Passeggiando con la storia
Montevergine: casa domestica del cardinale Frà Vincenzo Maria Orsini
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 6 luglio 2023
L'occasione propizia dell'Anno giubilare, 2023 – 2024, per il nono centenario della Fondazione dell'Abbazia di Montevergine, voluta da San Guglielmo da Vercelli, i cui festeggiamenti hanno avuto inizio il 28 maggio scorso, alla presenza del Cardinale Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, ci consente di aprire le pagine di storia della Congregazione Verginiana e trovare la presenza del Cardinale Fra Vincenzo Maria Orsini, il futuro papa gravinese col nome di Benedetto XIII.
L'Orsini, tra le molte incombenze che ebbe, nel corso del suo proficuo e fecondo apostolato episcopale, ebbe anche quella di occuparsi della vita della Congregazione Verginiana di Montevergine. Un compito non marginale, non di secondaria importanza, non solo perché dovette dirimere le controverse che erano sorte o nascevano tra i monaci e i laici per la gestione di alcune proprietà ricadenti nei territori dell'abbazia, quanto anche, anche, per mettere "ordine" nella vita monastica della comunità.
Lo storico di Montevergine, padre Giovanni Mongelli, nella sua storia del monastero e della Congregazione ivi residente: La Storia di Montevergine e della Congregazione Verginiana, pubblicata nel 1971, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Avellino, ma, anche in un articolo: I Cardinali Protettori della Congregazione Verginiana, pubblicato sul numero 14 del 1987 di "Benedictina", ha tracciato, da par suo, un quadro edificante di questo cardinale protettore. Una persona non alla ricerca di clamori, ma solo di essere studiato, approfondito.
Padre Mongelli descrive minuziosamente i tratti salienti di una personalità vocata alla spiritualità. Infatti, le presenze dell'Orsini sul sacro monte voluto da san Guglielmo da Vercelli, non sono rare, ma frequenti, ogniqualvolta i casi lo richiedevano. La prima volta "fu quando si dovette eleggere il nuovo abate, allo scadere del terzo triennio dell'abate Carlo Cutillo e Papa Innocenzo XII, non volendosi spingersi sino alla nomina diretta del nuovo abate generale, che incaricò il card. Vincenzo Orsini, arcivesc. Di Benevento, di presiedere al cap. generale dei verginiani, che si doveva tenere il 27 aprile 1692"
Dalla cronaca storica di padre Mongelli si ricava che "il nome del card. Orsini (poi papa Benedetto XIII) ci porta a toccare, sia pure brevemente, un punto molto importante della storia di Montevergine, la gravissima vertenza dell'abbazia coi suoi vassalli delle terre di Mercogliano Mugnano e Quadrelle per il piazzale dei Tigli, antistante al santuario".
Senza doverci dilungare su questa vicenda e senza volerci introdurre nei meandri di questi contenziosi, che, tra l'altro durarono per circa sin dai tempi in cui era cardinale protettore il domenicano Girolamo Casanate, cui dette il titolo, tra l'altro, alla Biblioteca Casanatense. Visto il protrarsi della vertenza e alla luce dei contenziosi irrisolti, è giusto mettere in risalto che fu proprio il Casanate ad inoltrare "una sua supplica personale al papa perchè designasse il card. Orsini, arcivescovo di Benevento, come commissario e visitatore apostolico di Montevergine.
A questo scopo si dovevano dare all'Orsini le più ampie facoltà " a fine di gastigare i monaci se siano rei, o gli impostori, quando restino convinti di falsità. Perciò, è sempre lo storico Mongelli che scrive, il card. Orsini il 16 giugno 1690 veniva deputato visitatore e commissario apostolico del Monastero di Montevergine, di tutti i monasteri verginiani e delle terre soggette all'abbazia, con pienissimi poteri, soliti a conferirsi in simili casi"
Nonostante le difficoltà, l'Orsini portò avanti la sua missione, il compito affidatogli. "I verginiani trovarono nel card. Orsini, scrive Mongelli, il loro validissimo e continuo sostegno, anzi il 1° marzo 1695 tutta la vertenza passò dalle mani dei verginiani in quelle del cardinale. Appena il Casanate venne a conoscenza dell'incarico affidato allo stimatissimo Orsini, in data 5 marzo gli scrisse una breve lettera, in cui gli dichiarava: "E' ciò con grandissima mia consolazione per veder dato campo all'E.V. di compire ciò che in occasione della sua Visita apostolica dispose a beneficio e sollievo di questo povero et oppresso Ordine, i superiori del quale trovandosi hora liberi dal trattare sopra questi due punti [cioè la questione delle censure e quella dell'esecuzione del decreto della S. Congr. Sull'immunità locale del largo dei Tigli], che del continuo l'inquietavano, potranno attendere con maggiore applicazione al servizio di Dio et a ringraziarlo, che non manchi loro in alcun tempo la valida e piissima protettione di lei".
Per concludere il testo della lettera, "il card. Casanate non manca di aggiungere che con questa nuova opera dell'Orsini cresceranno gli obblighi di "quei buoni religiosi di riconoscere dalla sua assistenza la recuperazione, e stabilmente, della propria quiete". Infine, in una delicata postilla, ha cura di aggiungere: "Hora che V.E. so trova fortemente armata per difendere questa mia povera Religione, la supplico umilmente ad accendersi di santo zelo, acciò che, ridottasi in quiete, possa meglio servir Dio".
Parole di incoraggiamento, di riconoscimento all'Orsini, da parte di un suo confratello nell'episcopato, delle sue qualità diplomatiche, tanto da farne un sano e vero monumento di abilità, di competenza nel risolvere contenziosi, nel chiudere positivamente intricate vicende di carattere politico e religiose. L'Orsini non disattese la fiducia del Casanate e né quella dei monaci, in sintonia con quei sani principii che lo avevano contraddistinto nel servire la Chiesa e Cristo.
L'Orsini, tra le molte incombenze che ebbe, nel corso del suo proficuo e fecondo apostolato episcopale, ebbe anche quella di occuparsi della vita della Congregazione Verginiana di Montevergine. Un compito non marginale, non di secondaria importanza, non solo perché dovette dirimere le controverse che erano sorte o nascevano tra i monaci e i laici per la gestione di alcune proprietà ricadenti nei territori dell'abbazia, quanto anche, anche, per mettere "ordine" nella vita monastica della comunità.
Lo storico di Montevergine, padre Giovanni Mongelli, nella sua storia del monastero e della Congregazione ivi residente: La Storia di Montevergine e della Congregazione Verginiana, pubblicata nel 1971, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Avellino, ma, anche in un articolo: I Cardinali Protettori della Congregazione Verginiana, pubblicato sul numero 14 del 1987 di "Benedictina", ha tracciato, da par suo, un quadro edificante di questo cardinale protettore. Una persona non alla ricerca di clamori, ma solo di essere studiato, approfondito.
Padre Mongelli descrive minuziosamente i tratti salienti di una personalità vocata alla spiritualità. Infatti, le presenze dell'Orsini sul sacro monte voluto da san Guglielmo da Vercelli, non sono rare, ma frequenti, ogniqualvolta i casi lo richiedevano. La prima volta "fu quando si dovette eleggere il nuovo abate, allo scadere del terzo triennio dell'abate Carlo Cutillo e Papa Innocenzo XII, non volendosi spingersi sino alla nomina diretta del nuovo abate generale, che incaricò il card. Vincenzo Orsini, arcivesc. Di Benevento, di presiedere al cap. generale dei verginiani, che si doveva tenere il 27 aprile 1692"
Dalla cronaca storica di padre Mongelli si ricava che "il nome del card. Orsini (poi papa Benedetto XIII) ci porta a toccare, sia pure brevemente, un punto molto importante della storia di Montevergine, la gravissima vertenza dell'abbazia coi suoi vassalli delle terre di Mercogliano Mugnano e Quadrelle per il piazzale dei Tigli, antistante al santuario".
Senza doverci dilungare su questa vicenda e senza volerci introdurre nei meandri di questi contenziosi, che, tra l'altro durarono per circa sin dai tempi in cui era cardinale protettore il domenicano Girolamo Casanate, cui dette il titolo, tra l'altro, alla Biblioteca Casanatense. Visto il protrarsi della vertenza e alla luce dei contenziosi irrisolti, è giusto mettere in risalto che fu proprio il Casanate ad inoltrare "una sua supplica personale al papa perchè designasse il card. Orsini, arcivescovo di Benevento, come commissario e visitatore apostolico di Montevergine.
A questo scopo si dovevano dare all'Orsini le più ampie facoltà " a fine di gastigare i monaci se siano rei, o gli impostori, quando restino convinti di falsità. Perciò, è sempre lo storico Mongelli che scrive, il card. Orsini il 16 giugno 1690 veniva deputato visitatore e commissario apostolico del Monastero di Montevergine, di tutti i monasteri verginiani e delle terre soggette all'abbazia, con pienissimi poteri, soliti a conferirsi in simili casi"
Nonostante le difficoltà, l'Orsini portò avanti la sua missione, il compito affidatogli. "I verginiani trovarono nel card. Orsini, scrive Mongelli, il loro validissimo e continuo sostegno, anzi il 1° marzo 1695 tutta la vertenza passò dalle mani dei verginiani in quelle del cardinale. Appena il Casanate venne a conoscenza dell'incarico affidato allo stimatissimo Orsini, in data 5 marzo gli scrisse una breve lettera, in cui gli dichiarava: "E' ciò con grandissima mia consolazione per veder dato campo all'E.V. di compire ciò che in occasione della sua Visita apostolica dispose a beneficio e sollievo di questo povero et oppresso Ordine, i superiori del quale trovandosi hora liberi dal trattare sopra questi due punti [cioè la questione delle censure e quella dell'esecuzione del decreto della S. Congr. Sull'immunità locale del largo dei Tigli], che del continuo l'inquietavano, potranno attendere con maggiore applicazione al servizio di Dio et a ringraziarlo, che non manchi loro in alcun tempo la valida e piissima protettione di lei".
Per concludere il testo della lettera, "il card. Casanate non manca di aggiungere che con questa nuova opera dell'Orsini cresceranno gli obblighi di "quei buoni religiosi di riconoscere dalla sua assistenza la recuperazione, e stabilmente, della propria quiete". Infine, in una delicata postilla, ha cura di aggiungere: "Hora che V.E. so trova fortemente armata per difendere questa mia povera Religione, la supplico umilmente ad accendersi di santo zelo, acciò che, ridottasi in quiete, possa meglio servir Dio".
Parole di incoraggiamento, di riconoscimento all'Orsini, da parte di un suo confratello nell'episcopato, delle sue qualità diplomatiche, tanto da farne un sano e vero monumento di abilità, di competenza nel risolvere contenziosi, nel chiudere positivamente intricate vicende di carattere politico e religiose. L'Orsini non disattese la fiducia del Casanate e né quella dei monaci, in sintonia con quei sani principii che lo avevano contraddistinto nel servire la Chiesa e Cristo.