Passeggiando con la storia
San Filippo Neri nella vita personale e spirituale di Papa Benedetto XIII
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 23 maggio 2024
In una pubblicazione uscita nel mese di febbraio del 2020 e curata da Daniele Premoli: "Servire l'amicizia con Cristo. Studi in onore del Vescovo di Ivrea mons. Edoardo Aldo Cerrato in occasione del suo 70° compleanno", Simone Raponi, estensore di un suo contributo all'interno della collettanea: Il papa e la sua corte alla Chiesa Nuova La Cappella Papale di san Filippo Neri, fa riferimento, tra l'altro, alla presenza dell'Orsini, nella vita della Congregazione dell'Oratorio o più esattamente al forte rapporto e legame che ci fu tra il cardinale, arcivescovo, divenuto, successivamente, Papa col nome di Benedetto XIII e San Filippo Neri.
Va raccontato e ricordato che Padre Cerrato, prima di essere elevato alla dignità episcopale, è stato per lunghi anni Procuratore generale della Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri (1994-2012). In questa sua veste è stato autore di un saggio biografico sull'Orsini: Il Servo di Dio Benedetto XIII, Grande devoto di San Filippo Neri, nonché relatore, il 24 febbraio 2012, presso l'Angelicum di Roma, nel corso di un convegno di Studi su Benedetto XIII: Papa Orsini tra san Domenico e san Filippo Neri. Fonti, studi e spiritualità.
Di seguito, il testo integrale tratto dal citato volume.
"Benedetto XIII Orsini (1724-1730) fu il pontefice che nel 1725 stabilì che la festa di san Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell'Oratorio, celebrata il 26 maggio, fosse di precetto per Roma e per il suo distretto. (L'elevazione della festa di s. Filippo Neri a festa di precetto, è ricordata, tra gli altri privilegi concessi, nella lapide marmorea della cosiddetta "Sala rossa" nelle stanze del Santo). Se già prima i membri del collegio cardinalizio, in occasione della ricorrenza, intervenivano nella chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) e se anche un papa quale Innocenzo XIII Conti (1721-1724) vi si poteva unire per rendere omaggio all'Apostolo di Roma, sarà solamente papa Orsini a celebrarvi per la prima volta nel 1728 la Cappella papale.
Fu questa la circostanza nella quale egli donò alla sacrestia il proprio piviale, profusamente ricamato in oro, del valore di cinquecento scudi". Un inciso a proposito del sacro parato donato. (Il piviale è in seta laminata in argento con decorazioni floreali in oro: nel bordo ci sono due stemmi pontifici di papa Orsini e sei scudi con immagini di santi: Caterina, Domenico, Pietro, Paolo, Tommaso e Rosa. Il piviale è ricoperto di ricami a punto a stelo, punto piatto e punto passato con grande profusione di lustrini. Sullo scudo un ricamo che ritrae l'Assunta. Esso fu donato alla Vallicella da Benedetto XIII Orsini (1724-1730) che era particolarmente devoto a San Filippo a cui attribuiva la propria salvezza nel corso del terremoto di Benevento del 5 giugno 1688. N.d.r.)
L'Orsini attribuì alla potente intercessione del santo la propria salvezza, dopo il crollo del palazzo che, invece, portò alla morte del gentiluomo che si trovava con lui nella medesima stanza. È egli stesso a narrare l'accaduto: «I miei familiari mi dicono, che Io sia stato sotto le rovine per lo spazio di un'ora, o di un'ora e mezza, ma à me per nuova grazia non parve d'esservi dimorato che per lo spazio d'un quarto d'ora; venne intanto il Padre Lettore Buonaccorsi del mio ordine, chiamandomi sopra quei mucchi di sassi ed Io l'udii subito, ed egli sentì la mia voce, benché non distinguesse le mie parole, (...) ed insieme col signor canonico Paolo Farella cominciarono a disseppelirmi, ed appresso sopraggiunsero due altri, coll'aiuto de' quali mi cavarono de' sassi. Diseppellito che fui, il detto Signor Canonico mi trovò sotto il capo l'accennata immagine del mio santo avvocato» .
Impegnatosi strenuamente nella diffusione del culto del santo fiorentino nella propria provincia ecclesiastica con la dedicazione di innumerevoli chiese, cappelle, altari, anche durante lo stallo del conclave del 1724 e poi nelle cerimonie di avvento al pontificato romano non mancò di affidarsi al suo santo patrono.
Una devota pietà testimoniata altresì dalle abbondanti indulgenze concesse a chi avesse visitato la tomba del Santo, oltre dalla volontà di consacrare personalmente, nell'anno giubilare del 1725, l'altare interno con le reliquie dei santi Papia e Mauro, costruito specularmente a quello della cappella esterna della chiesa, sotto il quale giace il corpo.
Nella stessa occasione, il pontefice designò altare privilegiato perpetuo quello della cappella esterna. Pertanto, l'istituzione benedettiana della Cappella papale alla Chiesa Nuova per la festa di san Filippo si poneva quale vertice onorifico di una serie di atti devozionali e istituzionali, arrivando a coinvolgere annualmente l'insieme dei dignitari ecclesiastici e laici previsti nelle celebrazioni pontificie".
Va raccontato e ricordato che Padre Cerrato, prima di essere elevato alla dignità episcopale, è stato per lunghi anni Procuratore generale della Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri (1994-2012). In questa sua veste è stato autore di un saggio biografico sull'Orsini: Il Servo di Dio Benedetto XIII, Grande devoto di San Filippo Neri, nonché relatore, il 24 febbraio 2012, presso l'Angelicum di Roma, nel corso di un convegno di Studi su Benedetto XIII: Papa Orsini tra san Domenico e san Filippo Neri. Fonti, studi e spiritualità.
Di seguito, il testo integrale tratto dal citato volume.
"Benedetto XIII Orsini (1724-1730) fu il pontefice che nel 1725 stabilì che la festa di san Filippo Neri, fondatore della Congregazione dell'Oratorio, celebrata il 26 maggio, fosse di precetto per Roma e per il suo distretto. (L'elevazione della festa di s. Filippo Neri a festa di precetto, è ricordata, tra gli altri privilegi concessi, nella lapide marmorea della cosiddetta "Sala rossa" nelle stanze del Santo). Se già prima i membri del collegio cardinalizio, in occasione della ricorrenza, intervenivano nella chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) e se anche un papa quale Innocenzo XIII Conti (1721-1724) vi si poteva unire per rendere omaggio all'Apostolo di Roma, sarà solamente papa Orsini a celebrarvi per la prima volta nel 1728 la Cappella papale.
Fu questa la circostanza nella quale egli donò alla sacrestia il proprio piviale, profusamente ricamato in oro, del valore di cinquecento scudi". Un inciso a proposito del sacro parato donato. (Il piviale è in seta laminata in argento con decorazioni floreali in oro: nel bordo ci sono due stemmi pontifici di papa Orsini e sei scudi con immagini di santi: Caterina, Domenico, Pietro, Paolo, Tommaso e Rosa. Il piviale è ricoperto di ricami a punto a stelo, punto piatto e punto passato con grande profusione di lustrini. Sullo scudo un ricamo che ritrae l'Assunta. Esso fu donato alla Vallicella da Benedetto XIII Orsini (1724-1730) che era particolarmente devoto a San Filippo a cui attribuiva la propria salvezza nel corso del terremoto di Benevento del 5 giugno 1688. N.d.r.)
L'Orsini attribuì alla potente intercessione del santo la propria salvezza, dopo il crollo del palazzo che, invece, portò alla morte del gentiluomo che si trovava con lui nella medesima stanza. È egli stesso a narrare l'accaduto: «I miei familiari mi dicono, che Io sia stato sotto le rovine per lo spazio di un'ora, o di un'ora e mezza, ma à me per nuova grazia non parve d'esservi dimorato che per lo spazio d'un quarto d'ora; venne intanto il Padre Lettore Buonaccorsi del mio ordine, chiamandomi sopra quei mucchi di sassi ed Io l'udii subito, ed egli sentì la mia voce, benché non distinguesse le mie parole, (...) ed insieme col signor canonico Paolo Farella cominciarono a disseppelirmi, ed appresso sopraggiunsero due altri, coll'aiuto de' quali mi cavarono de' sassi. Diseppellito che fui, il detto Signor Canonico mi trovò sotto il capo l'accennata immagine del mio santo avvocato» .
Impegnatosi strenuamente nella diffusione del culto del santo fiorentino nella propria provincia ecclesiastica con la dedicazione di innumerevoli chiese, cappelle, altari, anche durante lo stallo del conclave del 1724 e poi nelle cerimonie di avvento al pontificato romano non mancò di affidarsi al suo santo patrono.
Una devota pietà testimoniata altresì dalle abbondanti indulgenze concesse a chi avesse visitato la tomba del Santo, oltre dalla volontà di consacrare personalmente, nell'anno giubilare del 1725, l'altare interno con le reliquie dei santi Papia e Mauro, costruito specularmente a quello della cappella esterna della chiesa, sotto il quale giace il corpo.
Nella stessa occasione, il pontefice designò altare privilegiato perpetuo quello della cappella esterna. Pertanto, l'istituzione benedettiana della Cappella papale alla Chiesa Nuova per la festa di san Filippo si poneva quale vertice onorifico di una serie di atti devozionali e istituzionali, arrivando a coinvolgere annualmente l'insieme dei dignitari ecclesiastici e laici previsti nelle celebrazioni pontificie".