Passeggiando con la storia
Vincenzo Di Mattia Scrittore, Romanziere, Commediografo
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 24 ottobre 2024
Classe 1932, nativo di Gravina in Puglia, in una famiglia numerosa, sette figli, di umili condizioni sociali. Il padre era un artigiano del legno, ha lavorato, tra l'altro, per la costruzione dei palchi all'interno del Teatro Petruzzelli di Bari. Vincenzo, nel 1960 vinse un concorso bandito dalla Rai per "Ideatori di programmi" e in tale veste, a Roma, per il servizio Prosa della Rai TV ha curato per molti anni l'appuntamento del venerdì con la commedia, facendo conoscere agli italiani che magari non andavano tanto spesso a teatro, autori come Pirandello, Shakespeare, Goldoni, Cechov, Ibsen, Osborne, Beckett e tanti altri.
Poi è stato curatore di sceneggiati televisivi di grande successo come "Maigret" con Gino Cervi e "Nero Wolfe" con Tino Buazzelli. In questo contesto lavorativo la creatività di Di Mattia cresce e si affina, da una posizione privilegiata, senza fratture fra impegno quotidiano e scrittura. È stato, inoltre e principalmente, scrittore e autore teatrale di opere pluripremiate e rappresentate in importanti teatri, dal Piccolo di Milano al Teatro di Roma, di cui daremo un elenco nelle righe successive. Il filo rosso che percorre la drammaturgia di Vincenzo Di Mattia è l'esplorazione dell'ignoto, l'ansia di penetrare nel mistero dell'uomo.
Le sue opere pluripremiate, cronologicamente elencate e le più significative sono: "La morte d'oro", del 1959, Premio "Ruggero Ruggeri", rappresentato al Festival di Pesaro; del 1960 ""Luce sul letto matrimoniale", Premio "Teatro Ca' Foscari di Venezia, rappresentato e pubblicato su "Sipario" novembre 1960; "Alleluja per Milano" è un testo teatrale del 1962, Premio "IDI" e trasmesso per Radio nel 1974."Il coltello di zucchero", Premio Riccione, pubblicato il 1963; "I giorni degli azzimi", anno 1964, rappresentato alla Pro Civitate Christiana di Assisi dalla Compagnia diretta da Orazio Cosata, con Renzo Giovampietro, Ugo Pagliai e altri; nello stesso anno pubblica "La Lanzichenecca", Premio "Istituto del Dramma Italiano, rappresentato l'anno successivo dal Piccolo Teatro di Milano, diretto da Giorgio Strrehler, con Arnoldo Foà e Ilaria Occhini, pubblicato su "Sipario", marzo 1965.
"La congiura dei magistrati", datata 1967, è stata un'altra opera teatrale che gli valse il Premio Riccione. "Sesto potere", sempre del 1967, fu rappresentato al Teatro di Palazzo Durini di Milano con la regia di Giovanni Poli. La commedia "Provoca il prossimo tuo", già pubblicata nel numero di settembre – ottobre 1977 de il "Il Dramma", è stata inserita nel volume curato da Federico Doglio "IL Teatro Postconciliare in Italia", Bulzoni editore, 1978 e rappresentata col titolo "Dannata giovinezza" al Teatro Flaiano di Roma nel 1985 con Patrick Rossi Gastaldi e Gianni Garko.
"I confessori", pubblicato nel numero di giugno 1974 de "Il Dramma" e vincitore del Premio Città di Perugia 1976 per testi editi, viene rappresentato nella stagione 1978 – 79 dalla Compagnia "Teatroggi" con Bruno Girino e Roberto Bisacco. Il testo, in seguito, fu tradotto in Olanda dalla Compagnia del Teatro Reale dell'Aia. Siamo nel 1986 e Di Mattia pubblica "Giardino all'italiana", un allegro feroce moralistico-satirico sulla crisi della società italiana. Nella collana "Il teatro italiano contemporaneo, a cura della Società Italiana Autori Drammatici, nel 1987, viene pubblicato un volume si raccolta delle sue opere.
E ora veniamo al Di Mattia prolifico narratore, antropologo e sociologo. Scrittore di vicende umane, sociali, personali e familiari. Prendiamo, ad esempio, le maggiori. E' del 1959, per i tipi della Casa Editrice Ceschina, il capolavoro editoriale: "La lunga guerra col pane", ristampato nel 2004 a cura della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi di Gravina in Puglia. Un romanzo che fu premiato nell'ambito del Premio Città di Bari 1958, bandito dalla Rivista letteraria "Polemica" in collaborazione con la Casa Editrice e sotto gli auspici dell'Ente Fiera del Levante.
La commissione giudicatrice, composta da autorevoli scrittori, fu unanime nel riconoscere all'opera "una ricchezza di motivi umani e una sintesi d'immagini altamente suggestive. E' la storia di uomini provati dalla miseria e dal bisogno del pane, i quali lottano per il raggiungimento di una esistenza migliore attraverso il possesso della terra. "La lunga guerra col pane è un romanzo sconcertante, soffuso di una spiritualità dolente, nella cui trama si muovono personaggi naturalissimi e di vigoroso rilievo"
Ultimo suo indiscutibile e drammatico capolavoro, "Quando amore non mi riconoscerai", Piemme Milano, collana Piemme Voci, 2014, nato come testimonianza di un'esperienza personale, si è trasformato in un progetto familiare in cui Vincenzo e la figlia Francesca si sono ritrovati, accomunati nell'impegno di trasmettere il loro vissuto e le loro emozioni. Racconta il suo percorso arduo nel prendersi cura della moglie Silvana, docente universitaria di storia medievale in pensione, malata di Alzheimer. In ogni pagina di "Quando amore non mi riconoscerai"si può percepire sulla propria pelle il conflitto continuo che quest'uomo ha provato ogni giorno accanto a sua moglie. Tra amore infinito, dolore, impotenza e rabbia trascorrono le giornate di Vincenzo.
Scrive Francesca, la figlia, nella postfazione: "Quando hai un congiunto malato di Alzheimer capisci, malgrado te, che tutti i libri che hai letto, le teorie filosofiche, i ragionamenti complessi non servono a niente. Conta solo la vita. La nuda, sporca, tangibile vita, e quello che senti, e quello che l'altro sente, e che si trasmette come animali nella foresta che si annusano e ancora si riconoscono". Vincenzo Di Mattia, chiuse la sua giornata terrena, dopo anni di impegni letterari e culturali, il 7 gennaio 2021.
Poi è stato curatore di sceneggiati televisivi di grande successo come "Maigret" con Gino Cervi e "Nero Wolfe" con Tino Buazzelli. In questo contesto lavorativo la creatività di Di Mattia cresce e si affina, da una posizione privilegiata, senza fratture fra impegno quotidiano e scrittura. È stato, inoltre e principalmente, scrittore e autore teatrale di opere pluripremiate e rappresentate in importanti teatri, dal Piccolo di Milano al Teatro di Roma, di cui daremo un elenco nelle righe successive. Il filo rosso che percorre la drammaturgia di Vincenzo Di Mattia è l'esplorazione dell'ignoto, l'ansia di penetrare nel mistero dell'uomo.
Le sue opere pluripremiate, cronologicamente elencate e le più significative sono: "La morte d'oro", del 1959, Premio "Ruggero Ruggeri", rappresentato al Festival di Pesaro; del 1960 ""Luce sul letto matrimoniale", Premio "Teatro Ca' Foscari di Venezia, rappresentato e pubblicato su "Sipario" novembre 1960; "Alleluja per Milano" è un testo teatrale del 1962, Premio "IDI" e trasmesso per Radio nel 1974."Il coltello di zucchero", Premio Riccione, pubblicato il 1963; "I giorni degli azzimi", anno 1964, rappresentato alla Pro Civitate Christiana di Assisi dalla Compagnia diretta da Orazio Cosata, con Renzo Giovampietro, Ugo Pagliai e altri; nello stesso anno pubblica "La Lanzichenecca", Premio "Istituto del Dramma Italiano, rappresentato l'anno successivo dal Piccolo Teatro di Milano, diretto da Giorgio Strrehler, con Arnoldo Foà e Ilaria Occhini, pubblicato su "Sipario", marzo 1965.
"La congiura dei magistrati", datata 1967, è stata un'altra opera teatrale che gli valse il Premio Riccione. "Sesto potere", sempre del 1967, fu rappresentato al Teatro di Palazzo Durini di Milano con la regia di Giovanni Poli. La commedia "Provoca il prossimo tuo", già pubblicata nel numero di settembre – ottobre 1977 de il "Il Dramma", è stata inserita nel volume curato da Federico Doglio "IL Teatro Postconciliare in Italia", Bulzoni editore, 1978 e rappresentata col titolo "Dannata giovinezza" al Teatro Flaiano di Roma nel 1985 con Patrick Rossi Gastaldi e Gianni Garko.
"I confessori", pubblicato nel numero di giugno 1974 de "Il Dramma" e vincitore del Premio Città di Perugia 1976 per testi editi, viene rappresentato nella stagione 1978 – 79 dalla Compagnia "Teatroggi" con Bruno Girino e Roberto Bisacco. Il testo, in seguito, fu tradotto in Olanda dalla Compagnia del Teatro Reale dell'Aia. Siamo nel 1986 e Di Mattia pubblica "Giardino all'italiana", un allegro feroce moralistico-satirico sulla crisi della società italiana. Nella collana "Il teatro italiano contemporaneo, a cura della Società Italiana Autori Drammatici, nel 1987, viene pubblicato un volume si raccolta delle sue opere.
E ora veniamo al Di Mattia prolifico narratore, antropologo e sociologo. Scrittore di vicende umane, sociali, personali e familiari. Prendiamo, ad esempio, le maggiori. E' del 1959, per i tipi della Casa Editrice Ceschina, il capolavoro editoriale: "La lunga guerra col pane", ristampato nel 2004 a cura della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi di Gravina in Puglia. Un romanzo che fu premiato nell'ambito del Premio Città di Bari 1958, bandito dalla Rivista letteraria "Polemica" in collaborazione con la Casa Editrice e sotto gli auspici dell'Ente Fiera del Levante.
La commissione giudicatrice, composta da autorevoli scrittori, fu unanime nel riconoscere all'opera "una ricchezza di motivi umani e una sintesi d'immagini altamente suggestive. E' la storia di uomini provati dalla miseria e dal bisogno del pane, i quali lottano per il raggiungimento di una esistenza migliore attraverso il possesso della terra. "La lunga guerra col pane è un romanzo sconcertante, soffuso di una spiritualità dolente, nella cui trama si muovono personaggi naturalissimi e di vigoroso rilievo"
Ultimo suo indiscutibile e drammatico capolavoro, "Quando amore non mi riconoscerai", Piemme Milano, collana Piemme Voci, 2014, nato come testimonianza di un'esperienza personale, si è trasformato in un progetto familiare in cui Vincenzo e la figlia Francesca si sono ritrovati, accomunati nell'impegno di trasmettere il loro vissuto e le loro emozioni. Racconta il suo percorso arduo nel prendersi cura della moglie Silvana, docente universitaria di storia medievale in pensione, malata di Alzheimer. In ogni pagina di "Quando amore non mi riconoscerai"si può percepire sulla propria pelle il conflitto continuo che quest'uomo ha provato ogni giorno accanto a sua moglie. Tra amore infinito, dolore, impotenza e rabbia trascorrono le giornate di Vincenzo.
Scrive Francesca, la figlia, nella postfazione: "Quando hai un congiunto malato di Alzheimer capisci, malgrado te, che tutti i libri che hai letto, le teorie filosofiche, i ragionamenti complessi non servono a niente. Conta solo la vita. La nuda, sporca, tangibile vita, e quello che senti, e quello che l'altro sente, e che si trasmette come animali nella foresta che si annusano e ancora si riconoscono". Vincenzo Di Mattia, chiuse la sua giornata terrena, dopo anni di impegni letterari e culturali, il 7 gennaio 2021.