Basket
Tutti pazzi per il baskin: quando lo sport è inclusivo
La Fortitudo Basket Gravina protagonista di una esperienza al palazzetto di Santeramo
Gravina - giovedì 20 settembre 2018
16.22
All'inizio c'era molta incertezza. Sul fronte gravinese si respirava ancora un pò di scetticismo sulla possibilità che le cose in campo sarebbero andate bene: pochi giorni per prepararsi e per assimilare le regole, non facili.
Il tempo per lavorare insieme, per conoscersi, tra atleti ed allenatore, non era stato poi tanto. Anche i genitori dei ragazzi diversabili, non sembravano convinti al 100% che quella attività si sarebbe rivelata salvifica per i propri figli.
E invece? E invece non avevano fatto i conti con il baskin. Disciplina sportiva simile al basket, che del basket mutua le regole, ma che le fa proprie adattandole agli atleti, (perché è giusto che di atleti si parli), consentendo a tutti: normodatati e disabili di ogni tipo, uomini e donne, di avere un proprio ruolo ed una propria dimensione nel campo da gioco.
Uno sport altamente inclusivo, che davvero abbatte le barriere architettoniche e i pregiudizi circa la possibilità di vedere giocare insieme normodatati e atleti "speciali".
E al palazzetto di Santeramo si respirava una solidarietà ed uno spirito di squadra che difficilmente si registra sui campi di gioco.
Una attitudine che solo il baskin riesce a garantire.
La squadra della Fortitudo Gravina, poi, a differenza di altre realtà già più rodate, era stata messa insieme in pochi giorni.
Qualche telefonata, un veloce passaparola e qualche allenamento in palestra prima del torneo. Perché se è vero che la volontà di mettere in piedi una squadra era stata già palesata nel giugno scorso, nel corso di Sportivity, l'iniziativa però non era decollata.
Un po' per le resistenze dei genitori, un po' per l'arrivo dell'estate e la chiusura delle palestre, un po' anche per la mancata penetrazione comunicativa che l'evento di giugno aveva sortito.
Ma dopo aver toccato con mano l'entusiasmo espresso sia dagli atleti per così dire "regolari", che da quelli speciali, sicuramente i più scettici si saranno ricreduti.
"Una esperienza entusiasmante. Una giornata indimenticabile per noi e per i nostri ragazzi. Speriamo si possa ripetere quanto prima"- ci ha detto un genitore alla fine della lunga giornata di gare, quando ha visto il figlio con la coppa in mano ed una medaglia al collo.
E allora basterebbe questo per far capire come il baskin ha una missione ed un compito che va oltre la mera competizione sportiva, ma rappresenta un momento di aggregazione, di inclusione, di integrazione, di solidarietà, di socializzazione che solo un'attività del genere riesce a garantire.
E mai come in questo caso è giusto affermare che a Santeramo, nel torneo di baskin, ha vinto lo sport.
di Roberto Varvara
Il tempo per lavorare insieme, per conoscersi, tra atleti ed allenatore, non era stato poi tanto. Anche i genitori dei ragazzi diversabili, non sembravano convinti al 100% che quella attività si sarebbe rivelata salvifica per i propri figli.
E invece? E invece non avevano fatto i conti con il baskin. Disciplina sportiva simile al basket, che del basket mutua le regole, ma che le fa proprie adattandole agli atleti, (perché è giusto che di atleti si parli), consentendo a tutti: normodatati e disabili di ogni tipo, uomini e donne, di avere un proprio ruolo ed una propria dimensione nel campo da gioco.
Uno sport altamente inclusivo, che davvero abbatte le barriere architettoniche e i pregiudizi circa la possibilità di vedere giocare insieme normodatati e atleti "speciali".
E al palazzetto di Santeramo si respirava una solidarietà ed uno spirito di squadra che difficilmente si registra sui campi di gioco.
Una attitudine che solo il baskin riesce a garantire.
La squadra della Fortitudo Gravina, poi, a differenza di altre realtà già più rodate, era stata messa insieme in pochi giorni.
Qualche telefonata, un veloce passaparola e qualche allenamento in palestra prima del torneo. Perché se è vero che la volontà di mettere in piedi una squadra era stata già palesata nel giugno scorso, nel corso di Sportivity, l'iniziativa però non era decollata.
Un po' per le resistenze dei genitori, un po' per l'arrivo dell'estate e la chiusura delle palestre, un po' anche per la mancata penetrazione comunicativa che l'evento di giugno aveva sortito.
Ma dopo aver toccato con mano l'entusiasmo espresso sia dagli atleti per così dire "regolari", che da quelli speciali, sicuramente i più scettici si saranno ricreduti.
"Una esperienza entusiasmante. Una giornata indimenticabile per noi e per i nostri ragazzi. Speriamo si possa ripetere quanto prima"- ci ha detto un genitore alla fine della lunga giornata di gare, quando ha visto il figlio con la coppa in mano ed una medaglia al collo.
E allora basterebbe questo per far capire come il baskin ha una missione ed un compito che va oltre la mera competizione sportiva, ma rappresenta un momento di aggregazione, di inclusione, di integrazione, di solidarietà, di socializzazione che solo un'attività del genere riesce a garantire.
E mai come in questo caso è giusto affermare che a Santeramo, nel torneo di baskin, ha vinto lo sport.
di Roberto Varvara