Passeggiando con la storia
Giovanni Paternoster, Artigiano Orologiaio
Passeggiando con la storia, rubrica a cura di Giuseppe Massari
giovedì 10 ottobre 2019
Le foto mi sono state gentilmente concesse dal nipote, Giovanni Paternoster, orefice, orologiaio in Gravina
Essere importanti, famosi, fregiarsi del titolo di figlio illustre di una città o fare i conti con essa, fino al punto da entrare a far parte del gotha o dell'olimpo della città in cui si è nati o si è svolta una precisa attività, non significa, solo, aver ricoperto cariche pubbliche, istituzionali; aver conseguito medaglie su un preciso campo di guerra o di battaglia. Non significa, neanche e solo essere stato fondatore di una comunità religiosa, di un sodalizio, di un istituto di credito o a capo di esso. Essere stato, magari, mecenate, benefattore. Né essere stato semplice scrittore di versi o di fatti di vita cittadina. Né aver assunto gli onori della ribalta internazionale, con prestigiosi incarichi e meriti. Ma essere stato un semplice e modesto artigiano.
Silenzioso lavoratore nella propria officina, nel proprio laboratorio, nella propria bottega e aver conquistato spazi di inaspettata notorietà. E' il caso di Giovanni Paternoster, nato a Gravina in Puglia il 26 luglio 1898 e morto il 12 novembre del 1979, paziente e scrupoloso maestro artigiano orologiaio, che condivideva il lavoro nella bottega di piazza San Nicola, insieme a suo fratello Teodosio, di 13 anni più piccolo di lui. Giovanni, secondo il racconto dei famigliari e del nipote che porta il suo nome, continuatore e prosecutore di quella medesima arte di precisione, fu uno degli ultimi restauratori e manutentori dello storico orologio, di fabbricazione Amiraldo, posizionato sulla torre della Biblioteca Finia. Infatti, nel corso degli anni 70 del secolo scorso, ricevette, dall'Amministrazione comunale, il compito e l'incarico di restaurare e riavviare l'antica macchina del tempo che lì era posizionata. Compito che svolse e assolse con bravura e meticolosa precisione, sostituendo, modificando e ripristinando gli antichi ed usurati congegni. Fino a quando le condizioni di salute glielo consentirono, egli, quotidianamente, accompagnandosi al comandante dei Vigili rurali di Gravina, il signor Paolo Tarantino, garantendo la ricarica giornaliera, consentiva alla macchina di funzionare ed essere efficiente. Fin qui, forse, nulla di eccezionale.
Il bello lo si può leggere successivamente e riguarda l'incarico, che ricevette dal podestà dell'epoca, il dottor Domenico Nardone, per la partecipazione ad una mostra- concorso nazionale, indetta dal regime fascista, per la realizzazione di una torre con astolabio, astrario, orologio astronomico da realizzare e posizionare nel quartiere EUR di Roma. Naturalmente, il fatto lo riempì di orgoglio, si sentì onorato per la designazione ricevuta e realizzò un prototipo di torre, con orologio astronomico e astrolabio, che l'amministrazione podestarile provvide ad inviare alla capitale. Durante il corso del 1939, ci fu la mostra concorso nazionale di tutti i lavori pervenuti e realizzati dai più bravi e migliori orologiai presenti all'epoca. Sfortuna volle che, nel frattempo, scoppiò la guerra. Dei risultati della mostra non si ebbero più notizie, così come della fine che fu riservata agli stessi manufatti. Naturalmente, anche il progetto per la realizzanda torre finì sotto le macerie del conflitto. Per fortuna che di questa piccola ed importante opera si è riuscita a salvare la memoria, il ricordo attraverso la foto allegata.
Essere importanti, famosi, fregiarsi del titolo di figlio illustre di una città o fare i conti con essa, fino al punto da entrare a far parte del gotha o dell'olimpo della città in cui si è nati o si è svolta una precisa attività, non significa, solo, aver ricoperto cariche pubbliche, istituzionali; aver conseguito medaglie su un preciso campo di guerra o di battaglia. Non significa, neanche e solo essere stato fondatore di una comunità religiosa, di un sodalizio, di un istituto di credito o a capo di esso. Essere stato, magari, mecenate, benefattore. Né essere stato semplice scrittore di versi o di fatti di vita cittadina. Né aver assunto gli onori della ribalta internazionale, con prestigiosi incarichi e meriti. Ma essere stato un semplice e modesto artigiano.
Silenzioso lavoratore nella propria officina, nel proprio laboratorio, nella propria bottega e aver conquistato spazi di inaspettata notorietà. E' il caso di Giovanni Paternoster, nato a Gravina in Puglia il 26 luglio 1898 e morto il 12 novembre del 1979, paziente e scrupoloso maestro artigiano orologiaio, che condivideva il lavoro nella bottega di piazza San Nicola, insieme a suo fratello Teodosio, di 13 anni più piccolo di lui. Giovanni, secondo il racconto dei famigliari e del nipote che porta il suo nome, continuatore e prosecutore di quella medesima arte di precisione, fu uno degli ultimi restauratori e manutentori dello storico orologio, di fabbricazione Amiraldo, posizionato sulla torre della Biblioteca Finia. Infatti, nel corso degli anni 70 del secolo scorso, ricevette, dall'Amministrazione comunale, il compito e l'incarico di restaurare e riavviare l'antica macchina del tempo che lì era posizionata. Compito che svolse e assolse con bravura e meticolosa precisione, sostituendo, modificando e ripristinando gli antichi ed usurati congegni. Fino a quando le condizioni di salute glielo consentirono, egli, quotidianamente, accompagnandosi al comandante dei Vigili rurali di Gravina, il signor Paolo Tarantino, garantendo la ricarica giornaliera, consentiva alla macchina di funzionare ed essere efficiente. Fin qui, forse, nulla di eccezionale.
Il bello lo si può leggere successivamente e riguarda l'incarico, che ricevette dal podestà dell'epoca, il dottor Domenico Nardone, per la partecipazione ad una mostra- concorso nazionale, indetta dal regime fascista, per la realizzazione di una torre con astolabio, astrario, orologio astronomico da realizzare e posizionare nel quartiere EUR di Roma. Naturalmente, il fatto lo riempì di orgoglio, si sentì onorato per la designazione ricevuta e realizzò un prototipo di torre, con orologio astronomico e astrolabio, che l'amministrazione podestarile provvide ad inviare alla capitale. Durante il corso del 1939, ci fu la mostra concorso nazionale di tutti i lavori pervenuti e realizzati dai più bravi e migliori orologiai presenti all'epoca. Sfortuna volle che, nel frattempo, scoppiò la guerra. Dei risultati della mostra non si ebbero più notizie, così come della fine che fu riservata agli stessi manufatti. Naturalmente, anche il progetto per la realizzanda torre finì sotto le macerie del conflitto. Per fortuna che di questa piccola ed importante opera si è riuscita a salvare la memoria, il ricordo attraverso la foto allegata.