Passeggiando con la storia
Mons. Cristoforo Maiello 65° vescovo di Gravina e 8° della Diocesi Gravina – Irsina
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 23 febbraio 2023
Cristoforo fu il quarto figlio di Raffaele e Luigia Messina. Nacque in Aprano- Casaluce il 15 febbraio 1862, presso la casa paterna di Corso Umberto I, ricevendo il battesimo il giorno successivo nella parrocchia di San Marcellino di Aprano dallo zio parroco don Francesco Maiello. Alunno nel seminario di Aversa, ad appena 22 anni fu ordinato sacerdote, il 7 giugno 1884, da mons. Domenico Zelo, vescovo di Aversa. Giovanissimo sacerdote, altrettanto giovanissimo quando fu ordinato vescovo e giovanissimo, purtroppo, dovette toccare le vette del cielo.
Appena ordinato sacerdote, prestò il suo servizio ministeriale presso il seminario di Aversa, ricoprendo incarichi di responsabilità, quale vice rettore e padre spirituale insegnando umane lettere, filosofia, matematica, ma soprattutto scienze naturali. Fu, anche, autore di testi sulla botanica zoologica. Aveva appena 38 anni, quando mons. Carlo Caputo vescovo di Aversa, per premiare i meriti acquistati nel rendere il suo servizio alla Chiesa e alla società lo nominò parroco della parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli.
Doveva essere incardinato alla guida della parrocchia il 3 novembre 1899. La sera del giorno precedente, avvenne un fatto insolito, almeno per lui. Ricevette la notizia della nomina a vescovo delle Diocesi unite Gravina – Irsina, essendo stato preconizzato nel concistoro del 14 dicembre 1899 da papa Leone XIII. Mons. Maiello fu consacrato vescovo a Roma il 17 dicembre 1899 dal cardinale Francesco de Paolo Cassetta; gli altri due vescovi che assistettero alla consacrazione furono mons. Carlo Caputo, arcivescovo di Nicomedia e mons. Luigi Lazzareschi, vescovo di Neocesarea. Il vescovo Maiello ideò il suo stemma episcopale, collocando al centro di uno scudo due anelli concentrici. Gli anelli rappresentano la fedeltà e l'amore, che sono i vincoli che legano lo sposo alla sposa; fedeltà ed amore sono il simbolo che devono legare il vescovo alla sua Chiesa. Fece il suo ingresso a Gravina l'11 marzo 1900, a Montepeloso il 18 successivo.
Primo atto del suo governo episcopale fu l'indizione della S. Visita pastorale, durata più di un anno, durante la quale mise ordine in diversi settori ed ambienti della vita ecclesiale: dalle chiese, ai luoghi pii, ai monasteri e alle confraternite. A Gravina fondò le confraternite di sant'Antonio e del Carmine. Sia a Gravina che ad Irsina diede impulso al culto del S. Cuore di Gesù e di Maria SS.ma, di cui era un fervente sostenitore, istituendo i pii sodalizi della Guardia d'onore, dei 33 uffici, dell'unione di adorazione riparatrice, aggregata alla Congrega di Montmartre, quelli delle Madri cristiane e istituendo tra i sacerdoti la lega di riparazione delle bestemmie. Quanto tenesse all'educazione delle giovani fanciulle è comprovato e confermato dalla presenza, sia in città che nell'altro centro cittadino diocesano delle Suore Betlemite, Congregazione fondata da San Pedro da Betancur. Addirittura, la Casa Betlemita di Gravina venne aperta in un palazzo messo a disposizione dello stesso vescovo, il quale si recava spesso per celebrare i divini sacrifici eucaristici. Purtroppo, questa bellissima realtà ebbe breve durata. Vindice convinto dei diritti della Chiesa, caso unico in Italia, se non addirittura nell'Italia meridionale, riuscì a riscattare dalle mani dell'Economato le rendite sequestrate del Seminario, la restante parte dei locali e diede così nuova vita a questo istituto. Riuscì a fare riconoscere come ente giuridico l'unica parrocchia esistente nell'allora borgata di Poggiorsini. Stabilì, a vantaggio del clero, la discussione mensile del caso morale.
Seguiva in prima persona la vita dei due Capitoli perché dessero sempre più lustro e decoro alle sue Cattedrali. Sotto il suo episcopato furono eseguiti lavori di ammodernamento, di ampliamento della Cattedrale di Irsina, mettendo a nuovo il pavimento marmoreo. Analoghi lavori furono eseguiti a Gravina: sia per la Cattedrale, sia per il Seminario diocesano che per l'Episcopio.
Sul piano più strettamente pastorale e religioso, in occasione del 50° anniversario della proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione, oltre a scrivere una Lettera pastorale: L'Immacolata Concezione, dotò la Cattedrale di gravina di una statua, ponendola sull'altare della Santa Croce. Quella statua, attualmente, si trova presso la parrocchia di San Matteo, grazie al dono di mons. Giuseppe Vairo, in occasione della inaugurazione della nuova chiesa. A questo vescovo generoso, uomo di preghiera va ascritto il merito di aver accolto la vocazione adulta del dott. Eustachio Montenurro. Dopo 22 anni di professione medica, il futuro fondatore delle Suore Missionarie del Sacro Costato e dei Piccoli Fratelli del SS.mo Sacramento, si recò dal suo vescovo per esternargli la decisione sulla sua vocazione sacerdotale. Il 24 settembre 1904, nella nostra chiesa cattedrale, dinanzi all'altare della Madonna del Piede, ricevette l'ordinazione e consacrazione sacerdotale, assistendo alla funzione don Giovannino Colangelo.
Mons. Maiello, come scritto precedentemente, fu uomo di profondissima cultura. Non solo scientifica, filosofica, ma, anche teologica. Le sue lettere pastorali, oltre quella già citata, celo dimostrano ampiamente. La prima, del 1900, quella d'ingresso, appena eletto e destinato alle diocesi riunite di Gravina e Montepeloso. La seconda, datata 1901, per la Quaresima di quell'anno: Il secolo nuovo ed il Santo Giubileo. E' del 1902, quella scritta ed indirizzata al clero e ai fedeli diocesani: Il Giubileo Pontificio di Leone XIII, per la Quaresima. Sempre per la Quaresima, datata 1903, la Lettera Jejunemus. La preghiera fu la sesta Lettera pastorale, scritta in occasione della Quaresima del 1905. Fu l'ultima prima della sua morte, avvenuta nel pomeriggio, alle ore 17.30, del 7 marzo 1906, nella sua città natale di Aprano, dove si era recato, sin dal 26 dicembre dell'anno precedente, per curarsi dalla tubercolosi polmonare da cui era stato colpito.
Giunta la notizia del ferale ed inaspettato trapasso, la Chiesa di Gravina fu presente ai solenni funerali, celebrati a Casaluce il giorno dopo, alle ore 1600, con grandissima partecipazione di autorità civili, religiose e comuni cittadini, con i canonici don Domenico Cavallera e don Michele Nardone. Tutti e due, profondamente commossi, scossi in lacrime, seguirono il feretro dall'abitazione fino alla chiesa. Don Michele Nardone, prima che il feretro muovesse di casa, pronunciò un vibrato e sentito ricordo dell'amato vescovo. Parole sincere, tenerissime, di alto encomio per l'illustre prelato, di grande dolore per le vedovate diocesi, private di un sì bel Fiore promettente liete primavere e speranze. Tutti gli astanti non seppero trattenere le loro lacrime.
Terminato il rito esequiale, la bara fu tumulata nella cappella cimiteriale di famiglia. Il 7 settembre 1943, dopo trentasette anni, il nipote mons. Vincenzo Maiello e la sorella del vescovo Annina fecero richiesta al Comune di Casaluce di far traslare la salma nella parrocchia di San Marcellino in Aprano. Il feretro fu venne collocato in una tomba di marmo grigio a destra di chi entra nella chiesa. Sulla tomba fu messa la foto con la seguente epigrafe: "Qui giace Mons. Cristofo Maiello Vescovo di Gravina e Montepeloso di cui lamenteranno sempre la perdita quanti ne ammirarono le virtù. Morì d'a. XLIV il dì 7 marzo MCMVI Riposi in pace qui trasportato il 7 – 9 – 1943.
Nella nostra città i funerali furono celebrati il 14 marzo successivo. Le porte delle botteghe erano chiuse a metà e listate a lutto. Tra i partecipanti alle esequie, il sindaco cav. Pellicciari unitamente ai componenti la Giunta municipale; il pretore avvocato Lanubilia, il vice pretore avvocato Tetro, unitamente al cancelliere e vice cancelliere. Tra le prime file, si posizionarono il Ricevitore del registro, il regio maresciallo Comandante dei Carabinieri, il delegato di P.S.; i soci del Circolo Unione, del Circolo Monarchico, gli insegnanti, i docenti delle scuole medie e tecniche, i priori di tutte le Confraternite, il presidente della Congregazione di carità, l'Ufficiale postale signor Fuentes e tutto l'Orfanotrofio femminile.
La messa da requiem, scritta dal maestro Witt, fu eseguita dalla corale del giovane clero di venticinque cantori e diretta dal canonico professore don Domenico Digiesi, coadiuvato dal sacerdote Caccianini e dai signori Vincenzo Pignatelli e Federico Moramarco. Il Sanctus eseguito fu quello composto dal Botteglieri, l'Agnus del canonico Digiesi. Il discorso funebre fu pronunciato, ancora una volta dal canonico don Michele Nardone. Seguirono, successivamente, le cinque assoluzioni al tumulo impartite dall'arcidiacono don Francesco D'Alonzo, dall'arciprete don Giuseppe Parrulli, dal cantore e vicario capitolare don Domenico Cavallera, dal primcerio don Filippo Pizzi e l'ultima dal vescovo Cecchini.
La presente scheda biografica è stata stilata utilizzando, in gran parte, il volume biografico scritto da Raffaele Piccolo: Il Vescovo Cristoforo Maiello, LER Editrice, Marzo 2006. Specificatamente, per quanto riguarda irsina, il testo utilizzato è stato quello di don Nicolino Di Pasquale: Mille anni di memorie storiche della Diocesi di Montepeloso (ora Irsina) 988 – 1988, Amministrazione Provinciale Matera, Settembre 1990.
Appena ordinato sacerdote, prestò il suo servizio ministeriale presso il seminario di Aversa, ricoprendo incarichi di responsabilità, quale vice rettore e padre spirituale insegnando umane lettere, filosofia, matematica, ma soprattutto scienze naturali. Fu, anche, autore di testi sulla botanica zoologica. Aveva appena 38 anni, quando mons. Carlo Caputo vescovo di Aversa, per premiare i meriti acquistati nel rendere il suo servizio alla Chiesa e alla società lo nominò parroco della parrocchia di Santa Maria di Costantinopoli.
Doveva essere incardinato alla guida della parrocchia il 3 novembre 1899. La sera del giorno precedente, avvenne un fatto insolito, almeno per lui. Ricevette la notizia della nomina a vescovo delle Diocesi unite Gravina – Irsina, essendo stato preconizzato nel concistoro del 14 dicembre 1899 da papa Leone XIII. Mons. Maiello fu consacrato vescovo a Roma il 17 dicembre 1899 dal cardinale Francesco de Paolo Cassetta; gli altri due vescovi che assistettero alla consacrazione furono mons. Carlo Caputo, arcivescovo di Nicomedia e mons. Luigi Lazzareschi, vescovo di Neocesarea. Il vescovo Maiello ideò il suo stemma episcopale, collocando al centro di uno scudo due anelli concentrici. Gli anelli rappresentano la fedeltà e l'amore, che sono i vincoli che legano lo sposo alla sposa; fedeltà ed amore sono il simbolo che devono legare il vescovo alla sua Chiesa. Fece il suo ingresso a Gravina l'11 marzo 1900, a Montepeloso il 18 successivo.
Primo atto del suo governo episcopale fu l'indizione della S. Visita pastorale, durata più di un anno, durante la quale mise ordine in diversi settori ed ambienti della vita ecclesiale: dalle chiese, ai luoghi pii, ai monasteri e alle confraternite. A Gravina fondò le confraternite di sant'Antonio e del Carmine. Sia a Gravina che ad Irsina diede impulso al culto del S. Cuore di Gesù e di Maria SS.ma, di cui era un fervente sostenitore, istituendo i pii sodalizi della Guardia d'onore, dei 33 uffici, dell'unione di adorazione riparatrice, aggregata alla Congrega di Montmartre, quelli delle Madri cristiane e istituendo tra i sacerdoti la lega di riparazione delle bestemmie. Quanto tenesse all'educazione delle giovani fanciulle è comprovato e confermato dalla presenza, sia in città che nell'altro centro cittadino diocesano delle Suore Betlemite, Congregazione fondata da San Pedro da Betancur. Addirittura, la Casa Betlemita di Gravina venne aperta in un palazzo messo a disposizione dello stesso vescovo, il quale si recava spesso per celebrare i divini sacrifici eucaristici. Purtroppo, questa bellissima realtà ebbe breve durata. Vindice convinto dei diritti della Chiesa, caso unico in Italia, se non addirittura nell'Italia meridionale, riuscì a riscattare dalle mani dell'Economato le rendite sequestrate del Seminario, la restante parte dei locali e diede così nuova vita a questo istituto. Riuscì a fare riconoscere come ente giuridico l'unica parrocchia esistente nell'allora borgata di Poggiorsini. Stabilì, a vantaggio del clero, la discussione mensile del caso morale.
Seguiva in prima persona la vita dei due Capitoli perché dessero sempre più lustro e decoro alle sue Cattedrali. Sotto il suo episcopato furono eseguiti lavori di ammodernamento, di ampliamento della Cattedrale di Irsina, mettendo a nuovo il pavimento marmoreo. Analoghi lavori furono eseguiti a Gravina: sia per la Cattedrale, sia per il Seminario diocesano che per l'Episcopio.
Sul piano più strettamente pastorale e religioso, in occasione del 50° anniversario della proclamazione del Dogma dell'Immacolata Concezione, oltre a scrivere una Lettera pastorale: L'Immacolata Concezione, dotò la Cattedrale di gravina di una statua, ponendola sull'altare della Santa Croce. Quella statua, attualmente, si trova presso la parrocchia di San Matteo, grazie al dono di mons. Giuseppe Vairo, in occasione della inaugurazione della nuova chiesa. A questo vescovo generoso, uomo di preghiera va ascritto il merito di aver accolto la vocazione adulta del dott. Eustachio Montenurro. Dopo 22 anni di professione medica, il futuro fondatore delle Suore Missionarie del Sacro Costato e dei Piccoli Fratelli del SS.mo Sacramento, si recò dal suo vescovo per esternargli la decisione sulla sua vocazione sacerdotale. Il 24 settembre 1904, nella nostra chiesa cattedrale, dinanzi all'altare della Madonna del Piede, ricevette l'ordinazione e consacrazione sacerdotale, assistendo alla funzione don Giovannino Colangelo.
Mons. Maiello, come scritto precedentemente, fu uomo di profondissima cultura. Non solo scientifica, filosofica, ma, anche teologica. Le sue lettere pastorali, oltre quella già citata, celo dimostrano ampiamente. La prima, del 1900, quella d'ingresso, appena eletto e destinato alle diocesi riunite di Gravina e Montepeloso. La seconda, datata 1901, per la Quaresima di quell'anno: Il secolo nuovo ed il Santo Giubileo. E' del 1902, quella scritta ed indirizzata al clero e ai fedeli diocesani: Il Giubileo Pontificio di Leone XIII, per la Quaresima. Sempre per la Quaresima, datata 1903, la Lettera Jejunemus. La preghiera fu la sesta Lettera pastorale, scritta in occasione della Quaresima del 1905. Fu l'ultima prima della sua morte, avvenuta nel pomeriggio, alle ore 17.30, del 7 marzo 1906, nella sua città natale di Aprano, dove si era recato, sin dal 26 dicembre dell'anno precedente, per curarsi dalla tubercolosi polmonare da cui era stato colpito.
Giunta la notizia del ferale ed inaspettato trapasso, la Chiesa di Gravina fu presente ai solenni funerali, celebrati a Casaluce il giorno dopo, alle ore 1600, con grandissima partecipazione di autorità civili, religiose e comuni cittadini, con i canonici don Domenico Cavallera e don Michele Nardone. Tutti e due, profondamente commossi, scossi in lacrime, seguirono il feretro dall'abitazione fino alla chiesa. Don Michele Nardone, prima che il feretro muovesse di casa, pronunciò un vibrato e sentito ricordo dell'amato vescovo. Parole sincere, tenerissime, di alto encomio per l'illustre prelato, di grande dolore per le vedovate diocesi, private di un sì bel Fiore promettente liete primavere e speranze. Tutti gli astanti non seppero trattenere le loro lacrime.
Terminato il rito esequiale, la bara fu tumulata nella cappella cimiteriale di famiglia. Il 7 settembre 1943, dopo trentasette anni, il nipote mons. Vincenzo Maiello e la sorella del vescovo Annina fecero richiesta al Comune di Casaluce di far traslare la salma nella parrocchia di San Marcellino in Aprano. Il feretro fu venne collocato in una tomba di marmo grigio a destra di chi entra nella chiesa. Sulla tomba fu messa la foto con la seguente epigrafe: "Qui giace Mons. Cristofo Maiello Vescovo di Gravina e Montepeloso di cui lamenteranno sempre la perdita quanti ne ammirarono le virtù. Morì d'a. XLIV il dì 7 marzo MCMVI Riposi in pace qui trasportato il 7 – 9 – 1943.
Nella nostra città i funerali furono celebrati il 14 marzo successivo. Le porte delle botteghe erano chiuse a metà e listate a lutto. Tra i partecipanti alle esequie, il sindaco cav. Pellicciari unitamente ai componenti la Giunta municipale; il pretore avvocato Lanubilia, il vice pretore avvocato Tetro, unitamente al cancelliere e vice cancelliere. Tra le prime file, si posizionarono il Ricevitore del registro, il regio maresciallo Comandante dei Carabinieri, il delegato di P.S.; i soci del Circolo Unione, del Circolo Monarchico, gli insegnanti, i docenti delle scuole medie e tecniche, i priori di tutte le Confraternite, il presidente della Congregazione di carità, l'Ufficiale postale signor Fuentes e tutto l'Orfanotrofio femminile.
La messa da requiem, scritta dal maestro Witt, fu eseguita dalla corale del giovane clero di venticinque cantori e diretta dal canonico professore don Domenico Digiesi, coadiuvato dal sacerdote Caccianini e dai signori Vincenzo Pignatelli e Federico Moramarco. Il Sanctus eseguito fu quello composto dal Botteglieri, l'Agnus del canonico Digiesi. Il discorso funebre fu pronunciato, ancora una volta dal canonico don Michele Nardone. Seguirono, successivamente, le cinque assoluzioni al tumulo impartite dall'arcidiacono don Francesco D'Alonzo, dall'arciprete don Giuseppe Parrulli, dal cantore e vicario capitolare don Domenico Cavallera, dal primcerio don Filippo Pizzi e l'ultima dal vescovo Cecchini.
La presente scheda biografica è stata stilata utilizzando, in gran parte, il volume biografico scritto da Raffaele Piccolo: Il Vescovo Cristoforo Maiello, LER Editrice, Marzo 2006. Specificatamente, per quanto riguarda irsina, il testo utilizzato è stato quello di don Nicolino Di Pasquale: Mille anni di memorie storiche della Diocesi di Montepeloso (ora Irsina) 988 – 1988, Amministrazione Provinciale Matera, Settembre 1990.