Passeggiando con la storia
Michele Popolizio, Notaio
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 9 febbraio 2023
Nato il 6 giugno 1861, da Francesco Paolo e Maria Oliva Pellicciari, terzo di quattro figli, dopo aver compiuto gli studi a Matera si laureò presso la Regia Università di Napoli. Esplicò sin da giovane grande attività nella vita pubblica, politica ed amministrativa di Gravina. La funzione di notaio fu per lui una missione riscuotendo la illimitata fiducia non solo dell'intera cittadinanza gravinese, ma dei comuni limitrofi e degli avvocati della curia barese.
Per molti lustri, resse la carica di Conciliatore di Gravina ed il popolo trovava in lui, per il suo cuore mite ed equanime, il padre amorevole, più che il giudice, sicchè per l'autorità che aveva riusciva a comporre le più delicate vertenze. Chiamato alla vicepresidenza della Banca Cooperativa Agraria di Gravina, in un periodo in cui la Banca versava in non floride condizioni, nella qualità di consigliere delegato sotto le presidenze di Pasquale Calderoni-Martini e del Barone Ettore Pomarici Santomasi, recuperò una immensità di crediti e riportò l'Istituto a floridissime condizioni.
Quando il Barone Ettore Pomarici Santomasi, il 6 dicembre del 1917, il giorno prima che morisse, dispose con pubblico testamento, di donare gran parte dei suoi beni mobili ed immobili alla città di Gravina, il notaio rogante dell'atto, registrato l'11 successivo al numero di Repertorio 65 fu il Popolizio. Dal matrimonio con la nobile Adelina Lettieri ebbe sei figli: Maria Oliva, Francesco Paolo avvocato e notaio, Vincenzo medico chirurgo deceduto il 31 ottobre 1931, due anni dopo la morte del padre avvenuta il 27 marzo 1929; Serafina, Maddalena e Berardino. La famiglia Popolizio di Gravina, si trasferì da Altamura nella seconda metà del XVIII ed ebbe a suo capostipite a Gravina Vincenzo Popolizio.
Questi sposatosi con Serafina Vadursi, antica famiglia gravinese di rango civile, impiantò in Gravina una industria agricola-armentizia che fu portata a notevole importanza dal figlio Bernardino. Costui sposò Antonia Ricca di Grottole, anch'essa di famiglia benestante, procreando Vincenzo e Michele che furono entrambi canonici della cattedrale di Gravina (1820) e dottori in teologia e scienze filosofiche e Francesco Paolo padre del nostro.
Per molti lustri, resse la carica di Conciliatore di Gravina ed il popolo trovava in lui, per il suo cuore mite ed equanime, il padre amorevole, più che il giudice, sicchè per l'autorità che aveva riusciva a comporre le più delicate vertenze. Chiamato alla vicepresidenza della Banca Cooperativa Agraria di Gravina, in un periodo in cui la Banca versava in non floride condizioni, nella qualità di consigliere delegato sotto le presidenze di Pasquale Calderoni-Martini e del Barone Ettore Pomarici Santomasi, recuperò una immensità di crediti e riportò l'Istituto a floridissime condizioni.
Quando il Barone Ettore Pomarici Santomasi, il 6 dicembre del 1917, il giorno prima che morisse, dispose con pubblico testamento, di donare gran parte dei suoi beni mobili ed immobili alla città di Gravina, il notaio rogante dell'atto, registrato l'11 successivo al numero di Repertorio 65 fu il Popolizio. Dal matrimonio con la nobile Adelina Lettieri ebbe sei figli: Maria Oliva, Francesco Paolo avvocato e notaio, Vincenzo medico chirurgo deceduto il 31 ottobre 1931, due anni dopo la morte del padre avvenuta il 27 marzo 1929; Serafina, Maddalena e Berardino. La famiglia Popolizio di Gravina, si trasferì da Altamura nella seconda metà del XVIII ed ebbe a suo capostipite a Gravina Vincenzo Popolizio.
Questi sposatosi con Serafina Vadursi, antica famiglia gravinese di rango civile, impiantò in Gravina una industria agricola-armentizia che fu portata a notevole importanza dal figlio Bernardino. Costui sposò Antonia Ricca di Grottole, anch'essa di famiglia benestante, procreando Vincenzo e Michele che furono entrambi canonici della cattedrale di Gravina (1820) e dottori in teologia e scienze filosofiche e Francesco Paolo padre del nostro.