Passeggiando con la storia
Leonardo Centrone
Operaio, Imprenditore, Titolare di Cave di Tufi e di Opifici Molitori
giovedì 30 maggio 2019
10.30
Una doverosa precisazione. Nel corso di questa rubrica, ho pensato, che non si dovesse solo fare riferimento alla valorizzazione di monumenti, di testimonianze storiche, di opere d'arte, di tesori che arricchiscono la nostra città, al fine di conoscerli, valorizzarli ed apprezzarli, ma fare riferimento anche a coloro che hanno saputo essere, magari con le loro mani, con la loro intelligenza, con la loro fantasia, con le loro capacità imprenditoriali, con il loro amore e spirito di sacrificio ed abnegazione, con il loro impegno politico, culturale, sportivo gravinesi pur sempre illustri. Camminare con la storia significa e deve significare camminare con coloro che l'hanno scritta. A modo loro, lasciando una impronta positiva e duratura nel tempo, che né il tempo e nè i posteri potranno cancellare.
Leonardo Centrone, Operaio, Imprenditore, Titolare di Cave di Tufi e di Opifici Molitori
Egli non ebbe i natali a Gravina in Puglia, ma a Grumo Appula, in provincia di Bari, il 1° giugno 1900. Divenne gravinese a tutti gli effetti dopo il suo matrimonio contratto con la signorina Lucia Digiesi, Fu dapprima operaio, in qualità di trasportatore di tufi e, successivamente imprenditore nel campo dell'attività estrattiva del tufo, e ancora dopo imprenditore e titolare di mulino e pastificio.
Scrivere di quest'uomo è come scrivere o riscrivere la storia della nostra città in chiave economica ed imprenditoriale. Per le numerose maestranze che lavorarono alle sue dipendenze, nei vari settori in cui produsse solo ricchezza e benessere per tutti. Operai, impiegati tutti regolarmente ingaggiati e tutte ben retribuiti con buste paghe regolari e a norma di legge. In alcuni casi fu prodigo di elargizioni anche di beni immobili. Non fece mancare, alle famiglie dei quatto operai, Cicala Antonio, Dibenedetto Marco, Pepe Antonio e Zagariello Vincenzo: caduti sul lavoro, il 20 marzo 1951, all'interno di una delle cave di sua proprietà: e alla famiglia D'Agostino, che perse il proprio congiunto, mentre era in costruzione il nuovo mulino in via Giardini, angolo via Ludovico Maiorana, tutta la concreta vicinanza, attraverso il sostentamento economico, necessario e solidale.
La sua storia continua, fino a raggiungere il suo apice, quando in chiave sociale e culturale, fece costruire, tra il 1945 e il 1947, (infatti l'inaugurazione della grande sala cinematografica che porta il suo cognome fu inaugurata il 6 gennaio 1947), il più grande cinema della provincia di Bari, con una capienza pari a 1800 posti. Anche in questo fu lungimirante e fu imprenditore serio, di poche parole, autentico, unico, perché pensò, innanzitutto, a soddisfare i bisogni primari dei gravinesi, offrendo lavoro, ma, creando una alternativa per il dopo lavoro, per i giorni festivi, per lo svago, per il divertimento, fornendo locali per le proiezioni di film. Per elevare il grado culturale del popolo gravinese.
Nei dettagli, la sua vita è quella raccolta dalla testimonianza di uno dei suoi numerosi nipoti, Gianni Digiesi. "Sin da ragazzo si appassiona alla meccanica e alla oleodinamica nell'officina del padre, che a Grumo aveva un piccolo frantoio oleario. Sin dalla giovane età, fu uno dei primi a conseguire una patente automobilistica, dedicandosi al trasporto unitamente a Giuseppe Calabrese. Insieme idearono e costruirono uno dei primi rimorchi, rivoluzionando quel trasporto che avveniva solo su motrici. La collaborazione tra i due si interruppe, anche se la stima e l'amicizia tra i due non venne mai meno.
Centrone continuò nella sua attività di autotrenista, mentre Calabrese pensò bene di mettere su un'officina meccanica a Bari, realizzando quello che era stato ideato insieme al suo compagno di viaggio, divenendo una delle maggiori fabbriche di autotreni in Italia. Una volta insediatosi a Gravina, Leonardo Centrone cominciò a mettersi in proprio, acquistando alcune cave di tufo, ricavando il materiale di prima necessità per la costruzione di abitazioni civili e non solo. I maggiori suoi clienti furono i fratelli Matarrese, costruttori di Bari.
In questa attività si ingegnò a tal punto da realizzare una macchina adatta per tagliare i tufi. Purtroppo, non la brevettò mai a suo nome o come sua creatura, perché pensava alla sua utilità, al suo utilizzo e perché il lavoro degli operai potesse essere meno gravoso e meno pesante. La sua vena di imprenditore geniale, versatile ed irrequieto, mai domo per i risultati conseguiti o per i campi fino ad allora esplorati, gli consentì di tuffarsi nel campo dell'arte molitoria, costruendo, insieme ad altri cittadini di Gravina il Molino "La Gravinese", allo scopo, tra l'altro, di favorire e agevolare gli agricoltori locali a non portare in altri paesi il frutto del loro lavoro. Nel momento in cui un altro mulino e pastificio, il "Ciciolla-Marchetti stava per cessare la sua attività, Centrone lo rilevò, ammodernandolo, portandolo ad una capacità di lavorazione pari 2.000 quintali al giorno, facendolo diventare il più grande e il più produttivo di tutta la città.
La sua mente sempre in movimento fu quella che gli fece partorire un'altra delle idee utili e innovative: un apparecchio per caricare il grano alla rinfusa, soprattutto in quelle campagne o masserie in cui mancava l'erogazione dell'energia elettrica. Inventò la cloclea aperta, ma, anche, questa non ebbe la brevettatura depositata. Non si dette pace, anche se si dovette arrendere agli impedimenti burocratici e di quella classe politica locale di sinistra, sempre pronta ad immiserire la povera gente, gli operai, oltreché gli imprenditori, dai quali pretendeva di ottenere benefici senza né sforzi e né sacrifici, ma da veri
parassiti, per far nascere anche un pastificio.
La sua creatura, forse, più riuscita, non solo da un punto di vista statico, architettonico ed urbanistico ma anche sociale e culturale, la costruzione del cinema che prese il nome mutuandolo dal suo cognome. Anche per questa realizzazione, c' è un retroscena di tutto rispetto , che vale la pena di ricordare. Inizialmente, l'imprenditore grumese - gravinese, voleva acquistare, a Bari, il Cinema Margherita. Le solite pastoie burocratiche, i soliti veti politici lo indussero a rinunciare a quel progetto, ma non a quello di realizzarne uno nella città d'adozione. Fu così che nacque il Cinema Centrone di Gravina, in stile Liberty, con una capienza pari a 1800 posti a sedere.
In tutto questo suo realizzare, creare, inventare, ebbe modo di coltivare una passione, o meglio la passione per le autovetture competitive, che cercava di rendere sempre più veloci con l'aiuto del suo amico e fidato meccanico, Giuseppe Sallicati. Giustamente pago per aver sollevato economicamente le classi sociali più povere della città. Convinto e sicuro di non aver sfruttato nessuno dei suoi operai e stretti collaboratori e il cui riscontro lo si ebbe il giorno dei suoi funerali, quando le sue fidate maestranze vollero portare a spalle la bara contenenti le sue spoglie mortali, riposò per sempre, visto che durante la sua vita detestò persino i giorni festivi, che lo tenevano lontano dalle sue occupazioni giornaliere, distaccandosi dal mondo, la vigilia di Natale del 1985.
Al termine di queste brevi note, un ringraziamento sincero al nipote Giovanni Digiesi per avermi fornito il materiale biografico e fotografico.
Leonardo Centrone, Operaio, Imprenditore, Titolare di Cave di Tufi e di Opifici Molitori
Egli non ebbe i natali a Gravina in Puglia, ma a Grumo Appula, in provincia di Bari, il 1° giugno 1900. Divenne gravinese a tutti gli effetti dopo il suo matrimonio contratto con la signorina Lucia Digiesi, Fu dapprima operaio, in qualità di trasportatore di tufi e, successivamente imprenditore nel campo dell'attività estrattiva del tufo, e ancora dopo imprenditore e titolare di mulino e pastificio.
Scrivere di quest'uomo è come scrivere o riscrivere la storia della nostra città in chiave economica ed imprenditoriale. Per le numerose maestranze che lavorarono alle sue dipendenze, nei vari settori in cui produsse solo ricchezza e benessere per tutti. Operai, impiegati tutti regolarmente ingaggiati e tutte ben retribuiti con buste paghe regolari e a norma di legge. In alcuni casi fu prodigo di elargizioni anche di beni immobili. Non fece mancare, alle famiglie dei quatto operai, Cicala Antonio, Dibenedetto Marco, Pepe Antonio e Zagariello Vincenzo: caduti sul lavoro, il 20 marzo 1951, all'interno di una delle cave di sua proprietà: e alla famiglia D'Agostino, che perse il proprio congiunto, mentre era in costruzione il nuovo mulino in via Giardini, angolo via Ludovico Maiorana, tutta la concreta vicinanza, attraverso il sostentamento economico, necessario e solidale.
La sua storia continua, fino a raggiungere il suo apice, quando in chiave sociale e culturale, fece costruire, tra il 1945 e il 1947, (infatti l'inaugurazione della grande sala cinematografica che porta il suo cognome fu inaugurata il 6 gennaio 1947), il più grande cinema della provincia di Bari, con una capienza pari a 1800 posti. Anche in questo fu lungimirante e fu imprenditore serio, di poche parole, autentico, unico, perché pensò, innanzitutto, a soddisfare i bisogni primari dei gravinesi, offrendo lavoro, ma, creando una alternativa per il dopo lavoro, per i giorni festivi, per lo svago, per il divertimento, fornendo locali per le proiezioni di film. Per elevare il grado culturale del popolo gravinese.
Nei dettagli, la sua vita è quella raccolta dalla testimonianza di uno dei suoi numerosi nipoti, Gianni Digiesi. "Sin da ragazzo si appassiona alla meccanica e alla oleodinamica nell'officina del padre, che a Grumo aveva un piccolo frantoio oleario. Sin dalla giovane età, fu uno dei primi a conseguire una patente automobilistica, dedicandosi al trasporto unitamente a Giuseppe Calabrese. Insieme idearono e costruirono uno dei primi rimorchi, rivoluzionando quel trasporto che avveniva solo su motrici. La collaborazione tra i due si interruppe, anche se la stima e l'amicizia tra i due non venne mai meno.
Centrone continuò nella sua attività di autotrenista, mentre Calabrese pensò bene di mettere su un'officina meccanica a Bari, realizzando quello che era stato ideato insieme al suo compagno di viaggio, divenendo una delle maggiori fabbriche di autotreni in Italia. Una volta insediatosi a Gravina, Leonardo Centrone cominciò a mettersi in proprio, acquistando alcune cave di tufo, ricavando il materiale di prima necessità per la costruzione di abitazioni civili e non solo. I maggiori suoi clienti furono i fratelli Matarrese, costruttori di Bari.
In questa attività si ingegnò a tal punto da realizzare una macchina adatta per tagliare i tufi. Purtroppo, non la brevettò mai a suo nome o come sua creatura, perché pensava alla sua utilità, al suo utilizzo e perché il lavoro degli operai potesse essere meno gravoso e meno pesante. La sua vena di imprenditore geniale, versatile ed irrequieto, mai domo per i risultati conseguiti o per i campi fino ad allora esplorati, gli consentì di tuffarsi nel campo dell'arte molitoria, costruendo, insieme ad altri cittadini di Gravina il Molino "La Gravinese", allo scopo, tra l'altro, di favorire e agevolare gli agricoltori locali a non portare in altri paesi il frutto del loro lavoro. Nel momento in cui un altro mulino e pastificio, il "Ciciolla-Marchetti stava per cessare la sua attività, Centrone lo rilevò, ammodernandolo, portandolo ad una capacità di lavorazione pari 2.000 quintali al giorno, facendolo diventare il più grande e il più produttivo di tutta la città.
La sua mente sempre in movimento fu quella che gli fece partorire un'altra delle idee utili e innovative: un apparecchio per caricare il grano alla rinfusa, soprattutto in quelle campagne o masserie in cui mancava l'erogazione dell'energia elettrica. Inventò la cloclea aperta, ma, anche, questa non ebbe la brevettatura depositata. Non si dette pace, anche se si dovette arrendere agli impedimenti burocratici e di quella classe politica locale di sinistra, sempre pronta ad immiserire la povera gente, gli operai, oltreché gli imprenditori, dai quali pretendeva di ottenere benefici senza né sforzi e né sacrifici, ma da veri
parassiti, per far nascere anche un pastificio.
La sua creatura, forse, più riuscita, non solo da un punto di vista statico, architettonico ed urbanistico ma anche sociale e culturale, la costruzione del cinema che prese il nome mutuandolo dal suo cognome. Anche per questa realizzazione, c' è un retroscena di tutto rispetto , che vale la pena di ricordare. Inizialmente, l'imprenditore grumese - gravinese, voleva acquistare, a Bari, il Cinema Margherita. Le solite pastoie burocratiche, i soliti veti politici lo indussero a rinunciare a quel progetto, ma non a quello di realizzarne uno nella città d'adozione. Fu così che nacque il Cinema Centrone di Gravina, in stile Liberty, con una capienza pari a 1800 posti a sedere.
In tutto questo suo realizzare, creare, inventare, ebbe modo di coltivare una passione, o meglio la passione per le autovetture competitive, che cercava di rendere sempre più veloci con l'aiuto del suo amico e fidato meccanico, Giuseppe Sallicati. Giustamente pago per aver sollevato economicamente le classi sociali più povere della città. Convinto e sicuro di non aver sfruttato nessuno dei suoi operai e stretti collaboratori e il cui riscontro lo si ebbe il giorno dei suoi funerali, quando le sue fidate maestranze vollero portare a spalle la bara contenenti le sue spoglie mortali, riposò per sempre, visto che durante la sua vita detestò persino i giorni festivi, che lo tenevano lontano dalle sue occupazioni giornaliere, distaccandosi dal mondo, la vigilia di Natale del 1985.
Al termine di queste brevi note, un ringraziamento sincero al nipote Giovanni Digiesi per avermi fornito il materiale biografico e fotografico.