Passeggiando con la storia
Vincenzo Ragni vescovo di Oppido Mamertina
Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari
giovedì 29 febbraio 2024
Nobile di origini gravinesi, nacque a Napoli il 4 settembre 1643 da Carlo e Maddalena Sassonia di Gravina, tanto che alcuni biografi lo definiscono napoletano. Entrato nella famiglia dei figli di San Benedetto della Congregazione di Montecassino, divenne dottore in Teologia con lo studio su Padova nel 1662 ad Aversa. Fu ordinato sacerdote nel 1666. Fu promosso vescovo di Oppido Mamertina. La sua consacrazione episcopale, avvenne a Roma il 4 marzo 1674, per le mani e la preghiera consacratoria del cardinale Francesco Nerli.
Si applicò subito con fervore ad ottemperare ai suoi nuovi impegni e già nel novembre dello stesso anno effettuò un'iniziale visita ai paesi della diocesi, nell'anno successivo provvide a portare personalmente a Roma la sua prima relazione. Circa la sua attività pastorale ed episcopale, ci è stata molto di aiuto la pubblicazione di Rocco Liberti: Le relations ad limina dei vescovi della Diocesi di Oppido Mamertina, II 1663 – 1892, Quaderni Mamertini 77.
L'iniziale atto di questo vescovo, firmato Vincentius Episcopus Oppiden, risulta senza data, ma rimonta sicuramente al 1675. In esso, come di consueto, si avverte per prima la descrizione della diocesi. Quindi, il presule tiene a officiare il suo comportamento nei riguardi del potere laico. Come dice, egli reagisce alle iniziative delle autorità civili con le armi spirituali, ma, ahimè, il risultato, che se ne ricava, è piuttosto insoddisfacente. Nella circoscrizione, dove si rileva l'assenza di diaconi selvaggi, si è ligi a osservare le costituzioni emanate nel 1670 dal Diano Parisio.
Il successivo documento, firmato come sopra e datato Terranova 1 ottobre 1678, è solo un sunto del precedente. Il Ragni amava spesso dimorare in tale città, dichiarata concattedrale e dove peraltro il di lui fratello, Giacinto, era il rappresentante diretto del feudatario. L'Ordinario indirizzò una nuova relatio, firmata come di solito, con data 15 dicembre 1684 stavolta da Oppido, ma probabilmente essa fu presentata l'1 dicembre 1685. Il nuovo rapporto si muove sulla falsariga di quello del 1675. Tutto in diocesi è ben disposto e rivolto a eccitare la devozione, la pietà e il culto dei santi nei giorni stabiliti. La prima cura dei fedeli consiste nel soddisfare legati pii, innalzare cappelle e altari, offrire sacre suppellettili alle chiese.
I rettori con cura di anime la domenica hanno il compi-to d'insegnare la dottrina cristiana ai fanciulli 56. Il Ragni venne a compilare per il 34° triennio il 13 aprile 1688 l'ennesima obbligante relatio, che fu presentata l'8 maggio susseguente. Tale, fatte poche eccezioni, appare quasi una fotocopia della precedente. Di nuovo si rivela quanto appresso. Oltre ai consueti 20 canonici, la cattedrale gode dell'apporto di ulteriori 18 sacerdoti, un diacono e 20 chierici in minori bus. Non esiste un seminario per la più volte constatata povertà di entrate, ma è possibile istituirlo qualora si conceda al vescovo di applicarvi tre benefìci semplici della diocesi, che in sul momento vacano e in merito ai quali lo stesso si era interessato presso chi di dovere.
I benefìci sono quelli della S.ma Trinità di Terranova, S. Maria degli Angeli di Santa Cristina e San Filippo di Oppido, che, dedotti i pesi, fruttano annualmente più di 800 scudi in moneta del regno di Napoli. Ai tre consolidati conventi del capo-luogo va aggiunto un altro delle donne monache, che in atto è però in costruzione. Le chiese semplici ritornano a essere quattro. Fatte salve le già citate S. Maria delle Grazie, S. Maria ad Nives pur detta della Salute, S. Caterina V. e M. e S. Francesco Saverio Apostolo delle Indie, non è fatto più cenno dell'altra consacrata alle Anime del Purgatorio. In più, peraltro, si Francesco Saverio Apostolo delle Indie, non è fatto più cenno dell'altra consacrata alle Anime del Purgatorio.
In più, peraltro, si viene a rivelare che nella chiesa della Salute ha sede una confraternita dei defunti. L'ultimo resoconto inviato a Roma dal Ragni, datato Napoli 24 maggio1692, fu presentato il 21 giugno susseguente. Della sua morte si sa solo che avvenne nel 1693. La testimonianza che resta nella città delle sue origini è la via che, dal rione Giulianello scende fino ai confini del centro storico, incrociandosi con via Antonio Punzi, altro vescovo gravinese di cui tratteremo in seguito.
Si applicò subito con fervore ad ottemperare ai suoi nuovi impegni e già nel novembre dello stesso anno effettuò un'iniziale visita ai paesi della diocesi, nell'anno successivo provvide a portare personalmente a Roma la sua prima relazione. Circa la sua attività pastorale ed episcopale, ci è stata molto di aiuto la pubblicazione di Rocco Liberti: Le relations ad limina dei vescovi della Diocesi di Oppido Mamertina, II 1663 – 1892, Quaderni Mamertini 77.
L'iniziale atto di questo vescovo, firmato Vincentius Episcopus Oppiden, risulta senza data, ma rimonta sicuramente al 1675. In esso, come di consueto, si avverte per prima la descrizione della diocesi. Quindi, il presule tiene a officiare il suo comportamento nei riguardi del potere laico. Come dice, egli reagisce alle iniziative delle autorità civili con le armi spirituali, ma, ahimè, il risultato, che se ne ricava, è piuttosto insoddisfacente. Nella circoscrizione, dove si rileva l'assenza di diaconi selvaggi, si è ligi a osservare le costituzioni emanate nel 1670 dal Diano Parisio.
Il successivo documento, firmato come sopra e datato Terranova 1 ottobre 1678, è solo un sunto del precedente. Il Ragni amava spesso dimorare in tale città, dichiarata concattedrale e dove peraltro il di lui fratello, Giacinto, era il rappresentante diretto del feudatario. L'Ordinario indirizzò una nuova relatio, firmata come di solito, con data 15 dicembre 1684 stavolta da Oppido, ma probabilmente essa fu presentata l'1 dicembre 1685. Il nuovo rapporto si muove sulla falsariga di quello del 1675. Tutto in diocesi è ben disposto e rivolto a eccitare la devozione, la pietà e il culto dei santi nei giorni stabiliti. La prima cura dei fedeli consiste nel soddisfare legati pii, innalzare cappelle e altari, offrire sacre suppellettili alle chiese.
I rettori con cura di anime la domenica hanno il compi-to d'insegnare la dottrina cristiana ai fanciulli 56. Il Ragni venne a compilare per il 34° triennio il 13 aprile 1688 l'ennesima obbligante relatio, che fu presentata l'8 maggio susseguente. Tale, fatte poche eccezioni, appare quasi una fotocopia della precedente. Di nuovo si rivela quanto appresso. Oltre ai consueti 20 canonici, la cattedrale gode dell'apporto di ulteriori 18 sacerdoti, un diacono e 20 chierici in minori bus. Non esiste un seminario per la più volte constatata povertà di entrate, ma è possibile istituirlo qualora si conceda al vescovo di applicarvi tre benefìci semplici della diocesi, che in sul momento vacano e in merito ai quali lo stesso si era interessato presso chi di dovere.
I benefìci sono quelli della S.ma Trinità di Terranova, S. Maria degli Angeli di Santa Cristina e San Filippo di Oppido, che, dedotti i pesi, fruttano annualmente più di 800 scudi in moneta del regno di Napoli. Ai tre consolidati conventi del capo-luogo va aggiunto un altro delle donne monache, che in atto è però in costruzione. Le chiese semplici ritornano a essere quattro. Fatte salve le già citate S. Maria delle Grazie, S. Maria ad Nives pur detta della Salute, S. Caterina V. e M. e S. Francesco Saverio Apostolo delle Indie, non è fatto più cenno dell'altra consacrata alle Anime del Purgatorio. In più, peraltro, si Francesco Saverio Apostolo delle Indie, non è fatto più cenno dell'altra consacrata alle Anime del Purgatorio.
In più, peraltro, si viene a rivelare che nella chiesa della Salute ha sede una confraternita dei defunti. L'ultimo resoconto inviato a Roma dal Ragni, datato Napoli 24 maggio1692, fu presentato il 21 giugno susseguente. Della sua morte si sa solo che avvenne nel 1693. La testimonianza che resta nella città delle sue origini è la via che, dal rione Giulianello scende fino ai confini del centro storico, incrociandosi con via Antonio Punzi, altro vescovo gravinese di cui tratteremo in seguito.