Passeggiando con la storia
Suor Addolorata Terribile, prima superiora generale delle suore del Sacro Costato
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 11 marzo 2021
Suor Addolorata della Croce, al secolo Chiara Terribile, nata a Gravina il 27 dicembre 1869, il 23 gennaio 1892 sposa Michele Laddaga, rimasta vedova, il 7 giugno 1904, e senza prole, all'età di 34 anni, si ripropone di abbracciare lo stato religioso; decisione, questa, che già prima del matrimonio aveva dovuto mettere da parte, perché figlia unica. Montemurro, a cui Chiara si rivolgeva per consiglio spirituale, identifica in lei la prima persona provvidenzialmente disponibile a dare avvio all'Istituto femminile.
Come primo membro della Congregazione le viene affidata, direttamente dal Fondatore, Don Eustachio Montemurro la carica di Superiora generale, che detiene dal 1908 al luglio 1911. In seguito diventa maestra delle novizie e consigliera generale. Muore a Gravina il 5 novembre 1939. E' il primo approccio, che Suor Delia Trianni, storica della Congregazione, prima vice postulatrice per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Eustachio Montemurro fa di questo personaggio, pubblicandone la biografia: Suor Addolorata Terribile prima figlia del Sacro Costato (1869 – 1939), Edizioni Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata, 1999.
Questo testo di riferimento mi è servito per attingere altre notizie sulla vita personale e religiosa, di una donna vocata liberamente, coscienziosamente e consapevolmente al martirio per fede. Una fede solida, santa, forte, ardente, vissuta nella fornace ardente dell'attesa, della speranza, tra umiliazioni ed incomprensioni. Nel crogiuolo sicuro di Dio che l'ha accompagnata lungo tutto il suo cammino terreno, attraverso prove dolorosissime, confidando solo nella comprensione di Colui che l'aveva chiamata e l'aveva posta quale sentinella del suo amore e della sua misericordia.
Una vita fatta di privazioni, di mortificazioni, di preghiere e di digiuni. Scrive la Trianni:"Sr. Addolorata, alla preghiera aggiungeva opere penitenziali: il lunedì e il venerdì faceva la disciplina; il mercoledì e il sabato digiunava a pane e acqua; il venerdì oltre al digiunare prendeva una bevanda amara. Il giovedì sera trascorreva da una a tre ore in adorazione di Gesù Sacramentato".
All'inizio della sua nuova esperienza religiosa e vocazionale, si unisce a vita comune con Maria Lucia Visci, già domestica di don Eustachio, accogliendo nel Palazzo Loglisci, definita da lei la Betlemme della Congregazione; così come Cristo è nato in una stalla, nello spirito di quella povertà, nasce la nostra avventura, le prime ragazze quale germoglio del primo Istituto. Infatti, le sorelle Loglisci avevano donato due locali a pian terreno del palazzo, adibite a stalle.
Dopo l'esonero dall'incarico di Madre Generale, la sua vita fu un continuo peregrinare per raggiungere il fine ultimo, il completamento di quella esperienza vissuta in perfetta unione e comunione con Cristo e il fondatore. Lei, purtroppo, fu travolta dalle vicende dolorose che colpirono la nascente famiglia religiosa e il suo fondatore. Non si scompose, visse tutto in spirito di obbedienza, bevendo fino in fondo il calice delle amarezze, condivise con i suoi maestri e sue guide spirituali; conformandosi sempre alla volontà divina, così come i suoi maestri, don Eustachio prima e padre Annibale Di Francia dopo, quando subentrò alla guida delle giovani donne che avevano seguito il Montemurro, le avevano inculcato di fare.
Tra Gravina, Trani., Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, poi Spinazzola, la sua vita fu un continuo peregrinare verso la perfezione, fino alla prima tappa fondamentale della sua vita: vestire l'abito religioso. Racconta suor Delia: "Finalmente il primo agosto del 1912 le fu annunziato dalla superiora delle Figlie del Divino Zelo che il Padre Di Francia aveva deciso di darle l'abito l'indomani, Festa di santa Maria degli Angeli. La cerimonia fu presieduta dallo stesso Di Francia,che ebbe parole di elogio per la novella suora, attraverso parole che segnarono l'inizio di nuove tappe nella continuità e generosità del suo impegno già profuso e nel nome che le venne assegnato come religiosa, Addolorata, diverso da quello di Battesimo, che era Chiara.
"Tu credevi di essere una donna finita e che per te mai sarebbe sorta la luce. Pensavi che tutto era stato sepolto per te. Ma oggi la luce è spuntata per te. Ecco il tuo nome: Addolorata, che significa dolore. Hai sofferto e soffrirai, la tua vita è dolore, ma dolore che si trasformerà in gioia, perché chi soffre con Dio, non dispera; tutto diventa gioia, felicità". Raggiunto che fu questo scopo della sua vita, ne dette comunicazione al Padre Fondatore, con la gioia della neofita, con il candore della fanciullezza, con la semplicità di una colomba. Con incarichi di servizio, portinaia, presso la cucina delle comunità, con l'assistenza agli anziani del ricovero di mendicità, fu fulgido esempio, luce di mitezza per tutte coloro che avevano il piacere di conoscerla. Non a caso le fu assegnato, nel 1919, l'incarico di Maestra delle postulanti e successivamente delle novizie. Dopo aver portato a termine questi incarichi, il 14 settembre del 1930 fu eletta consigliera generale. Dopo sei anni, ad agosto del 1936 fu esonerata dalla carica di consigliera.
Come già scritto all'inizio, il 5 novembre 1939, nella sua città nativa, concluse il cammino terreno verso la Geusalemme Celeste. Le sue spoglie furono sepolte nel locale cimitero. Il 5 novembre del 1999, dopo l' esumazione, i suoi resti mortali ebbero il privilegio di essere collocati accanto a quelli del Fondatore, nella cappella di Casa Madre della Suore Missionarie del Sacro Costato.
La terza Madre Generale, Suor Teresa Quaranta, non solo"apprezzò sempre le grandi virtù che rifulsero in Sr. Addolorata, da lei definita "anima veramente tutta di Dio", ma ne riconobbe il merito di prima Figlia del Sacro Costato. Nella relazione al Capitolo generale del 1947, ella riferendo sulle persone della Congregazione, decedute nel Sessennio, così si esprime a riguarda di Sr. Addolorata: "Tra fiori di giovinezza anche vetuste piante, rigogliose di frutti di virtù e di opere, il divin Giardiniere ha trapiantato in cielo, alcune con la gloria e il merito di aver dato vita e incremento a questo nostro Istituto: la santa memoria di Suor Addolorata è sempre viva tra noi e lo sarà finchè avrà vita l'Istituto".
La città di Gravina, nel corso degli ultimi decenni del secolo scorso, gli riservò il ricordo intitolandole una via nell'ambito della toponomastica stradale, ubicata come parallela di Via Ludovico Maiorana, ingresso per la Casa Madre delle Suore e quella confinante e perpendicolare tra via Cardinale Finy e Maurizio Lettieri.
Come primo membro della Congregazione le viene affidata, direttamente dal Fondatore, Don Eustachio Montemurro la carica di Superiora generale, che detiene dal 1908 al luglio 1911. In seguito diventa maestra delle novizie e consigliera generale. Muore a Gravina il 5 novembre 1939. E' il primo approccio, che Suor Delia Trianni, storica della Congregazione, prima vice postulatrice per la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Eustachio Montemurro fa di questo personaggio, pubblicandone la biografia: Suor Addolorata Terribile prima figlia del Sacro Costato (1869 – 1939), Edizioni Suore Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata, 1999.
Questo testo di riferimento mi è servito per attingere altre notizie sulla vita personale e religiosa, di una donna vocata liberamente, coscienziosamente e consapevolmente al martirio per fede. Una fede solida, santa, forte, ardente, vissuta nella fornace ardente dell'attesa, della speranza, tra umiliazioni ed incomprensioni. Nel crogiuolo sicuro di Dio che l'ha accompagnata lungo tutto il suo cammino terreno, attraverso prove dolorosissime, confidando solo nella comprensione di Colui che l'aveva chiamata e l'aveva posta quale sentinella del suo amore e della sua misericordia.
Una vita fatta di privazioni, di mortificazioni, di preghiere e di digiuni. Scrive la Trianni:"Sr. Addolorata, alla preghiera aggiungeva opere penitenziali: il lunedì e il venerdì faceva la disciplina; il mercoledì e il sabato digiunava a pane e acqua; il venerdì oltre al digiunare prendeva una bevanda amara. Il giovedì sera trascorreva da una a tre ore in adorazione di Gesù Sacramentato".
All'inizio della sua nuova esperienza religiosa e vocazionale, si unisce a vita comune con Maria Lucia Visci, già domestica di don Eustachio, accogliendo nel Palazzo Loglisci, definita da lei la Betlemme della Congregazione; così come Cristo è nato in una stalla, nello spirito di quella povertà, nasce la nostra avventura, le prime ragazze quale germoglio del primo Istituto. Infatti, le sorelle Loglisci avevano donato due locali a pian terreno del palazzo, adibite a stalle.
Dopo l'esonero dall'incarico di Madre Generale, la sua vita fu un continuo peregrinare per raggiungere il fine ultimo, il completamento di quella esperienza vissuta in perfetta unione e comunione con Cristo e il fondatore. Lei, purtroppo, fu travolta dalle vicende dolorose che colpirono la nascente famiglia religiosa e il suo fondatore. Non si scompose, visse tutto in spirito di obbedienza, bevendo fino in fondo il calice delle amarezze, condivise con i suoi maestri e sue guide spirituali; conformandosi sempre alla volontà divina, così come i suoi maestri, don Eustachio prima e padre Annibale Di Francia dopo, quando subentrò alla guida delle giovani donne che avevano seguito il Montemurro, le avevano inculcato di fare.
Tra Gravina, Trani., Marsico Nuovo, in provincia di Potenza, poi Spinazzola, la sua vita fu un continuo peregrinare verso la perfezione, fino alla prima tappa fondamentale della sua vita: vestire l'abito religioso. Racconta suor Delia: "Finalmente il primo agosto del 1912 le fu annunziato dalla superiora delle Figlie del Divino Zelo che il Padre Di Francia aveva deciso di darle l'abito l'indomani, Festa di santa Maria degli Angeli. La cerimonia fu presieduta dallo stesso Di Francia,che ebbe parole di elogio per la novella suora, attraverso parole che segnarono l'inizio di nuove tappe nella continuità e generosità del suo impegno già profuso e nel nome che le venne assegnato come religiosa, Addolorata, diverso da quello di Battesimo, che era Chiara.
"Tu credevi di essere una donna finita e che per te mai sarebbe sorta la luce. Pensavi che tutto era stato sepolto per te. Ma oggi la luce è spuntata per te. Ecco il tuo nome: Addolorata, che significa dolore. Hai sofferto e soffrirai, la tua vita è dolore, ma dolore che si trasformerà in gioia, perché chi soffre con Dio, non dispera; tutto diventa gioia, felicità". Raggiunto che fu questo scopo della sua vita, ne dette comunicazione al Padre Fondatore, con la gioia della neofita, con il candore della fanciullezza, con la semplicità di una colomba. Con incarichi di servizio, portinaia, presso la cucina delle comunità, con l'assistenza agli anziani del ricovero di mendicità, fu fulgido esempio, luce di mitezza per tutte coloro che avevano il piacere di conoscerla. Non a caso le fu assegnato, nel 1919, l'incarico di Maestra delle postulanti e successivamente delle novizie. Dopo aver portato a termine questi incarichi, il 14 settembre del 1930 fu eletta consigliera generale. Dopo sei anni, ad agosto del 1936 fu esonerata dalla carica di consigliera.
Come già scritto all'inizio, il 5 novembre 1939, nella sua città nativa, concluse il cammino terreno verso la Geusalemme Celeste. Le sue spoglie furono sepolte nel locale cimitero. Il 5 novembre del 1999, dopo l' esumazione, i suoi resti mortali ebbero il privilegio di essere collocati accanto a quelli del Fondatore, nella cappella di Casa Madre della Suore Missionarie del Sacro Costato.
La terza Madre Generale, Suor Teresa Quaranta, non solo"apprezzò sempre le grandi virtù che rifulsero in Sr. Addolorata, da lei definita "anima veramente tutta di Dio", ma ne riconobbe il merito di prima Figlia del Sacro Costato. Nella relazione al Capitolo generale del 1947, ella riferendo sulle persone della Congregazione, decedute nel Sessennio, così si esprime a riguarda di Sr. Addolorata: "Tra fiori di giovinezza anche vetuste piante, rigogliose di frutti di virtù e di opere, il divin Giardiniere ha trapiantato in cielo, alcune con la gloria e il merito di aver dato vita e incremento a questo nostro Istituto: la santa memoria di Suor Addolorata è sempre viva tra noi e lo sarà finchè avrà vita l'Istituto".
La città di Gravina, nel corso degli ultimi decenni del secolo scorso, gli riservò il ricordo intitolandole una via nell'ambito della toponomastica stradale, ubicata come parallela di Via Ludovico Maiorana, ingresso per la Casa Madre delle Suore e quella confinante e perpendicolare tra via Cardinale Finy e Maurizio Lettieri.