreti
conosciuti soltanto dai bambini e dai genitori, saranno prelevati da S. Basilio per darli
alla Befana; per incrementare le somme da investire in regali, la sera della vigilia, come
in occasioni delle altre feste, si rompono anche i salvadanai, le scarfudde.