Passeggiando con la storia
Storia dell'antica chiesa di San Matteo
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 13 ottobre 2022
12.00
Questa chiesa, attualmente abbandonata e sconsacrata, ubicata nel cuore del nostro centro storico, in via Veneto, fu fondata, secondo il Lucatuorto, "nel 1474 sotto il titolo di San Matteo, fu aggregata a un conservatorio per "fanciulle perdute", le penitenti, fondato nel 1602 dal Vescovo Mons. Vincenzo Giustiniani, trasformato da Mons. Ricci in conservatorio di clausura e, successivamente, nel 1699, con Mons. Cavalieri, su istanza di suor Teresa Lacedonia, prima badessa, che ne sostenne l'istituzione in convento per teresiane".
Il 6 giugno 1699, Monsignor Cavalieri, potè emanare il Decreto di erezione canonica del tanto atteso monastero. Quest'ultimo prese definitivamente il nome di Santa Teresa. Il vescovo, nel decreto di erezione del monastero sotto la regola delle Carmelitane Scalze di Santa Teresa, precisò tra l'altro che: Che esso doveva " rimanere assoggettato in tutto alla giurisdizione….dei vescovi di Gravina".Che le claustrali non dovevano mai superare il numerus clausus. Che la loro dote non doveva essere inferiore a 350 ducati, cui dovevano aggiungersi 50 scudi per le suppellettili. Che la priora e tutte le claustrali del monastero in perpetuo avrebbero dovuto godere di tutti i privilegi, le facoltà, le immunità, le prerogative, le concessioni, gli indulti, le indulgenze, i favori e tutte le gratificazioni spirituali e temporali delle claustrali dell'Ordine delle Carmelitane Scalze di Santa Teresa.Che la rendita annua doveva essere di 650 ducati.
Il Lucatuorto, proseguendo nella descrizione della chiesa, scrive: "La chiesa, a una sola navata, non conserva della sua più antica struttura che un pallido ricordo in due mutili arconi, decorati con cassettoni in rilievo e in una monofora. Nell'interno: Crocifisso tra Sant'Alfonso e l'Arcangelo e Tobia; due quadri firmati e datati: Domenico Gigante, Napoli 1815 e una Sacra Conversazione attribuibile allo stesso, di qualche interesse per la non comune iconografia. Tela di sfondo raffigurante la Madonna del Carmelo e Santi di scuola napoletana del secolo XVII".
Al di là di questo, è interessante sapere e conoscere come, il cardinale Frà Vincenzo Maria Orsini, in Visita Apostolica nella nostra città, da gennaio a giugno del 1714, trovò sia la chiesa che il monastero. Leggiamo quello che egli annotò, cominciando dalla descrizione degli altari. "Consagrati tutti 3. questi Altari dal Vescovo Cavalieri, cioé li 2. minori à 6. Novembre 1701., ed il maggiore, à 13. dello stesso mese, ed anno, gli habbiamo ritrovati colle loro Mense di un solo pezzo di mazzaro, co' gradini de' candelieri di pietra di Bitonto, e gli ornamenti delle Icone lavorati di stucco: e di più quello dell'Altare maggiore, che riempie tutta la facciata, indorata".
Nello scendere nei particolari descrittivi, come era solito fare in occasioni simili, per la chiesa scrive: "Fu consacrata dal Vescovo Cavalieri nel 1701. E' lunga questa Chiesa palmi 40., e larga 22., col suo volto à 10. lunette, ripartiti da cordoni rilevati di tufo. Hà 3. fenestre una nella facciata, e due altre nel muro destro: il pavimento di mattoni, ed i muri incrostati, mà cosi anneriti dal fumo, che hanno sommo bisogno di esser ribiancheggiati; avverta però il Muratore, che il bianco sia liquido, e sia dato à pennello seguito".
Passa , poi, ad esaminare la sacrestia."Nel muro destro è aperta la porta della sagrestia, lunga palmi 14., e larga 12., con volto di tufi à botte; i muri incrostati: due fenestre, e pavimento di mattoni.Al lato destro della medesima è un piccolo camerino di 20. palmi in quadro, col volto di sesto acuto, nel quale è situato il lavatoi di mazzaro. Amendue debbono ribiancheggiarsi.Non vi è armario di sorte alcuna; e perciò non hà il Sacerdote dove vestirsi. Quindi ordiniamo, che sene lavori uno à somiglianza di quello, ordinato già per la Chiesa di S. Maria della Stella, come di poca spesa".
Circa il monastero, la sua descrizione è la seguente. "Fondato questo Monistero dal Vescovo Cavalieri nell'anno 1699. sotto la piena giurisdizione Vescovile, col numero prefisso di 22. Monache professe, e colle annue rendite di ducati 640., tassando la dote in ducati 350., ed altri 50. per la necessaria Suppellettile, come dalla Bolla della fondazione, spedita à 6. di Giugno di detto anno 1699., habbiamo ritrovata nella presente Visita Apostolica le officine, gli orti, i Dormentori, e le Celle assai ben tenute, e non bisognose di nessun risarcimento.
Ma perché il numero delle Monache Coriste professe ascende presentemente a 22., oltre à quattro Converse parimente professe, e 3. altre da vestirsi: e le Celle all'incontro non sono più di 17., onde con incomodo gravissimo sono obbligate queste povere Spose del Signore à tenere anche tré letti in una sola Camera, habbiamo, dopo matura riflessione, considerato, che con poca spesa potrebbe alzarsi un'altro dormentoro sopra quello, che presentemente vi è, ed edificarvi sette Celle, cioé quattro verso mezzogiorno, e 3. altre verso Tramontana, che colle suddette 17. formerebbono il numero di 23; e cosi ogni Monaca haverebbe la sua Cella separata, come conviene, restando per le Converse le tre Camere grandi, che sono à capo del presente Dormentoro. Quindi, ordiniamo, che sene formi lo scandaglio dà Periti, a fine di provvedere opportunamente ed il medesimo scandaglio doverà inserirsi in questi atti".
Dall'analisi delle visite pastorali dei vescovi, che si susseguirono a reggere la diocesi di Gravina , nel secolo XVIII, si deduce che nel primo secolo di vita nel monastero delle Carmelitane di Santa Teresa, le vocazioni claustrali fiorirono numerose, fino a superare spesso anche il numero di 21, predeterminato nella Bolla di erezione. La vita claustrale fu vissuta con impegno anche se condizionata da non poca povertà, come attesta il vescovo Lucino.
Nel 1727, essendo aumentato il numero delle professe, il monastero di Santa Teresa non era più in grado di soddisfare le esigenze delle monache ,le quali per altro provenendo da famiglie non molto ricche, non avevano il denaro per stabilirsi in un conservatorio fuori della città di Gravina, pertanto si supplicò il vescovo Ferrero affinchè si trovasse una soluzione al problema. Uomo dotato di zelo e determinazione risolse il problema in tal modo: delle tre cappelle destituite, quella di Sant'Antonio di Padova, Santa Maria del Piede e Santa Maria di Costantinopoli volle che si assegnasse con dichiarazione che tutti i beni della cappella di Sant' Antonio e parte di quelli di Santa Maria "ex hoc in antea" debbono andare a beneficio del monastero di Santa Teresa per " via di donazioni, cessioni, assegnazionei e traslazioni perpetue.
Il 6 giugno 1699, Monsignor Cavalieri, potè emanare il Decreto di erezione canonica del tanto atteso monastero. Quest'ultimo prese definitivamente il nome di Santa Teresa. Il vescovo, nel decreto di erezione del monastero sotto la regola delle Carmelitane Scalze di Santa Teresa, precisò tra l'altro che: Che esso doveva " rimanere assoggettato in tutto alla giurisdizione….dei vescovi di Gravina".Che le claustrali non dovevano mai superare il numerus clausus. Che la loro dote non doveva essere inferiore a 350 ducati, cui dovevano aggiungersi 50 scudi per le suppellettili. Che la priora e tutte le claustrali del monastero in perpetuo avrebbero dovuto godere di tutti i privilegi, le facoltà, le immunità, le prerogative, le concessioni, gli indulti, le indulgenze, i favori e tutte le gratificazioni spirituali e temporali delle claustrali dell'Ordine delle Carmelitane Scalze di Santa Teresa.Che la rendita annua doveva essere di 650 ducati.
Il Lucatuorto, proseguendo nella descrizione della chiesa, scrive: "La chiesa, a una sola navata, non conserva della sua più antica struttura che un pallido ricordo in due mutili arconi, decorati con cassettoni in rilievo e in una monofora. Nell'interno: Crocifisso tra Sant'Alfonso e l'Arcangelo e Tobia; due quadri firmati e datati: Domenico Gigante, Napoli 1815 e una Sacra Conversazione attribuibile allo stesso, di qualche interesse per la non comune iconografia. Tela di sfondo raffigurante la Madonna del Carmelo e Santi di scuola napoletana del secolo XVII".
Al di là di questo, è interessante sapere e conoscere come, il cardinale Frà Vincenzo Maria Orsini, in Visita Apostolica nella nostra città, da gennaio a giugno del 1714, trovò sia la chiesa che il monastero. Leggiamo quello che egli annotò, cominciando dalla descrizione degli altari. "Consagrati tutti 3. questi Altari dal Vescovo Cavalieri, cioé li 2. minori à 6. Novembre 1701., ed il maggiore, à 13. dello stesso mese, ed anno, gli habbiamo ritrovati colle loro Mense di un solo pezzo di mazzaro, co' gradini de' candelieri di pietra di Bitonto, e gli ornamenti delle Icone lavorati di stucco: e di più quello dell'Altare maggiore, che riempie tutta la facciata, indorata".
Nello scendere nei particolari descrittivi, come era solito fare in occasioni simili, per la chiesa scrive: "Fu consacrata dal Vescovo Cavalieri nel 1701. E' lunga questa Chiesa palmi 40., e larga 22., col suo volto à 10. lunette, ripartiti da cordoni rilevati di tufo. Hà 3. fenestre una nella facciata, e due altre nel muro destro: il pavimento di mattoni, ed i muri incrostati, mà cosi anneriti dal fumo, che hanno sommo bisogno di esser ribiancheggiati; avverta però il Muratore, che il bianco sia liquido, e sia dato à pennello seguito".
Passa , poi, ad esaminare la sacrestia."Nel muro destro è aperta la porta della sagrestia, lunga palmi 14., e larga 12., con volto di tufi à botte; i muri incrostati: due fenestre, e pavimento di mattoni.Al lato destro della medesima è un piccolo camerino di 20. palmi in quadro, col volto di sesto acuto, nel quale è situato il lavatoi di mazzaro. Amendue debbono ribiancheggiarsi.Non vi è armario di sorte alcuna; e perciò non hà il Sacerdote dove vestirsi. Quindi ordiniamo, che sene lavori uno à somiglianza di quello, ordinato già per la Chiesa di S. Maria della Stella, come di poca spesa".
Circa il monastero, la sua descrizione è la seguente. "Fondato questo Monistero dal Vescovo Cavalieri nell'anno 1699. sotto la piena giurisdizione Vescovile, col numero prefisso di 22. Monache professe, e colle annue rendite di ducati 640., tassando la dote in ducati 350., ed altri 50. per la necessaria Suppellettile, come dalla Bolla della fondazione, spedita à 6. di Giugno di detto anno 1699., habbiamo ritrovata nella presente Visita Apostolica le officine, gli orti, i Dormentori, e le Celle assai ben tenute, e non bisognose di nessun risarcimento.
Ma perché il numero delle Monache Coriste professe ascende presentemente a 22., oltre à quattro Converse parimente professe, e 3. altre da vestirsi: e le Celle all'incontro non sono più di 17., onde con incomodo gravissimo sono obbligate queste povere Spose del Signore à tenere anche tré letti in una sola Camera, habbiamo, dopo matura riflessione, considerato, che con poca spesa potrebbe alzarsi un'altro dormentoro sopra quello, che presentemente vi è, ed edificarvi sette Celle, cioé quattro verso mezzogiorno, e 3. altre verso Tramontana, che colle suddette 17. formerebbono il numero di 23; e cosi ogni Monaca haverebbe la sua Cella separata, come conviene, restando per le Converse le tre Camere grandi, che sono à capo del presente Dormentoro. Quindi, ordiniamo, che sene formi lo scandaglio dà Periti, a fine di provvedere opportunamente ed il medesimo scandaglio doverà inserirsi in questi atti".
Dall'analisi delle visite pastorali dei vescovi, che si susseguirono a reggere la diocesi di Gravina , nel secolo XVIII, si deduce che nel primo secolo di vita nel monastero delle Carmelitane di Santa Teresa, le vocazioni claustrali fiorirono numerose, fino a superare spesso anche il numero di 21, predeterminato nella Bolla di erezione. La vita claustrale fu vissuta con impegno anche se condizionata da non poca povertà, come attesta il vescovo Lucino.
Nel 1727, essendo aumentato il numero delle professe, il monastero di Santa Teresa non era più in grado di soddisfare le esigenze delle monache ,le quali per altro provenendo da famiglie non molto ricche, non avevano il denaro per stabilirsi in un conservatorio fuori della città di Gravina, pertanto si supplicò il vescovo Ferrero affinchè si trovasse una soluzione al problema. Uomo dotato di zelo e determinazione risolse il problema in tal modo: delle tre cappelle destituite, quella di Sant'Antonio di Padova, Santa Maria del Piede e Santa Maria di Costantinopoli volle che si assegnasse con dichiarazione che tutti i beni della cappella di Sant' Antonio e parte di quelli di Santa Maria "ex hoc in antea" debbono andare a beneficio del monastero di Santa Teresa per " via di donazioni, cessioni, assegnazionei e traslazioni perpetue.