maioliche Fondazione Santomasi
maioliche Fondazione Santomasi
Passeggiando con la storia

Se la storia delle maioliche passa da Gravina, la Fondazione Santomasi ne è testimone e custode

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

E' di rilevante interesse la collezione delle maioliche di fabbricazione locale, inserite all'interno di una specifica sezione allestita nelle sale della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi : mattonelle murali, pavimentali, albarelli, piatti, anfore databili tra il XVII e XVIII secolo, oltre ad un discreto numero di acquasantiere con diversi oggetti d'uso. A proposito della presenza di avanzi di pavimenti, il Lucatuorto, nel suo Il Museo Pomarici Santomasi Note illustrative, asserisce essere "provenienti, uno da una cappella della Cattedrale e rimosso per rifacimento, l'altro da una cappella della chiesa dei Cappuccini di proprietà Orsini". Per completare quanto affermato dal Lucatuorto, bisogna notare che la non meglio identificata cappella della Cattedrale è l'attuale cappellone del Santissimo in cui sono deposte le spoglie mortali del vescovo Arcasio Ricci, tanto è vero che lo stemma episcopale riprodotto sulle piastrelle è di questo vescovo.

Comunque, del materiale in possesso e in esposizione presso il Museo della Fondazione, nel 1986, fu redatto un catalogo, con la supervisione della direttrice della Pinacoteca provinciale di Bari, Pina Belli D'Elia, il patrocinio della Provincia di Bari, editato dalla locale Pro Loco e curato da Saverio Pansini: Maioliche e ceramiche pugliesi nel Museo della Fondazione "Ettore Pomarici Santomasi" di Gravina in Puglia. Un testo in cui vengono analizzati, datati e inventariati i singoli pezzi. Uno studio grazie al quale si è potuta stabilire la provenienza del ricco patrimonio maiolicato, molto del quale si dice provenire da Laterza e altro realizzato e fabbricato a Gravina.

A tal proposito è doveroso riprendere quello che ha scritto Padre Giuseppe Bartolomeo Vignato, il massimo biografo di Papa Benedetto XIII, all'interno del primo volume sulla storia del papa gravinese, in special modo quando, sinteticamente, presenta la storia della città di Gravina: "Fra le industrie, finalmente, che vi prosperano, notevole era quella delle maioliche (piatti, tazzine, acquasantiere ecc…) promossa dalla stessa madre del nostro Benedetto, e di cui alcuni esemplari si possono ancora vedere nel locale Museo Pomarici Santomasi". Non a caso, il pavimento della chiesa di santa Maria delle Domenicane, nel cui convento la duchessa scelse di vivere claustralmente gli anni della sua vita, dopo la morte del marito e la sistemazione dei figli, è composto da mattonelle maiolicate.

Già alla fine del Cinquecento, Gravia si presentava come città ricca, fiorente e prosperosa, soprattutto sotto l'aspetto economico.. L'economia cittadina non era affatto stagnante. Il commercio era incentivato da fiere dedicate alla vendita del grano e dal rilancio di alcune attività artigianali quali la lavorazione della lana e la produzione di maioliche. Nei primi anni del secolo successivo, a partire dal 1608, erano attestate botteghe di ceramisti, che, con ogni probabilità, ricevettero l'impulso al maggiore sviluppo proprio durante gli anni della reggenza della duchessa Giovanna Frangipane della Tolfa Orsini in quel processo di rinnovamento artistico avvenuto dopo il suo definitivo trasferimento da Napoli a Gravina, dopo la morte del suo congiunto, prima che prendesse i voti come monaca domenicana, ma, anche dopo, specie nel ruolo di madre superiora della comunità che lei aveva saputo impiantare in quel convento fatto restaurare, ampliare e in cui visse fino alla morte
Una conferma, di quanto esposto precedentemente, ci viene non solo dalla presenza di numerose fornaci sparse su tutto il territorio cittadino, ma anche da ciò che è riportato da Giovan Battista Pacichelli nel suo "Regno di Napoli in prospettiva" del 1703, quando, nei primi anni del XVIII secolo, indicava Gravina tra le città più ricche del Regno, ove si lavoravano "maioliche alla moda di Faenza", e ritiene questa attività molto importante e caratterizzante per la Città. Nel 1749 il Summonte definisce Gravina "Quella bella e grossa città…" e rileva la presenza ormai di molte fornaci.

La maiolica di Castelli, cittadina dell'Abruzzo in provincia di Teramo, ha avuto grande rilievo nei secoli XVII – XVIII. La collezione, di proprietà della Fondazione, riveste particolare importanza in quanto prodotta da importanti famiglie di ceramisti quali Grue, Cappelletti, Gentile. I piatti e le mattonelle rappresentano paesaggi istoriati e scene mitologiche ottenuti grazie all'uso di colori caldi e delicati. Essi sono attorniati da una banda di colore verde che funge da cornice. Degna di nota è la Madonna col Bambino, avvolta in una delicata luce, ottenuta da un soave gioco di candidi colori.
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  • Giuseppe Massari
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