Passeggiando con la storia
Francesco Guarini, pittore degli Orsini. Nato a Solofra, morto e sepolto a Gravina
Rubrica “Passeggiando con la storia” di Giuseppe Massari
giovedì 21 novembre 2019
Per la puntata odierna della rubrica, ho pensato di dedicare lo spazio del ricordo e della memoria storica al pittore Francesco Guarini o Guarino, visto che, tra l'altro, in questi giorni ricorre l'anniversario della sua morte, avvenuta a Gravina tra il 20 e il 23 novembre del 1651. (Le date sono discordanti anche tra gli stessi biografi). Un artista, purtroppo, frettolosamente, dimenticato da noi gravinesi. Egli visse gli ultimi anni della sua vita nella nostra città, al seguito della famiglia Orsini, che gli fece da mecenate, e a Gravina morì, appena quarantenne, in circostanze mai del tutto chiarite, anche se raccontate da Bernardo De Dominici, autore de la Vite de pittori, scultori ed architetti napoletani non mai date alla luce da autore alcuno dedicate agli eccellentiss. signori, eletti della fedelissima citta di Napoli, Napoli, Stamperia Ricciardi, 1742-1745.
Felice Francesco Antonio Guarini, noto come Francesco Guarini, nacque a Solofra, in provincia di Avellino, 19 gennaio 1611. Visse in una famiglia di artisti, coltivò l'arte della pittura, fino a frequentare, trasferendosi a Napoli, la scuola stilistica del pittore Massimo Stanzione, diventando, successivamente, maestro di Angelo Solimena, padre del più noto cavaliere Ciccio Solimena. Guarini stringe poi rapporti di committenza con la famiglia Orsini, all'epoca feudatari sui territori di Solofra. Per gli Orsini realizza la Madonna del Rosario (1644-49) per il convento di San Domenico Maggiore a Solofra. Guarini, dal 1649 e fino alla sua morte, si trasferisce poi a Gravina, considerata, all'epoca, centro della potenza economica del ramo meridionale dell'antica famiglia Orsini. A Gravina il Guarini proseguì una florida attività lavorativa per la famiglia Orsini e le varie chiese del territorio, diventando una figura determinante per la pittura del Seicento di quei territori. Dipinse, oltre a ritratti e scene sacre per gli Orsini, la pala d'altare dal titolo la Madonna del Suffragio (1649-50 circa), per la omonima chiesa di famiglia.
La professoressa Mimma Pasculli Ferrara, nella sua scheda: "Dai "napoletani" Francesco Gauarini e Angelo Solimena ai pittori di Gravina in Puglia Carlo Tucci, Francesco Santulli. Un percorso trai immagini e documenti nei feudi degli Orsini", inserita nella collettanea:"Francesco Guarini Nuovi contributi 2, Artstudiopaparo, ottobre 2014, scrive: che il Guarino abbia dipinto molti quadri nella sua permanenza pugliese, ce lo testimonia l'inventario del 1707 di Casa Orsini a Gravina, ma che quest'opera, (riferita alla grandiosa pala della Madonna del Suffragio), sia stata la commissione più importante è un dato indiscutibile.
Per tornare alla morte di Ciccio Guarini, riprendiamo, con le dovute cautele, il racconto di Bernardo De Dominici, tratto dal citato testo, che, comunque, rappresenta pur sempre una novità per noi gravinesi, anche se si snoda tra leggende, fantasie e tradizioni, privo di fonti documentarie certe ed acclarate. Accadde, che dimorando egli in Gravina amato dal Duca, e pregiato da ogn'uno, non meno per la sua virtù, che per lo dolce suo conservare, s'invaghì di una bellissima giovane, moglie di un Artigiano, il quale accortosi dell'ardente amore del pittore, e invaghito del suo canto dell'utile, che compiacendolo ricavato ne avrebbe, con pessimo, e vil consiglio persuase la moglie ad arrendersi al di lui desiderio, e di paro consentimento conchiusero di compiacerlo, com'egli appunto per vie segrete cercava. Introdotto il Guarino in casa, ne sbandì la miseria, provvedendola con larga mano di quanto vi faccia di bisogno.
La Donna vinta dalle belle maniere, e dal grato aspetto di Francesco, obbligata da' larghi doni, cominciò da dovero ad amarlo, e null'altro desiderava, che di compiacerlo; onde l'indegno marito tardi avvedutosi del suo fallo, e della sua vergogna, e divenuto geloso fuor di tempo, credendo di risarcire l'onor perduto, con consiglio peggiore del primo, uccise di notte tempo l'infelice Consorte, riguggiassi in Chiesa. Sparsasi la fama del crudele misfatto, fu per morire di doglia il Guarino; ma dopo essersi riavuto da un morale svenimento, volle in tutti i modi vedere l'estinta donna, quantunque i saggi amici a fuggir tal veduta con ogni studio lo consigliassero: dopodiché dicea, che questa sola consolazione gli avrebbe alleggerito il dolore. Ma s'ingannò forte, imperciocchè mirando colei morta, cadde su quel Cadavere, semivivo ancor egli. In tal stato fu ricondotto nelle sue stanze, ed il funesto accidente, vi trasse anche il Duca per consolarlo non men che gli amici, che si sforzaron di farlo ritornare in se stesso.
Rivenne egli dallo svenimento, ma diede in deliri stranissimi, né valsero i conforti di quel benigno Signore, né le preghiere degl'amici, né le riprensioni de' PP. Spirituali a far si, ch'egli con poco cibo ristorasse l'indebolita natura. Alla venuta però di un Religioso di Santa Vita, che lo sgridò del pericolo di perder l'anima, tornò al quanto in se stesso, e prese qualche ristoro: Ma neppure il tempo diede tregua al suo affanno, anzi ogni dì viepiù dalla mestizia oppresso dava segni di breve vita: laonde il Duca credendo, che la morte del micidiale marito fusse per temperare il dolor del Guarino, con astuto stratagemma procurò di averlo nelle mani, e fattone formare il processo, avvalorato dalla confessione del reo, lo fece morire per man del Boja impiccato.
Ma nulla giovò a Francesco la di lui morte, poiché perduto il sonno, aborrendo il cibo, ed avendo sempre presente il funesto spettacolo, con una rimembranza ostinata, a poco a poco consumandosi, a capo l'anno si morì anch'egli di passione, pentito però del suo fallire, e munito de' Santi Sacramenti nella bell'età di 39 anni, con dispiacere del Duca, che l'onorò di sontuose esequie, ed ' a 20 novembre del 1651, fu seppellito nel Duomo di Gravina. Della sua abitazione gravinese non si è mai saputo nulla. Della sua tomba e dei suoi resti non si è trovata traccia alcuna, purtroppo. I misteri sulla sua fine si sono infittiti sempre di più. Anche dopo la sua morte.
Felice Francesco Antonio Guarini, noto come Francesco Guarini, nacque a Solofra, in provincia di Avellino, 19 gennaio 1611. Visse in una famiglia di artisti, coltivò l'arte della pittura, fino a frequentare, trasferendosi a Napoli, la scuola stilistica del pittore Massimo Stanzione, diventando, successivamente, maestro di Angelo Solimena, padre del più noto cavaliere Ciccio Solimena. Guarini stringe poi rapporti di committenza con la famiglia Orsini, all'epoca feudatari sui territori di Solofra. Per gli Orsini realizza la Madonna del Rosario (1644-49) per il convento di San Domenico Maggiore a Solofra. Guarini, dal 1649 e fino alla sua morte, si trasferisce poi a Gravina, considerata, all'epoca, centro della potenza economica del ramo meridionale dell'antica famiglia Orsini. A Gravina il Guarini proseguì una florida attività lavorativa per la famiglia Orsini e le varie chiese del territorio, diventando una figura determinante per la pittura del Seicento di quei territori. Dipinse, oltre a ritratti e scene sacre per gli Orsini, la pala d'altare dal titolo la Madonna del Suffragio (1649-50 circa), per la omonima chiesa di famiglia.
La professoressa Mimma Pasculli Ferrara, nella sua scheda: "Dai "napoletani" Francesco Gauarini e Angelo Solimena ai pittori di Gravina in Puglia Carlo Tucci, Francesco Santulli. Un percorso trai immagini e documenti nei feudi degli Orsini", inserita nella collettanea:"Francesco Guarini Nuovi contributi 2, Artstudiopaparo, ottobre 2014, scrive: che il Guarino abbia dipinto molti quadri nella sua permanenza pugliese, ce lo testimonia l'inventario del 1707 di Casa Orsini a Gravina, ma che quest'opera, (riferita alla grandiosa pala della Madonna del Suffragio), sia stata la commissione più importante è un dato indiscutibile.
Per tornare alla morte di Ciccio Guarini, riprendiamo, con le dovute cautele, il racconto di Bernardo De Dominici, tratto dal citato testo, che, comunque, rappresenta pur sempre una novità per noi gravinesi, anche se si snoda tra leggende, fantasie e tradizioni, privo di fonti documentarie certe ed acclarate. Accadde, che dimorando egli in Gravina amato dal Duca, e pregiato da ogn'uno, non meno per la sua virtù, che per lo dolce suo conservare, s'invaghì di una bellissima giovane, moglie di un Artigiano, il quale accortosi dell'ardente amore del pittore, e invaghito del suo canto dell'utile, che compiacendolo ricavato ne avrebbe, con pessimo, e vil consiglio persuase la moglie ad arrendersi al di lui desiderio, e di paro consentimento conchiusero di compiacerlo, com'egli appunto per vie segrete cercava. Introdotto il Guarino in casa, ne sbandì la miseria, provvedendola con larga mano di quanto vi faccia di bisogno.
La Donna vinta dalle belle maniere, e dal grato aspetto di Francesco, obbligata da' larghi doni, cominciò da dovero ad amarlo, e null'altro desiderava, che di compiacerlo; onde l'indegno marito tardi avvedutosi del suo fallo, e della sua vergogna, e divenuto geloso fuor di tempo, credendo di risarcire l'onor perduto, con consiglio peggiore del primo, uccise di notte tempo l'infelice Consorte, riguggiassi in Chiesa. Sparsasi la fama del crudele misfatto, fu per morire di doglia il Guarino; ma dopo essersi riavuto da un morale svenimento, volle in tutti i modi vedere l'estinta donna, quantunque i saggi amici a fuggir tal veduta con ogni studio lo consigliassero: dopodiché dicea, che questa sola consolazione gli avrebbe alleggerito il dolore. Ma s'ingannò forte, imperciocchè mirando colei morta, cadde su quel Cadavere, semivivo ancor egli. In tal stato fu ricondotto nelle sue stanze, ed il funesto accidente, vi trasse anche il Duca per consolarlo non men che gli amici, che si sforzaron di farlo ritornare in se stesso.
Rivenne egli dallo svenimento, ma diede in deliri stranissimi, né valsero i conforti di quel benigno Signore, né le preghiere degl'amici, né le riprensioni de' PP. Spirituali a far si, ch'egli con poco cibo ristorasse l'indebolita natura. Alla venuta però di un Religioso di Santa Vita, che lo sgridò del pericolo di perder l'anima, tornò al quanto in se stesso, e prese qualche ristoro: Ma neppure il tempo diede tregua al suo affanno, anzi ogni dì viepiù dalla mestizia oppresso dava segni di breve vita: laonde il Duca credendo, che la morte del micidiale marito fusse per temperare il dolor del Guarino, con astuto stratagemma procurò di averlo nelle mani, e fattone formare il processo, avvalorato dalla confessione del reo, lo fece morire per man del Boja impiccato.
Ma nulla giovò a Francesco la di lui morte, poiché perduto il sonno, aborrendo il cibo, ed avendo sempre presente il funesto spettacolo, con una rimembranza ostinata, a poco a poco consumandosi, a capo l'anno si morì anch'egli di passione, pentito però del suo fallire, e munito de' Santi Sacramenti nella bell'età di 39 anni, con dispiacere del Duca, che l'onorò di sontuose esequie, ed ' a 20 novembre del 1651, fu seppellito nel Duomo di Gravina. Della sua abitazione gravinese non si è mai saputo nulla. Della sua tomba e dei suoi resti non si è trovata traccia alcuna, purtroppo. I misteri sulla sua fine si sono infittiti sempre di più. Anche dopo la sua morte.