Maurizio Lettieri
Maurizio Lettieri
Passeggiando con la storia

Maurizio Lettieri: Orientalista, Poliglotta

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

I biografi che si sono occupati di questo illustre personaggio gravinese sono coloro che ne hanno esaltato i pregi culturali, gli aspetti professionali della sua vita. Elogiandoli e attingendo da quelle fonti storiche scevre da retoriche, ma dense di capacità giudicatrici dinanzi alle quali luminari si sono piegati accettando, condividendo, apprezzando la poliedricità poliglotta di chi aveva superato esami e prove dando il meglio di se. Uno di questi è stato il sacerdote gravinese Tavani, autore di "Cenni storico-biografici degli Illustri Gravinesi, 2° Edizione, Gravina, Tipografia Salvatore Janora 1806. E' stata questa la fonte utilizzata per la stesura della seguente scheda biografica.
Nacque a Gravina il 12 dicembre 1804 da Marcello e Felicia De Ruvo di Molfetta, distinti personaggi per nobiltà d'animo e di cuore. In su le prime questi frequentò le scuole del Ginnasio di Gravina, poi quelle di Molfetta di dove uscì con la stima di dotto e di ingegnoso maestro nella lingua greca e latina. Non bastevole il giovane Lettieri della istruzione ricevuta negli istituti sacerdotali, recossi a Napoli, per quivi studiare giurisprudenza sotto l'insigne Pasquale Borrelli onesto e profondo giureconsulto. Quivi col suo vigore giovanile si diede a seguire per qualche tempo le orme del suo maestro e tradusse dal latino i Commenti di Arnaldo Vinnio dalle Istituzioni di Giustiniano, rimasta inedita.
Ma la vocazione di Maurizio rifulse maggiormente quando cominciò a frequentare le lezioni dell'Abate Angelo De Simone ove ad dimostrò che egli non era pel foro ma per lo studio delle lingue. Nel 1827 veniva eletto, dietro splendido esame, dal Governo Napoletano alunno- storico – diplomatico presso il grande Archivio del Regno. Tenace come era il Lettieri cercò in Roma all'insegnamento privato la continuazione delle conoscenze linguistiche sotto il Prof. Giacinto Deutz e D. Massimo Mazlun,Patriarca armeno; i quali per l'amore che ne sentivano verso di lui gli furono larghissimi del loro sapere.
Egli a ventotto anni era espertissimo delle lingue e delle letterature latina e greca, conoscitore e scrittore accurato della lingua italiana, francese e tedesca, dotto nelle lingue Ebraica, Siriaca, Caldaica, Araba e Garsciunica, delle quali era stato giudicato espertissimo professore e conoscitore di molti dialetti orientali che speditamente parlava. Al 10 maggio 1832 la Giunta della Real Biblioteca Borbonica lo proponeva al Re Ferdinando II quale scrittore onorario dell'accennata Biblioteca, con l'incarico di illustrare i codici scritti in diversi dialetti Orientali. Altra gloria più splendida era riservata all'illustre glottologo.
Egli crescendo sempre più nella reputazione tra i cultori delle lingue classiche e delle Orientali giunse a fare strabilire la cattedra di lingua Araba della R. Università di Napoli che egli sostenne in qualità di professore. A coronamento di quanto è stato detto riporto il giudizio di quel famoso poliglotta Giuseppe – Cardinale – Mezzofante che al 16 marzo 1832 rilasciava la seguente dichiarazione.

"Richiesto del mio sapere intorno al progresso nello studio delle lingue orientali del Sig. Maurizio Lettieri penzionato per esso studio da S.M. il Re delle due Sicilie, oltre gli attestati onorifici da lui riportati, posso particolarmente asserire d'aver scorto in lui un ardore straordinario, una disposizione singolare ed un ingegno grandemente atto a questa erudizione. Egli è soprattutto versato nell'Arabo, e lo parla altresì famigliarmente. Ogni più diligente industria da lui si pone in questi studii, e di frequente conversando con gli orientali viepiù si rende esperto nei loro idiomi. Tale insomma è il suo profitto che potrà un giorno giovare assai a questo genere di letteratura, sia ammaestrando altri, si illustrando gli Autori che ancora non videro la pubblica luce".
Molte le sue opere date alle stampe, molte, purtroppo, quelle inedite e molte, ancora peggio, quando sembrava che potessero essere preservate, recuperate, protette, valorizzate e fruite ed, invece, per scellerata sciattaggine di alcuni famigliari e dei cosiddetti responsabili di patrie memorie, o di qualche massimo rappresentante istituzionale del più importante contenitore culturale cittadino, andarono al macero. Maurizio Lettieri, ancora nel pieno vigore della sua attività e dei suoi anni, ori all'età di 45, nel 1849, epoca di turbolenze e confusioni politiche.
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