Passeggiando con la storia
"Gli organi storici di alcune chiese di Gravina"
Passeggiando con la storia rubrica a cura di Giuseppe Massari
sabato 8 giugno 2019
Maestosi o piccoli, gli organi, con le loro note, con i loro accompagnamenti liturgici, hanno scritto la storia di Gravina e quella particolare delle sue chiese. Un tempo, le chiese sprovviste di organi musicali erano come una casa senza famiglia, una casa senza figli. Oggi, purtroppo, molte chiese ne sono sprovvisti e se anche esistono, sono stati soppianti da musiche moderne, non più melodiche, non più classiche o baroccheggianti.
Il tempo, la modernità liturgica, con le sue assurde riforme, hanno messo in disuso questi validi strumenti musicali ed è per questo che riprenderli, ripercorrendo il loro cammino storico è sembrato opportuno, se non doveroso. Cominciamo, tra i più antichi, da quello che si trova all'interno della Basilica Cattedrale. In un testo curato e redatto da don Domenico Farella, Basilica Cattedrale Gravina, si legge: "Fu costruito dalla Ditta Inzoli di Crema per delibera del Capitolo cattedrale dell'8/6/1906 ed inaugurato solennemente il 28/9/1907 con un concerto dei Maestri collaudatori: Felice Bassi, Maestro di Cappella di S. Andrea di Mantova; UlisseMatthey, organista della Basilica di Loreto e Magri Sac. Pietro, Maestro di Cappella nella Cattedrale di Bari.
L'organo, simile a quello già installato nel Santuario della Madonna di Pompei, si compone di due tastiere di 58 tasti, di una pedaliera di 27 pedali, di n. 32 Registri oltre 2 meccanici e 10 pedaletti di accoppiamento e combinazione con 2135 canne". Sui restauri successivi ne parla l'organista Antonio Filipponio, autore anche delle foto allegate, "lo stesso costruttore provvide alla elettrificazione della trasmissione (in origine pneumatica) e ha sostituito la consolle. Giuseppe Continiello ha svolto la manutenzione". All'interno del Cappellone del Santissimo Sacramento della nostra Basilica minore, vi è un altro gioiellino, forse proveniente dal Soccorpo della chiesa, datato, come documentano le foto di Antonio Filipponio, 1853, di cui, però, non si conosce il costruttore.
L'unica notizia certa è che fu realizzato per volere di Giovanni Bozzelli, come si evince dall'iscrizione sulla cimasa. L'organo più antico, risalente al 1769, presente in città, è quello che si trova nella chiesa di San Franesco. L'organista e restauratore di organi storici, Nicola Canosa, così lo descrive: "Lo strumento fu costruito nel 1769 da Francesco Carelli, esponente della famiglia organaria originaria di Vallo di Lucania di cui ricordiamo il fratello Silverio e il padre Leonardo (quest'ultimo fondatore della bottega e autore del positivo conservato nella Chiesa del Purgatorio a Matera)."
L'organo ha le seguenti caratteristiche: Collocato in cantoria, dietro l'altare maggiore, e racchiuso in cassa lignea intagliata e dorata, possiede 49 canne di facciata in stagno disposte in 5 cuspidi (13-7-9-7-13), di cui 3 maggiori e 2 minori; canne interne in piombo e di basseria in abete; 1 tastiera di 50 tasti (Si0 - Do5 con prima ottava cromatica); copertine dei diatonici in bosso e dei cromatici in bosso ed ebano intarsiati a triangolo; frontalini a chiocciola in bosso; Pedaliera a leggio di 13 tasti (Si0 - Si1); Trasmissione meccanica sospesa.
E' stato restaurato dallo stesso Canosa il 2010. Nella chiesa parrocchiale di Sant'Agostino si trova un altro organo, più o meno coevo, risalente al 1770 e fu costruito dal sacerdote di Castellaneta don Giuseppe Rubino. Questo strumento, nel corso dei primi anni 70 del secolo scorso, subì una serie di rimaneggiamenti e trasformazioni, sino a renderlo elettrificato. Fino ad un certo periodo, anche dopo il primo restauro, conservò la tastiera originaria, oggi, purtroppo, scomparsa. Lasciando da parte lo spazio temporale che intercorre da questo periodo fino alla prossima istallazione di un nuovo organo, bisogna giungere al 1790, quando vede la luce quello che si conserva nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, comunemente conosciuta come chiesa del Purgatorio.
Anche su questo manufatto ha messo le mani, Nicola Canosa, per un restauro che fu completato il 2012. Scrive Canosa nella sua scheda tecnica:"Il monumentale organo costruito nel 1790 dal campano Benedetto De Rosa. Notevoli le affinità di tale strumento con gli organi costruiti dall'altra bottega campana dei Carelli (di cui si ha testimonianza a Gravina nella Chiesa di S. Francesco): l'estensione della tastiera a partire dal Si0, che nell'organo del Purgatorio arriva nell'acuto al Fa5; l'impiego di lastre martellate di grosso spessore; il Principale Secondo a partire dalla seconda ottava, a cui si aggiungono qui una Ottava II (detta Principale III) e un Flauto Traversiere soprani; i raddoppi di alcune file di Ripieno (in questo strumento provvisto anche di una Duodecima); le combinazioni di registri a pedaletto, con soluzioni inedite quali la combinazione di Principale, Flauto 8' e Voce Umana.
Peculiare di questo manufatto inoltre la foggia a cuspide di alcuni registri: Principale II, Flauto Traversiere, Flauto in XII, così come il collegamento diretto tra pedaliera e canne lignee di Contrabassi senza passare dalla tastiera, contrariamente a quanto accade nella tradizione organaria napoletana. Del tutto nuova anche la linea del prospetto, con due campate maggiori a cuspide e una campata centrale minore a doppia ala.
Sull'anima di una canna di facciata si è ritrovata la firma a inchiostro di Francesco Niola, altro organaro campano; a testimonianza di un ulteriore collegamento tra diverse botteghe organarie campane alla fine del '700. Per l'ultimo di questi monumenti musicali bisogna arrivare al 1838, anno in cui, Giovanni Favorito di Napoli lo realizzò ed è quello che si trova, purtroppo, in stato di totale abbandono. nella chiesa di Santa Maria delle Domenicane. Le foto dell'organo di San Francesco e del Purgatorio sono di Nicola Canosa. Quelle dell'organetto della Basilica Cattedrale, di Sant'Agostino e della Chiesa di Santa Maria sono di Antonio Filipponio.
Il tempo, la modernità liturgica, con le sue assurde riforme, hanno messo in disuso questi validi strumenti musicali ed è per questo che riprenderli, ripercorrendo il loro cammino storico è sembrato opportuno, se non doveroso. Cominciamo, tra i più antichi, da quello che si trova all'interno della Basilica Cattedrale. In un testo curato e redatto da don Domenico Farella, Basilica Cattedrale Gravina, si legge: "Fu costruito dalla Ditta Inzoli di Crema per delibera del Capitolo cattedrale dell'8/6/1906 ed inaugurato solennemente il 28/9/1907 con un concerto dei Maestri collaudatori: Felice Bassi, Maestro di Cappella di S. Andrea di Mantova; UlisseMatthey, organista della Basilica di Loreto e Magri Sac. Pietro, Maestro di Cappella nella Cattedrale di Bari.
L'organo, simile a quello già installato nel Santuario della Madonna di Pompei, si compone di due tastiere di 58 tasti, di una pedaliera di 27 pedali, di n. 32 Registri oltre 2 meccanici e 10 pedaletti di accoppiamento e combinazione con 2135 canne". Sui restauri successivi ne parla l'organista Antonio Filipponio, autore anche delle foto allegate, "lo stesso costruttore provvide alla elettrificazione della trasmissione (in origine pneumatica) e ha sostituito la consolle. Giuseppe Continiello ha svolto la manutenzione". All'interno del Cappellone del Santissimo Sacramento della nostra Basilica minore, vi è un altro gioiellino, forse proveniente dal Soccorpo della chiesa, datato, come documentano le foto di Antonio Filipponio, 1853, di cui, però, non si conosce il costruttore.
L'unica notizia certa è che fu realizzato per volere di Giovanni Bozzelli, come si evince dall'iscrizione sulla cimasa. L'organo più antico, risalente al 1769, presente in città, è quello che si trova nella chiesa di San Franesco. L'organista e restauratore di organi storici, Nicola Canosa, così lo descrive: "Lo strumento fu costruito nel 1769 da Francesco Carelli, esponente della famiglia organaria originaria di Vallo di Lucania di cui ricordiamo il fratello Silverio e il padre Leonardo (quest'ultimo fondatore della bottega e autore del positivo conservato nella Chiesa del Purgatorio a Matera)."
L'organo ha le seguenti caratteristiche: Collocato in cantoria, dietro l'altare maggiore, e racchiuso in cassa lignea intagliata e dorata, possiede 49 canne di facciata in stagno disposte in 5 cuspidi (13-7-9-7-13), di cui 3 maggiori e 2 minori; canne interne in piombo e di basseria in abete; 1 tastiera di 50 tasti (Si0 - Do5 con prima ottava cromatica); copertine dei diatonici in bosso e dei cromatici in bosso ed ebano intarsiati a triangolo; frontalini a chiocciola in bosso; Pedaliera a leggio di 13 tasti (Si0 - Si1); Trasmissione meccanica sospesa.
E' stato restaurato dallo stesso Canosa il 2010. Nella chiesa parrocchiale di Sant'Agostino si trova un altro organo, più o meno coevo, risalente al 1770 e fu costruito dal sacerdote di Castellaneta don Giuseppe Rubino. Questo strumento, nel corso dei primi anni 70 del secolo scorso, subì una serie di rimaneggiamenti e trasformazioni, sino a renderlo elettrificato. Fino ad un certo periodo, anche dopo il primo restauro, conservò la tastiera originaria, oggi, purtroppo, scomparsa. Lasciando da parte lo spazio temporale che intercorre da questo periodo fino alla prossima istallazione di un nuovo organo, bisogna giungere al 1790, quando vede la luce quello che si conserva nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, comunemente conosciuta come chiesa del Purgatorio.
Anche su questo manufatto ha messo le mani, Nicola Canosa, per un restauro che fu completato il 2012. Scrive Canosa nella sua scheda tecnica:"Il monumentale organo costruito nel 1790 dal campano Benedetto De Rosa. Notevoli le affinità di tale strumento con gli organi costruiti dall'altra bottega campana dei Carelli (di cui si ha testimonianza a Gravina nella Chiesa di S. Francesco): l'estensione della tastiera a partire dal Si0, che nell'organo del Purgatorio arriva nell'acuto al Fa5; l'impiego di lastre martellate di grosso spessore; il Principale Secondo a partire dalla seconda ottava, a cui si aggiungono qui una Ottava II (detta Principale III) e un Flauto Traversiere soprani; i raddoppi di alcune file di Ripieno (in questo strumento provvisto anche di una Duodecima); le combinazioni di registri a pedaletto, con soluzioni inedite quali la combinazione di Principale, Flauto 8' e Voce Umana.
Peculiare di questo manufatto inoltre la foggia a cuspide di alcuni registri: Principale II, Flauto Traversiere, Flauto in XII, così come il collegamento diretto tra pedaliera e canne lignee di Contrabassi senza passare dalla tastiera, contrariamente a quanto accade nella tradizione organaria napoletana. Del tutto nuova anche la linea del prospetto, con due campate maggiori a cuspide e una campata centrale minore a doppia ala.
Sull'anima di una canna di facciata si è ritrovata la firma a inchiostro di Francesco Niola, altro organaro campano; a testimonianza di un ulteriore collegamento tra diverse botteghe organarie campane alla fine del '700. Per l'ultimo di questi monumenti musicali bisogna arrivare al 1838, anno in cui, Giovanni Favorito di Napoli lo realizzò ed è quello che si trova, purtroppo, in stato di totale abbandono. nella chiesa di Santa Maria delle Domenicane. Le foto dell'organo di San Francesco e del Purgatorio sono di Nicola Canosa. Quelle dell'organetto della Basilica Cattedrale, di Sant'Agostino e della Chiesa di Santa Maria sono di Antonio Filipponio.