Calcio
Quando lo sport forma uomini, ancora prima che atleti
Dall'Urawa Gakuin una bellissima lezione di civiltà
Gravina - mercoledì 15 giugno 2016
12.25
Venerdì scorso si è ufficialmente aperta, la XX Edizione della Coppa "Gaetano Scirea", un torneo aperto a diverse rappresentative calcistiche Under 16, molte delle quali provenienti da diverse nazioni del mondo.
Una occasione unica per giovani talenti di mettersi in mostra dinnanzi agli osservatori delle più importanti squadre del calcio italiano, ma quanto andato in scena domenica pomeriggio dopo il fischio finale allo Stadio Stefano Vicino di Gravina ha davvero dell'incredibile.
Infatti, a margine della partita tra la rappresentativa dell'Ac Milan e dell'Urawa Gakuin, persa dai giapponesi per 7 a 1, quattro campioncini nipponici appartenenti al Collage Nagoya Grampus, sono saliti sugli spalti ormai abbandonati dal pubblico e hanno iniziato a raccogliere ogni genere di rifiuto lasciato dagli spettatori presenti.
Stesso trattamento è stato riservato all'area delle panchine, ed agli spogliatoi, ispezionati minuziosamente dai giocatori, alla ricerca di rifiuti, a conferma di quanto detto le parole del Team Manager dell'Fbc Gravina Francesco Massari che, sulla pagina fb del torneo ha postato due foto dello spogliatoio del post partita con un commento eloquente: «In oltre 50 di calcio, è la prima volta che assisto ad una cosa del genere».
Abbiamo assistito ad una bellissima lezione di civiltà da parte di ragazzi non ancora sedicenni che ieri sera hanno lasciato la città murgiana e chissà se avranno modo di tornarci in futuro.
L'episodio ha lasciato assolutamente interdetti addetti ai lavori ed il poco pubblico rimasto nel dopo partita.
«Con i ragazzi abbiamo iniziato a lavorare da due mesi, perché in Giappone la stagione sportiva è differente rispetto a quella italiana, ed ogni staff tecnico impartisce una lezione differente ai propri atleti - ci ha detto mister Moriyama - il mio insegnamento non deve servire solo alla crescita calcistica, ma anche e soprattutto alla crescita umana dell'atleta».
E poi - ha continuato il mister nipponico - abbiamo usato il campo di gioco di un pubblico che ci ha sostenuto durante tutta la partita, era il minimo che potessimo fare per ringraziarvi.
Sull'importanza che lo sport ha sullo sviluppo psicofisico dell'atleta, Moriyama ha concluso: «lo sport non deve insegnare solo a vincere le partite, ma a dare dei messaggi a chi gareggia e a chi guarda».
Ed in effetti, il messaggio che emerge dalla partita è che se in campo il risultato ha visto prevalere un Milan schiacciasassi, la vittoria fuori dal campo spetta ad un allenatore che forma uomini, prima ancora che atleti.
Chissà se negli occhi e nei cuori di questi giovanissimi resterà qualcosa dell'applauso spontaneo che li ha accompagnati fino all'ingresso degli spogliatoi.
Una occasione unica per giovani talenti di mettersi in mostra dinnanzi agli osservatori delle più importanti squadre del calcio italiano, ma quanto andato in scena domenica pomeriggio dopo il fischio finale allo Stadio Stefano Vicino di Gravina ha davvero dell'incredibile.
Infatti, a margine della partita tra la rappresentativa dell'Ac Milan e dell'Urawa Gakuin, persa dai giapponesi per 7 a 1, quattro campioncini nipponici appartenenti al Collage Nagoya Grampus, sono saliti sugli spalti ormai abbandonati dal pubblico e hanno iniziato a raccogliere ogni genere di rifiuto lasciato dagli spettatori presenti.
Stesso trattamento è stato riservato all'area delle panchine, ed agli spogliatoi, ispezionati minuziosamente dai giocatori, alla ricerca di rifiuti, a conferma di quanto detto le parole del Team Manager dell'Fbc Gravina Francesco Massari che, sulla pagina fb del torneo ha postato due foto dello spogliatoio del post partita con un commento eloquente: «In oltre 50 di calcio, è la prima volta che assisto ad una cosa del genere».
Abbiamo assistito ad una bellissima lezione di civiltà da parte di ragazzi non ancora sedicenni che ieri sera hanno lasciato la città murgiana e chissà se avranno modo di tornarci in futuro.
L'episodio ha lasciato assolutamente interdetti addetti ai lavori ed il poco pubblico rimasto nel dopo partita.
«Con i ragazzi abbiamo iniziato a lavorare da due mesi, perché in Giappone la stagione sportiva è differente rispetto a quella italiana, ed ogni staff tecnico impartisce una lezione differente ai propri atleti - ci ha detto mister Moriyama - il mio insegnamento non deve servire solo alla crescita calcistica, ma anche e soprattutto alla crescita umana dell'atleta».
E poi - ha continuato il mister nipponico - abbiamo usato il campo di gioco di un pubblico che ci ha sostenuto durante tutta la partita, era il minimo che potessimo fare per ringraziarvi.
Sull'importanza che lo sport ha sullo sviluppo psicofisico dell'atleta, Moriyama ha concluso: «lo sport non deve insegnare solo a vincere le partite, ma a dare dei messaggi a chi gareggia e a chi guarda».
Ed in effetti, il messaggio che emerge dalla partita è che se in campo il risultato ha visto prevalere un Milan schiacciasassi, la vittoria fuori dal campo spetta ad un allenatore che forma uomini, prima ancora che atleti.
Chissà se negli occhi e nei cuori di questi giovanissimi resterà qualcosa dell'applauso spontaneo che li ha accompagnati fino all'ingresso degli spogliatoi.