Passeggiando con la storia
Luca Lagreca, 2° sindaco del dopoguerra
Passeggiando con la storia, rubrica a cura di Giuseppe Massari
giovedì 5 settembre 2019
Di Luca Lagreca, nato a Gravina in Puglia il 23 febbraio 1912, e deceduto all'età di 42 anni, l'1l febbraio 1954, sindaco della città dal 20 marzo1947 al 30 marzo1950, è giusto scrivere e ricordarlo come uomo semplice, onesto, inflessibile nei suoi sani principi morali. Una persona che faceva solo del bene, a detta di chi lo ha conosciuto, privandosi delle derrate di prima necessità, per elargirle in beneficenza alle persone bisognose. E' giusto rinverdire la memoria di quest'uomo che fu, dal suo stesso partito, il Partito Comunista, avversato, combattuto, contrastato, fino al punto da farlo dimettere dalla carica di primo cittadino, non volontariamente, ma con pretesti; non con le buone maniere, ma con le minacce verbali e di fatto, come raccontano alcuni testimoni dell'epoca, presenti all'infuocata riunione di partito, durante la quale, con le pistole sui tavoli gli si intimò di lasciare la carica e il ruolo che ricopriva. Egli si dimise, adducendo motivi di salute, di natura personale, ma anche queste ragioni sottintesero e nascosero le fibrillazioni acuite all'interno di un partito insicuro, incerto, lacerato all'inizio del nuovo cammino repubblicano e democratico da intraprendere, dopo la caduta del fascismo.
Già precedentemente, con la caduta forzata e imposta, del governo cittadino a guida Salvatore Vicino, i vertici e i dirigenti comunisti locali brancolavano nel buio, nel disorientamento generale, nella impreparazione politica, pratica e metodologica della gestione della cosa pubblica e della risoluzione da dare ai problemi del dopoguerra. Il partito, tra l'altro, era alle prese con una forte crisi di identità, soprattutto al suo interno, per la presenza di correnti contrapposte. Sia per quanto riguardava i rapporti con l'Unione Sovietica, ritenuta all'epoca la casa madre del comunismo internazionale e sia per quanto riguardava i rapporti di forza con i futuri alleati in vista di quelle che sarebbero state le prime elezioni democratiche, quelle che si svolsero il 18 aprile 1948. Tra l'altro, non bisogna neanche dimenticare che in quegli anni e in quei mesi, a livello nazionale, lo stesso PCI era impegnato nella fase parlamentare costituente in cui riteneva di poter dare una impronta tutta propria sulla futura nascita della nuova Carta costituzionale. Situazioni che si incrociavano, si sovrapponevano, nella speranza di poter incidere, almeno a livello nazionale, forse per ingraziarsi sempre più le simpatie del Cremlino con una propria egemonia. Un percorso difficile che non portò agli esiti sperati.
Per ritornare a Luca Lagreca, già assessore supplente nella giunta del suo predecessore, non bisogna tacere le accuse a cui fu sottoposto, pretestuosamente, nonostante alcuni risultati conseguiti durante la sua non facile gestione, se, soprattutto, si tiene conto che furono anni bollenti, difficili, di contrasto tra le classi sociali. Da una parte i contadini, i braccianti, dall'altra i proprietari terrieri, con i quali esistevano rapporti tesi, che sfociavano nella occupazione delle terre, in scioperi, in manifestazioni con blocchi stradali, danneggiamenti alle proprietà dei singoli avversari politici. Il 1947, l'anno della elezione di Lagreca a sindaco, fu contrassegnato, tra l'altro, dall'attentato alla sede della locale DC, situata, all'epoca, nei locali dove, attualmente, è ubicato il bar Extragambrinus, in piazza della Repubblica.In questo clima sempre più incandescente e più rovente, l'azione del Lagreca, comunque, conseguì risultati positivi e favorevoli per le classi meno abbienti.
In uno storico incontro, tra le parti contendenti e i rappresentanti istituzionali, fu raggiunto un accordo racchiuso nei seguenti punti: "l'assegnazione a tutti i braccianti agricoli capifamiglia nullatenenti, di tre ettari di terreno a natura pascolo, suscettibili di trasformazione a coltura intensiva. Tale limite poteva essere elevato a quattro ettari per famiglie superiori a quattro persone; l'assegnazione di , a natura pascolo, a tutti gli agricoltori braccianti, capifamiglia, eventualmente già proprietari ed affittuari di terreno inferiore a tre ettari, fino al raggiungimento degli stessi; la durata minima della concessione veniva stabilita in otto anni, pari a due rotazioni agrarie, che con contratti migliorativi poteva essere protratta ai venti anni". Mentre da una parte sembravano essersi sedate le manifestazioni e gli scioperi dei contadini, dall'altra, arrivano grossi macigni sul PCI, tanto da mettere in serio pericolo le ragioni della sua presenza politica e democratica nello scacchiere nazionale.
La sconfitta nelle elezioni del 18 aprile 1948, in cui la DC, a livello nazionale, conquistò la maggioranza assoluta e l'attentato al segretario generale del PCI, Palmiro Togliatti, avvenuto nei pressi di Montecitorio, il 14 luglio del 1948, riscaldarono ancora di più gli animi contro Lagreca. I critici, che non mancarono mai, fecero sentire la loro pesante voce, dimettendosi da consiglieri comunali. Furono in otto e addussero le seguenti motivazioni: "le elezioni politiche del 18 aprile avevano chiaramente detto che l'amministrazione comunale in carica non rappresentava più la maggioranza dell'elettorato; le responsabilità dei fatti delittuosi susseguenti all'attentato di Togliatti erano da imputare esclusivamente agli amministratori in carica e quindi chiedevano le dimissioni del sindaco e della giunta". Il destinatario di tali accuse, cercò di difendersi, ma il suo destino era segnato, come dimostreranno i fatti e le circostanze che portarono, due anni dopo a lasciare la carica di primo cittadino. Morì lacerato da una grave malattia. Questa volta, la malattia vera non gli dette scampo. Concluse la sua vita e la sua esperienza politica e terrena tra il silenzio assordante dei rappresentanti istituzionali e il rimpianto generoso e di gratitudine solo di coloro che lo avevano apprezzato e stimato. Sulla sua tomba fu incisa la seguente epigrafe:
PLASMO' DI SE
CARATTERE DECISO
E COSCIENZA RETTA
CHE MAI DEFEZIONO'
DALL'ONESTO DAL GIUSTO DAL VERO
FU PRIMO CITTADINO
AMO' UNA FEDE CON FERMEZZA
E A VISO APERTO SEMPRE LA DIFESE
CONFORTO E RIPOSO
(Le foto sono parte dell'album di famiglia)
Già precedentemente, con la caduta forzata e imposta, del governo cittadino a guida Salvatore Vicino, i vertici e i dirigenti comunisti locali brancolavano nel buio, nel disorientamento generale, nella impreparazione politica, pratica e metodologica della gestione della cosa pubblica e della risoluzione da dare ai problemi del dopoguerra. Il partito, tra l'altro, era alle prese con una forte crisi di identità, soprattutto al suo interno, per la presenza di correnti contrapposte. Sia per quanto riguardava i rapporti con l'Unione Sovietica, ritenuta all'epoca la casa madre del comunismo internazionale e sia per quanto riguardava i rapporti di forza con i futuri alleati in vista di quelle che sarebbero state le prime elezioni democratiche, quelle che si svolsero il 18 aprile 1948. Tra l'altro, non bisogna neanche dimenticare che in quegli anni e in quei mesi, a livello nazionale, lo stesso PCI era impegnato nella fase parlamentare costituente in cui riteneva di poter dare una impronta tutta propria sulla futura nascita della nuova Carta costituzionale. Situazioni che si incrociavano, si sovrapponevano, nella speranza di poter incidere, almeno a livello nazionale, forse per ingraziarsi sempre più le simpatie del Cremlino con una propria egemonia. Un percorso difficile che non portò agli esiti sperati.
Per ritornare a Luca Lagreca, già assessore supplente nella giunta del suo predecessore, non bisogna tacere le accuse a cui fu sottoposto, pretestuosamente, nonostante alcuni risultati conseguiti durante la sua non facile gestione, se, soprattutto, si tiene conto che furono anni bollenti, difficili, di contrasto tra le classi sociali. Da una parte i contadini, i braccianti, dall'altra i proprietari terrieri, con i quali esistevano rapporti tesi, che sfociavano nella occupazione delle terre, in scioperi, in manifestazioni con blocchi stradali, danneggiamenti alle proprietà dei singoli avversari politici. Il 1947, l'anno della elezione di Lagreca a sindaco, fu contrassegnato, tra l'altro, dall'attentato alla sede della locale DC, situata, all'epoca, nei locali dove, attualmente, è ubicato il bar Extragambrinus, in piazza della Repubblica.In questo clima sempre più incandescente e più rovente, l'azione del Lagreca, comunque, conseguì risultati positivi e favorevoli per le classi meno abbienti.
In uno storico incontro, tra le parti contendenti e i rappresentanti istituzionali, fu raggiunto un accordo racchiuso nei seguenti punti: "l'assegnazione a tutti i braccianti agricoli capifamiglia nullatenenti, di tre ettari di terreno a natura pascolo, suscettibili di trasformazione a coltura intensiva. Tale limite poteva essere elevato a quattro ettari per famiglie superiori a quattro persone; l'assegnazione di , a natura pascolo, a tutti gli agricoltori braccianti, capifamiglia, eventualmente già proprietari ed affittuari di terreno inferiore a tre ettari, fino al raggiungimento degli stessi; la durata minima della concessione veniva stabilita in otto anni, pari a due rotazioni agrarie, che con contratti migliorativi poteva essere protratta ai venti anni". Mentre da una parte sembravano essersi sedate le manifestazioni e gli scioperi dei contadini, dall'altra, arrivano grossi macigni sul PCI, tanto da mettere in serio pericolo le ragioni della sua presenza politica e democratica nello scacchiere nazionale.
La sconfitta nelle elezioni del 18 aprile 1948, in cui la DC, a livello nazionale, conquistò la maggioranza assoluta e l'attentato al segretario generale del PCI, Palmiro Togliatti, avvenuto nei pressi di Montecitorio, il 14 luglio del 1948, riscaldarono ancora di più gli animi contro Lagreca. I critici, che non mancarono mai, fecero sentire la loro pesante voce, dimettendosi da consiglieri comunali. Furono in otto e addussero le seguenti motivazioni: "le elezioni politiche del 18 aprile avevano chiaramente detto che l'amministrazione comunale in carica non rappresentava più la maggioranza dell'elettorato; le responsabilità dei fatti delittuosi susseguenti all'attentato di Togliatti erano da imputare esclusivamente agli amministratori in carica e quindi chiedevano le dimissioni del sindaco e della giunta". Il destinatario di tali accuse, cercò di difendersi, ma il suo destino era segnato, come dimostreranno i fatti e le circostanze che portarono, due anni dopo a lasciare la carica di primo cittadino. Morì lacerato da una grave malattia. Questa volta, la malattia vera non gli dette scampo. Concluse la sua vita e la sua esperienza politica e terrena tra il silenzio assordante dei rappresentanti istituzionali e il rimpianto generoso e di gratitudine solo di coloro che lo avevano apprezzato e stimato. Sulla sua tomba fu incisa la seguente epigrafe:
PLASMO' DI SE
CARATTERE DECISO
E COSCIENZA RETTA
CHE MAI DEFEZIONO'
DALL'ONESTO DAL GIUSTO DAL VERO
FU PRIMO CITTADINO
AMO' UNA FEDE CON FERMEZZA
E A VISO APERTO SEMPRE LA DIFESE
CONFORTO E RIPOSO
(Le foto sono parte dell'album di famiglia)