Passeggiando con la storia
Principessa Teresa Orsini: sposa, madre, fondatrice Suore Ospedaliere della Misericordia
Passeggiando con la storia, rubrica a cura di Giuseppe Massari
mercoledì 3 luglio 2019
Il 3 luglio di 190 anni fa, come ieri, la nobildonna gravinese Teresa Orsini consumava e portava a compimento la sua vita terrena. Il 3 luglio 2011, otto anni fa, e 182 dalla nascita al cielo della Fondatrice, è stata inaugurata e benedetta, nella sua casa natale, la sede di una nuova comunità chiamata CASA Teresa Orsini dove CASA sta per: Centro di Ascolto Spiritualità e Accoglienza. Alla luce di queste ricorrenze, di questi anniversari tristi e felici, ho ritenuto riprendere il profilo storico e biografico di questa illustre figlia di Gravina per additarlo, come modello di santità e spiritualità, alla considerazione e al ricordo dei tanti e dei molti suoi conterranei.
Nacque il 23 marzo 1788 a Gravina in Puglia. Discendente dal nobile casato Orsini, dalla cui stirpe era nato Pierfrancesco futuro Papa Benedetto XIII, educata nei migliori collegi di Napoli e di Roma, Teresa Orsini esce dal mondo dell'istruzione per accedere ad una nuova vita, quella matrimoniale. Sposa un discendente di una famiglia principesca, Luigi Giovanni Andrea Doria Pamphilj Landi (1779-1829). Il matrimonio viene celebrato il 2 ottobre 1808.
Due anni dopo nasce Andrea (13 dicembre 1810); nel 1811 Leopolda; nel 1813 Filippo e nel 1815 Domenico. Teresa rompe l'usanza dell'epoca di affidare la prole a balie di campagna. Desidera lei, in prima persona, crescere i propri figli. Teresa Orsini Doria Pamphilj fu sposa e madre, donna di grande fede, di grande coraggio e di sapiente forza. Così come si relazionava con aristocratici e alti prelati, si poneva in ascolto dei più sfortunati, dei bisognosi, dei diseredati e dei malati. Si è fatta piccola per stare in mezzo a loro.
Papa Pio VII diede finalmente inizio al prosciugamento delle paludi pontine, fonte inesauribile di miseria e di malattia. Centri di raccolta per diseredati o affetti dai morbi più disparati esistevano, ma il tutto era pressoché disorganizzato. Centri di raccolta che sovente si riducevano a ghetti, dove gli aiuti economici arrivavano in maniera discontinua e disorganizzata. Mancavano riforme serie e radicali per risolvere i problemi endemici della mancanza di igiene, della mancanza di pane, della mancanza di lavoro, della mancanze di strutture sanitarie. Teresa andava in cerca della sofferenza per tentare di soccorrerla e per tentare di risolvere, alla radice, i problemi della malasanità romana con metodi d'avanguardia e fondando una congregazione religiosa femminile, le Suore Ospedaliere della Misericordia, molte attive ancora oggi e in tutto il mondo.
Una laica, dunque, che pensava ed agiva in nome dell'Amore a Cristo e per Cristo. Quando la principessa diede vita all'Unione delle Pie Donne (gli albori delle Suore Ospedaliere della Misericordia), proprio per entrare negli ospedali romani con metodi nuovi, personale formato, con scrupolo e coscienza professionale, lo fece ai piedi della Vergine Addolorata nella chiesa di san Marcello al Corso il 16 maggio 1821. Per questo motivo, alla sua morte, volle essere rivestita dell'abito nero della Madonna dell'Addolorata.
Il suo era un attivismo sereno, ma senza respiro. Il suo respiro, rotto per il troppo affaticamento, per quel suo consumarsi letteralmente d'amore, si fermò all'età di soli 41 anni. Non a caso Teresa è stata definita «martire della carità». Fra i bisbigli e i sussurri che si alzarono al corteo funebre (tutta Roma, ricca e povera partecipò alle esequie di questa nobildonna considerata «Madre») qualcuno la paragonò a santa Francesca Romana, altri a sant'Angela Merici. Consumata nel fisico, moriva a Roma, in grande fama di santità, il 3 luglio 1829, alla giovane età di 41 anni.
Il 13 novembre 1997 il cardinale Camillo Ruini aprì il processo diocesano della Serva di Dio Teresa Orsini sposata Doria Pamphilj Landi e disse in quell'occasione: «Teresa poteva ben vantare l'avvenenza fisica. Ma una bellezza ancora più grande era quella che promanava dalle sue qualità morali» e, in una Roma carente di servizi sanitari e case di accoglienza per i più indigenti, la Serva di Dio «non esitò con il consenso del marito a mettere a disposizione i suoi beni. E pur nella dedizione ai più poveri, non trascurò la famiglia e l'educazione dei figlioli», ma «la carità e il servizio instancabile agli altri non potevano che minare la sua salute».L'augurio più vivo è che Teresa Orsini Doria possa giungere presto all'onore degli altari, andando così ad aggiungersi a quella schiera di santi e sante di Dio che hanno esercitato in modo esemplare la carità, l'agape, l'amore misericordioso, portando la luce all'interno della storia degli uomini perché si sono lasciati spingere, come afferma san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi (5, 14), dall'amore di Cristo.
L'inchiesta diocesana del Processo si chiuse il 15 maggio 2009, presso la sede del Vicariato della Diocesi di Roma, alla presenza di Sua Eminenza il Signor Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma. Tra gli atti presentati nella fase processuale anche i faldoni contenenti due tesi di laurea, discusse da due gravinesi. Angela Ruzzi: "La Congregazione delle Suore Ospedaliere della Misericordia: il seme di Teresa Orsini che germoglia"; e Anna Rita Capodiferro: "La Principessa Teresa Orsini Doria Pamphilj"
Le foto allegate, tranne la prima, provengono dall'Archivio della Congregazione.
Nacque il 23 marzo 1788 a Gravina in Puglia. Discendente dal nobile casato Orsini, dalla cui stirpe era nato Pierfrancesco futuro Papa Benedetto XIII, educata nei migliori collegi di Napoli e di Roma, Teresa Orsini esce dal mondo dell'istruzione per accedere ad una nuova vita, quella matrimoniale. Sposa un discendente di una famiglia principesca, Luigi Giovanni Andrea Doria Pamphilj Landi (1779-1829). Il matrimonio viene celebrato il 2 ottobre 1808.
Due anni dopo nasce Andrea (13 dicembre 1810); nel 1811 Leopolda; nel 1813 Filippo e nel 1815 Domenico. Teresa rompe l'usanza dell'epoca di affidare la prole a balie di campagna. Desidera lei, in prima persona, crescere i propri figli. Teresa Orsini Doria Pamphilj fu sposa e madre, donna di grande fede, di grande coraggio e di sapiente forza. Così come si relazionava con aristocratici e alti prelati, si poneva in ascolto dei più sfortunati, dei bisognosi, dei diseredati e dei malati. Si è fatta piccola per stare in mezzo a loro.
Papa Pio VII diede finalmente inizio al prosciugamento delle paludi pontine, fonte inesauribile di miseria e di malattia. Centri di raccolta per diseredati o affetti dai morbi più disparati esistevano, ma il tutto era pressoché disorganizzato. Centri di raccolta che sovente si riducevano a ghetti, dove gli aiuti economici arrivavano in maniera discontinua e disorganizzata. Mancavano riforme serie e radicali per risolvere i problemi endemici della mancanza di igiene, della mancanza di pane, della mancanza di lavoro, della mancanze di strutture sanitarie. Teresa andava in cerca della sofferenza per tentare di soccorrerla e per tentare di risolvere, alla radice, i problemi della malasanità romana con metodi d'avanguardia e fondando una congregazione religiosa femminile, le Suore Ospedaliere della Misericordia, molte attive ancora oggi e in tutto il mondo.
Una laica, dunque, che pensava ed agiva in nome dell'Amore a Cristo e per Cristo. Quando la principessa diede vita all'Unione delle Pie Donne (gli albori delle Suore Ospedaliere della Misericordia), proprio per entrare negli ospedali romani con metodi nuovi, personale formato, con scrupolo e coscienza professionale, lo fece ai piedi della Vergine Addolorata nella chiesa di san Marcello al Corso il 16 maggio 1821. Per questo motivo, alla sua morte, volle essere rivestita dell'abito nero della Madonna dell'Addolorata.
Il suo era un attivismo sereno, ma senza respiro. Il suo respiro, rotto per il troppo affaticamento, per quel suo consumarsi letteralmente d'amore, si fermò all'età di soli 41 anni. Non a caso Teresa è stata definita «martire della carità». Fra i bisbigli e i sussurri che si alzarono al corteo funebre (tutta Roma, ricca e povera partecipò alle esequie di questa nobildonna considerata «Madre») qualcuno la paragonò a santa Francesca Romana, altri a sant'Angela Merici. Consumata nel fisico, moriva a Roma, in grande fama di santità, il 3 luglio 1829, alla giovane età di 41 anni.
Il 13 novembre 1997 il cardinale Camillo Ruini aprì il processo diocesano della Serva di Dio Teresa Orsini sposata Doria Pamphilj Landi e disse in quell'occasione: «Teresa poteva ben vantare l'avvenenza fisica. Ma una bellezza ancora più grande era quella che promanava dalle sue qualità morali» e, in una Roma carente di servizi sanitari e case di accoglienza per i più indigenti, la Serva di Dio «non esitò con il consenso del marito a mettere a disposizione i suoi beni. E pur nella dedizione ai più poveri, non trascurò la famiglia e l'educazione dei figlioli», ma «la carità e il servizio instancabile agli altri non potevano che minare la sua salute».L'augurio più vivo è che Teresa Orsini Doria possa giungere presto all'onore degli altari, andando così ad aggiungersi a quella schiera di santi e sante di Dio che hanno esercitato in modo esemplare la carità, l'agape, l'amore misericordioso, portando la luce all'interno della storia degli uomini perché si sono lasciati spingere, come afferma san Paolo nella seconda lettera ai Corinzi (5, 14), dall'amore di Cristo.
L'inchiesta diocesana del Processo si chiuse il 15 maggio 2009, presso la sede del Vicariato della Diocesi di Roma, alla presenza di Sua Eminenza il Signor Cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la Diocesi di Roma. Tra gli atti presentati nella fase processuale anche i faldoni contenenti due tesi di laurea, discusse da due gravinesi. Angela Ruzzi: "La Congregazione delle Suore Ospedaliere della Misericordia: il seme di Teresa Orsini che germoglia"; e Anna Rita Capodiferro: "La Principessa Teresa Orsini Doria Pamphilj"
Le foto allegate, tranne la prima, provengono dall'Archivio della Congregazione.