Passeggiando con la storia
Gravina e Bitetto tre storie parallele: il cardinale Orsini, il vescovo Angelo Marculli e S. Michele Arcangelo
Passeggiando con la storia, rubrica a cura di Giuseppe Massari
giovedì 26 settembre 2019
Tra pochi giorni, alla fine della corrente settimana, la nostra città, come suole dirsi, si vestirà a festa per onorare il Santo Patrono e Protettore: l'Arcangelo Michele. Perciò, ho voluto che questo evento cittadino entrasse a pieno titolo all'interno di questa rubrica. Per non essere ripetitivo, per offrire ai lettori aspetti sempre nuovi, inediti, meno conosciuti, appetitosi, ma coerenti e in linea con i festeggiamenti, ho voluto ricostruire le storie parallele tra la nostra città e la città di Bitetto. Un legame semplice, quasi naturale, all'ombra di realtà diverse per storia e per cultura, ma accomunate da uomini degni e speciali, che hanno reso grande Gravina e anche i luoghi dove è passata la loro benefica presenza, benedetta da Colui che sconfisse Lucifero ed è ancora in grado di poter sconfiggere tutto il male e le loro forze nemiche del genere umano.
All'incirca, nel periodo tra il 1680 e il 1682, il nostro concittadino Frà Vincenzo Maria Orsini, mentre aveva la cura pastorale della Diocesi di Cesena, si recò a Bitetto, come è documentato dagli atti del Processo di Beatificazione, per pregare sulla tomba del futuro beato Giacomo, ripresi dallo storico bitettese, Lino Fazio. Questo giustifica la presenza di un medaglione in marmo scolpito, raffigurante il pontefice, conservato o abbandonato per lungo tempo in qualche angolo del convento, ma ripreso e fatto restaurare dalla sorella di Lino Fazio, in memoria della figlia prematuramente scomparsa e posizionato, dal 27 settembre del 2017, nella cappella del beato.
Angelo Maria Marculli, nato a Gravina il 1696, scelse la vita religiosa studiando nel convento dell'Ordine Eremitano di Sant'Agostino in città, dove si conserva una incisione marmorea per affidarlo alla memoria dei posteri. Uomo modello fu eletto Vescovo di Civita Ducale il 25 maggio 1742 per restarvi fino al 10 maggio 1745 quando fu trasferito alla Sede di Bitetto, alla guida della quale restò fino al 7 ottobre 1770, giorno in cui cessò di vivere. Nella Cattedrale di Bitetto fece rifare l'altare maggiore, a ricordo del suo episcopato il Capitolo di quella città lo ricordò con una epigrafe marmorea apposta in un pilastro nei pressi della cupola.
Mons. Marculli, attraverso le notizie biografiche illustrate brevemente e precedentemente, proveniva, per nascita, dalla nostra città, che, con Bolla di Papa Clemente X, del 10 marzo 1674, veniva affidata alla protezione dell'Arcangelo, Principe delle Milizie Celesti. Dopo la parentesi episcopale nella Diocesi di Civita Ducale, fu traslato in quella in cui trovava ad esserci lo stesso santo protettore. Certo, una coincidenza, ma che si concretizzò in qualcosa di interessante da un punto di vista di fede, culto e devozione nei confronti di San Michele, così come mi sforzerò di illustrare nel prosieguo di questa storica passeggiata. Infatti, egli, durante i suoi 25 anni di episcopato bitettese fece realizzare, tra l'altro, una pianeta facendovi apporre un ricamo con l'effige del santo protettore.
Quello che sono riuscito a sapere, leggendo un piccolo dépliant storico – divulgativo, pubblicato dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo di Bitetto, per festeggiare, il 2017, il III° centenario della statua argentea che ivi è custodita e venerata arricchendo, arricchendo le mie conoscenze e per completare al meglio queste note, è che: "il 10 ottobre 1613 Mons. Guido Mattei, 30° Vescovo di Bitetto consacrò e dedicò la Cattedrale in onore di San Michele Arcangelo, com'è testimoniato dall'epitaffio posto sulla facciata della Chiesa, sopra il portale. Da quel momento in poi S. Michele fu proclamato Patrono Principale di Bitetto ed insieme Titolare della cattedrale". anche ques
Per tornare a mons. Marculli, e ai suoi 25 anni di episcopato bitettese, egli fece realizzare, tra l'altro, una pianeta facendovi apporre un ricamo con l'effige del santo protettore. Purtroppo, quell'importante e ricco parato, per trascuratezza, dimenticanza, disinteresse, sciatteria, superficialità è andato praticamente distrutto. Ciò che è stato possibile salvare e recuperare è stata proprio l'immagine sovrapposta di San Michele. Sarà stato un miracolo, un dono della Provvidenza, una benevolenza dello stesso committente o dell'Arcangelo, è difficile dirlo e stabilirlo. Sta di fatto che il recupero di questo importante pezzo della pianeta è stato possibile grazie all'impegno dell'attuale parroco della cattedrale di Bitetto, don Mimmo Castellano, il quale ha provveduto a farlo sistemare su una nuova casula realizzata dall'Atelier Sirio di Bergamo.
La ditta specializzata nella costruzione e nel restauro di paramenti sacri, nel 2017, ha potuto restituire alla città e ai fedeli di Bitetto, dopo un lavoro certosino, questa importante e pregevole testimonianza, in atto di gratitudine verso il vescovo committente, la storia religiosa della intera comunità e come atto di generosa venerazione verso il proprio santo patrono. Il pezzo riposizionato, come può essere colto dalle immagini che fanno da corredo all'attuale articolo, può sembrare di non pregevole fattura, ma per il suo valore storico andava riportato al suo antico splendore. Andava ridonato come patrimonio riacquistato, perché ognuno riflettesse sulla necessità di conservare e saper conservare certi tesori che sono stati lasciati dalla storia, dagli uomini che hanno saputo costruire un percorso di fede religiosa, un cammino di storia cittadina. Ecco, perché, ho voluto pubblicare le foto relative alle varie fasi di lavorazione.
All'incirca, nel periodo tra il 1680 e il 1682, il nostro concittadino Frà Vincenzo Maria Orsini, mentre aveva la cura pastorale della Diocesi di Cesena, si recò a Bitetto, come è documentato dagli atti del Processo di Beatificazione, per pregare sulla tomba del futuro beato Giacomo, ripresi dallo storico bitettese, Lino Fazio. Questo giustifica la presenza di un medaglione in marmo scolpito, raffigurante il pontefice, conservato o abbandonato per lungo tempo in qualche angolo del convento, ma ripreso e fatto restaurare dalla sorella di Lino Fazio, in memoria della figlia prematuramente scomparsa e posizionato, dal 27 settembre del 2017, nella cappella del beato.
Angelo Maria Marculli, nato a Gravina il 1696, scelse la vita religiosa studiando nel convento dell'Ordine Eremitano di Sant'Agostino in città, dove si conserva una incisione marmorea per affidarlo alla memoria dei posteri. Uomo modello fu eletto Vescovo di Civita Ducale il 25 maggio 1742 per restarvi fino al 10 maggio 1745 quando fu trasferito alla Sede di Bitetto, alla guida della quale restò fino al 7 ottobre 1770, giorno in cui cessò di vivere. Nella Cattedrale di Bitetto fece rifare l'altare maggiore, a ricordo del suo episcopato il Capitolo di quella città lo ricordò con una epigrafe marmorea apposta in un pilastro nei pressi della cupola.
Mons. Marculli, attraverso le notizie biografiche illustrate brevemente e precedentemente, proveniva, per nascita, dalla nostra città, che, con Bolla di Papa Clemente X, del 10 marzo 1674, veniva affidata alla protezione dell'Arcangelo, Principe delle Milizie Celesti. Dopo la parentesi episcopale nella Diocesi di Civita Ducale, fu traslato in quella in cui trovava ad esserci lo stesso santo protettore. Certo, una coincidenza, ma che si concretizzò in qualcosa di interessante da un punto di vista di fede, culto e devozione nei confronti di San Michele, così come mi sforzerò di illustrare nel prosieguo di questa storica passeggiata. Infatti, egli, durante i suoi 25 anni di episcopato bitettese fece realizzare, tra l'altro, una pianeta facendovi apporre un ricamo con l'effige del santo protettore.
Quello che sono riuscito a sapere, leggendo un piccolo dépliant storico – divulgativo, pubblicato dalla Parrocchia di San Michele Arcangelo di Bitetto, per festeggiare, il 2017, il III° centenario della statua argentea che ivi è custodita e venerata arricchendo, arricchendo le mie conoscenze e per completare al meglio queste note, è che: "il 10 ottobre 1613 Mons. Guido Mattei, 30° Vescovo di Bitetto consacrò e dedicò la Cattedrale in onore di San Michele Arcangelo, com'è testimoniato dall'epitaffio posto sulla facciata della Chiesa, sopra il portale. Da quel momento in poi S. Michele fu proclamato Patrono Principale di Bitetto ed insieme Titolare della cattedrale". anche ques
Per tornare a mons. Marculli, e ai suoi 25 anni di episcopato bitettese, egli fece realizzare, tra l'altro, una pianeta facendovi apporre un ricamo con l'effige del santo protettore. Purtroppo, quell'importante e ricco parato, per trascuratezza, dimenticanza, disinteresse, sciatteria, superficialità è andato praticamente distrutto. Ciò che è stato possibile salvare e recuperare è stata proprio l'immagine sovrapposta di San Michele. Sarà stato un miracolo, un dono della Provvidenza, una benevolenza dello stesso committente o dell'Arcangelo, è difficile dirlo e stabilirlo. Sta di fatto che il recupero di questo importante pezzo della pianeta è stato possibile grazie all'impegno dell'attuale parroco della cattedrale di Bitetto, don Mimmo Castellano, il quale ha provveduto a farlo sistemare su una nuova casula realizzata dall'Atelier Sirio di Bergamo.
La ditta specializzata nella costruzione e nel restauro di paramenti sacri, nel 2017, ha potuto restituire alla città e ai fedeli di Bitetto, dopo un lavoro certosino, questa importante e pregevole testimonianza, in atto di gratitudine verso il vescovo committente, la storia religiosa della intera comunità e come atto di generosa venerazione verso il proprio santo patrono. Il pezzo riposizionato, come può essere colto dalle immagini che fanno da corredo all'attuale articolo, può sembrare di non pregevole fattura, ma per il suo valore storico andava riportato al suo antico splendore. Andava ridonato come patrimonio riacquistato, perché ognuno riflettesse sulla necessità di conservare e saper conservare certi tesori che sono stati lasciati dalla storia, dagli uomini che hanno saputo costruire un percorso di fede religiosa, un cammino di storia cittadina. Ecco, perché, ho voluto pubblicare le foto relative alle varie fasi di lavorazione.