Passeggiando con la storia
Lo svolgimento dei funerali nel tempo passato
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 3 novembre 2022
I funerali di un tempo nella nostra città si dividevano in due categorie: religiosi e civili. I primi erano di persone cattoliche, che frequentavano la chiesa, si avvicinavano spesso ai sacramenti, oppure di battezzati, di credenti più o meno tiepidi. I secondi, invece erano quelli che si riferivano o facevano riferimento a personaggi, influenti o non, ma, comunque, fortemente connotati politicamente, praticanti di dottrine avverse alla Chiesa: comunisti, socialisti anticlericali, massoni.
I funerali religiosi consistevano in quella parte in cui il sacerdote o una terna di essi, si recava a casa del defunto, per una prima assoluzione del tumulo, l'accompagnamento in chiesa,con il rito esequiale, che veniva svolto dal celebrante principale e il funerale, con il solito accompagnamento della terna sacerdotale, dei parenti stretti, amici, conoscenti, corone di fiori che si snodava per le principali vie cittadine, passando, quasi come un rito, obbligatoriamente dalla porta di sant'Agostino, fin verso ad una certa altezza di via San Sebastiano, la penultima traversa, dove il sacerdote principale, dava l'ultima benedizione al feretro, prima che il corteo funebre raggiungesse l'inizio di via Loreto, dove i familiari ricevevano le condoglianze di amici e conoscenti.
Il funerale religioso, sempre su richiesta della famiglia o su espressa volontà dell'estinto, si caratterizzava da un altro aspetto:la partecipazione di uno stuolo di orfanelle e suore che si accompagnavano elevando preghiere di suffragio per il defunto. In genere erano le orfanelle, le cappucce nelle, come venivano chiamato in gergo gravinese, ospitate presso l'Orfanotrofio Sant'Antonio da Padova, gestito dalle Suore Stimmatine. A volte vi partecipavano anche gli orfanelli dell'Orfanotrofio maschile di San Sebastiano con le Suore Ancelle del Santuario. Se l'estinto apparteneva ad una delle Confraternite della città, il feretro veniva seguito ed accompagnato all'ultima dimora da tutti i confratelli.
Quello civile era, invece, caratterizzato dalla partecipazione della banda musicale cittadina che suonava marce funebri. Più esattamente, il feretro usciva di casa, senza passare dalla chiesa parrocchiale, dopo il solito attraversamento delle vie principali della città, la bara e il corteo dovevano fare sosta dinanzi alla locale sede del PCI, dove veniva eseguito l'Inno dei lavoratori, durante il quale tutti gli astanti salutavano il compagno deceduto con il saluto del pugno chiuso. Terminato questo rito, il corteo, al cui seguito spiccava la bandiera rossa listata a lutto, proseguiva per via Loreto, attraversando lo storico arco di Sant'Agostino, fino a giungere al luogo storico per il solito rito delle condoglianze.
Prima che nascessero le imprese di pompe funebri, l'organizzazione dei funerali era affidata ai titolari di sala da barba. Il feretro veniva portato a spalla , su di un apposito catafalco mobile, chiamato in dialetto catalette. Un altro rito importante, che riguardava gli uni e gli altri funerali, era quello di invitare al cosiddetto cordone, cioè ai lati della bara i rappresentanti della categoria lavorativa cui il defunto apparteneva, prendendo il posto di testa della bara, seguiti da altri in rappresentanza delle categorie dei congiunti.
Per completare questo breve tragitto storico, non bisogna dimenticare quello che avveniva in casa del defunto dopo il decesso. Il corpo, rivestito di abiti civili, veniva adagiato sul letto di famiglia e successivamente, poche ore prima del funerale, veniva adagiato nella cassa, a differenza di oggi il cui cadavere giace nel suo ultimo giaciglio appena ultimate le operazioni di vestizione.
Oltre questi riferimenti storici, per concludere, non si può non fare riferimento ad altri aspetti organizzativi. Presso l'abitazione del defunto, a differenza di oggi, veniva montato un lungo panno nero, che restava appeso per tre giorni. Per chi optava per il funerale religioso, il giorno del funerale, la chiesa veniva addobbata a lutto sia internamente che esternamente, con un altro panno nero e una tabella con il nome e il cognome del defunto. Il corteo funebre, a volte, veniva seguito da macchine ricoperte da un panno nero.
Servivano per riportare a casa i famigliari dopo la tumulazione avvenuta presso il cimitero. Sotto terraterra o nelle proprie cappelle di famiglia o in quelle delle Confraternite, specie se il defunto era un iscritto al sodalizio, ma, anche chi non era iscritto poteva prendere in fitto un loculo, oppure in quelli realizzati dal comune. Ovviamente, dopo ogni funerale, non poteva mancare il pranzo del consolo per i famigliari, u cuonze. Generalmente offerto da parenti o amici stretti o dal datore di lavoro dello scomparso.
I funerali religiosi consistevano in quella parte in cui il sacerdote o una terna di essi, si recava a casa del defunto, per una prima assoluzione del tumulo, l'accompagnamento in chiesa,con il rito esequiale, che veniva svolto dal celebrante principale e il funerale, con il solito accompagnamento della terna sacerdotale, dei parenti stretti, amici, conoscenti, corone di fiori che si snodava per le principali vie cittadine, passando, quasi come un rito, obbligatoriamente dalla porta di sant'Agostino, fin verso ad una certa altezza di via San Sebastiano, la penultima traversa, dove il sacerdote principale, dava l'ultima benedizione al feretro, prima che il corteo funebre raggiungesse l'inizio di via Loreto, dove i familiari ricevevano le condoglianze di amici e conoscenti.
Il funerale religioso, sempre su richiesta della famiglia o su espressa volontà dell'estinto, si caratterizzava da un altro aspetto:la partecipazione di uno stuolo di orfanelle e suore che si accompagnavano elevando preghiere di suffragio per il defunto. In genere erano le orfanelle, le cappucce nelle, come venivano chiamato in gergo gravinese, ospitate presso l'Orfanotrofio Sant'Antonio da Padova, gestito dalle Suore Stimmatine. A volte vi partecipavano anche gli orfanelli dell'Orfanotrofio maschile di San Sebastiano con le Suore Ancelle del Santuario. Se l'estinto apparteneva ad una delle Confraternite della città, il feretro veniva seguito ed accompagnato all'ultima dimora da tutti i confratelli.
Quello civile era, invece, caratterizzato dalla partecipazione della banda musicale cittadina che suonava marce funebri. Più esattamente, il feretro usciva di casa, senza passare dalla chiesa parrocchiale, dopo il solito attraversamento delle vie principali della città, la bara e il corteo dovevano fare sosta dinanzi alla locale sede del PCI, dove veniva eseguito l'Inno dei lavoratori, durante il quale tutti gli astanti salutavano il compagno deceduto con il saluto del pugno chiuso. Terminato questo rito, il corteo, al cui seguito spiccava la bandiera rossa listata a lutto, proseguiva per via Loreto, attraversando lo storico arco di Sant'Agostino, fino a giungere al luogo storico per il solito rito delle condoglianze.
Prima che nascessero le imprese di pompe funebri, l'organizzazione dei funerali era affidata ai titolari di sala da barba. Il feretro veniva portato a spalla , su di un apposito catafalco mobile, chiamato in dialetto catalette. Un altro rito importante, che riguardava gli uni e gli altri funerali, era quello di invitare al cosiddetto cordone, cioè ai lati della bara i rappresentanti della categoria lavorativa cui il defunto apparteneva, prendendo il posto di testa della bara, seguiti da altri in rappresentanza delle categorie dei congiunti.
Per completare questo breve tragitto storico, non bisogna dimenticare quello che avveniva in casa del defunto dopo il decesso. Il corpo, rivestito di abiti civili, veniva adagiato sul letto di famiglia e successivamente, poche ore prima del funerale, veniva adagiato nella cassa, a differenza di oggi il cui cadavere giace nel suo ultimo giaciglio appena ultimate le operazioni di vestizione.
Oltre questi riferimenti storici, per concludere, non si può non fare riferimento ad altri aspetti organizzativi. Presso l'abitazione del defunto, a differenza di oggi, veniva montato un lungo panno nero, che restava appeso per tre giorni. Per chi optava per il funerale religioso, il giorno del funerale, la chiesa veniva addobbata a lutto sia internamente che esternamente, con un altro panno nero e una tabella con il nome e il cognome del defunto. Il corteo funebre, a volte, veniva seguito da macchine ricoperte da un panno nero.
Servivano per riportare a casa i famigliari dopo la tumulazione avvenuta presso il cimitero. Sotto terraterra o nelle proprie cappelle di famiglia o in quelle delle Confraternite, specie se il defunto era un iscritto al sodalizio, ma, anche chi non era iscritto poteva prendere in fitto un loculo, oppure in quelli realizzati dal comune. Ovviamente, dopo ogni funerale, non poteva mancare il pranzo del consolo per i famigliari, u cuonze. Generalmente offerto da parenti o amici stretti o dal datore di lavoro dello scomparso.