La Madonna della Consolazione
La Madonna della Consolazione
Passeggiando con la storia

La Madonna della Consolazione, trafugata da Gravina e ritrovata a Solofra

Rubrica “Passeggiando con la storia” a cura di Giuseppe Massari

Il racconto, come in casi del genere, dove la fantasia non manca, è rocambolesco. Per stilare la odierna scheda ci siamo avvalsi di una fonte di Solofra e di una fonte gravinese, il Nardone. In realtà i due racconti combaciano, tranne nella parte più descrittiva del luogo da dove la sacra effige sarebbe stata trafugata.

Partiamo da Soofra, comune in provincia di Avellino.. "La leggenda racconta, non si sa con precisione né il giorno, né l'anno. Si dice, dunque, che un mercante, proveniente dalla Puglia con un carico di mercanzie si fermò nei pressi della chiesa per riprender fiato e ristorarsi alla fresca acqua della fonte. Quando fece per riprendere il cammino l'asino non ne volle più sapere. L'animale aveva in una sacca sul dorso una tavoletta di pietra su cui era effigiato il volto di una Madonna. Il mercante non riuscì a muovere di un metro l'animale finché non lo ebbe liberato dalla santa effigie.

L'uomo provò più volte a convincere il cocciuto ciuchíno a riprendere il cammino, ma questi lo faceva solo quando il quadro era a terra. Prima dubbioso, poi impaurito il malcapitato abbandonò nella chiesa la pietra. Quel mercante proveniva da Gravina di Puglia, feudo su cui governavano i duchi Orsini di Solofra. In una chiesa di quel luogo pugliese c'è un foro in un muro, in cui esattamente entra la pietra della Madonna della Consolazione.

I solofrani conservarono gelosamente l'immagine della santa Vergine, che potette realmente venire dalla lontana Puglia in virtù dei commerci sempre esistenti tra le due zone, ma anche dei rapporti nati dall'avere i due paesi un unico feudatario. Questa località nel giorno della festa si ammantava di luminarie, di bancarelle, di gente pia. C'era l'aria di un'allegra scampagnata tra i verdi campi lontani dal paese, prima che la zona fosse interamente trasformata dalle industrie, che ora l'hanno invasa. Fin dal giorno precedente la statua della Madonna, e non la pietra, che è ben incastonata sulla parete dell'altare maggiore, veniva portata nella Chiesa madre, la Collegiata di San Michele e di qui, il giorno seguente, accompagnata in processione fino alla sua casa in fondo al paese. C'era la Banda musicale, il Consiglio Comunale e il Comitato della festa. ( da Solofra storica)".

Ecco, ora la versione del nostro storico locale. Domenico Nardone, infatti, nel suo libro "Notizie Storiche sulla Città di Gravina, a proposito della Grotta-chiesa di San Michele, riporta: "Nella facciata opposta a quella dell'ingresso, e in prossimità dell'abside della V navata, vedonsi i resti di un arcosolio sormontato da una cornice intagliata nello spessore del masso, su motivo del IX secolo. Questa doveva sostenere una immagine affrescata su uno strato di grossi mattoni ricoperti d'intonaco, cosa che si rileva da alcuni residui rimasti ancora oggi attaccati verso l'orlo interno della cornice.

L'immagine, asportata da mano competente, non fu che quella della Madonna della Consolazione oggi venerata in una chiesa di Solofra, quale immagine miracolosissima. Quegli abitanti dicono infatti di averla rinvenuta in una delle grotte della nostra Gravina, donde fu trasportata a Solofra nel 1707, collocandola in primo tempo nella chiesa di San Giacomo e poi nel tempio che le fu eretto. Il giornale "L'Italia reale"pubblicato in Solofra (1921, n. 125), riportando questa notizia, dà dell'immagine, riprendendola dal citato testo del Nardone, la seguente descrizione: "Dipinta su pietra che la rappresenta col manto alla greca, di poco più di mezzo busto, in atto di sedere, tiene il Bambino Gesù sul dritto ginocchio; e sostenendolo con la destra, china il suo capo sopra di Lui.

Il Bambino sorregge a sua volta un libro aperto, ove, da una parte stanno scritte a carattere bizantino le parole "Ego sum spes tua, e dall'altra Et consolatio tua; mentre con la destra pare accenni ed inviti ciascuno a leggere le parole scritte. (Data l'epoca 1707, l'esportazione di questa effige dalla chiesa di San Michele di Gravina dovette essere facilitata dai rapporti amministrativi che allora univano la città di Gravina e quella di Solofra, entrambe sotto il dominio degli Orsini Duchi di Gravina e Principi di Solofra.

L'operazione dovette essere probabilmente diretta dal pittore Francesco Guarini di Solofra, il quale in quel tempo dimorava in Gravina per lavori che stava eseguendo per conto degli Orsini nella chiesa Ducale di S. Maria del Suffragio (Purgatorio), e dove si possono ammirare alcune sue pregevoli tele come: il quadro soprastante all'altare maggiore, quello della Immacolata e qualche altro, mentre i rimanenti sono attribuiti ai suoi discepoli. Nel museo Pomarici-Santomasi si conserva un altro quadro di questo autore riproducente la Disputa di Gesù coi dottori, e che sarebbe un duplicato di quello di Solofra".

Per ritornare da dove siamo partiti, ecco un altro stralcio di storia, ripreso da Solofra storica, che sembra smentire il Nardone, circa il ruolo che potrebbe avere avuto Francesco Guarini nell'opera di trafugamento. Qui, si tratta di mettere a confronto più versioni, per offrire un resoconto il più completo possibile, anche se possono apparire contraddittorie o possono essere discordanti e non convergenti.

"Il nostro Francesco Guarini nulla ha a che fare con l'introduzione della sacra immagine giacché il reperto venne introdotto, in Solofra, da un tal chierico Francesco Colella da Nardò, verso l'anno 1707, come alcuni atti notarili, in parte, indirettamente paiono attestare. Questo fatto è raccontato dal canonico Liborio dei baroni Giannattasio, nel Suo libretto dedicato al santuario della Madonna della Consolazione al Galdo (a san Biagio) di Solofra, stampato nell'anno 1908 (pp. 8/15).

La diversa versione dello storico Domenico Nardone di Gravina riporta ad un'antichissima immagine sacra asportata dalla chiesa-grotta di san Michele di Gravina, sotto la direzione del pittore solofrano Francesco Guarini, durante la sua permanenza alla corte degli Orsini (D. Nardone, Notizie storiche sulla città di Gravina, pp.13/14, nota 1).

Il mio parere, supportato da altre documentazioni, riporterebbero al principio del XVIII secolo l'arrivo in Solofra di tale rarissimo dipinto rupestre. La nuova chiesa al Galdo, titolata all'immagine miracolosissima della Mater Consolatio, fu voluta dal nobile solofrano Giovan Tommaso Caropreso, nell'anno 1707. L'indagine non escluderebbe, infatti, occasioni ed episodi legati a verosimili rapporti economico-artigianali tra Solofra e Gravina, feudi entrambe dei potentissimi Orsini.
3 foto La Madonna della Consolazione
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