Passeggiando con la storia
Vincenzo Liuzzi, Imprenditore Agricolo
Passeggiando con la storia, rubrica a cura di Giuseppe Massari
giovedì 17 ottobre 2019
Di questo personaggio, nato a Gravina in Puglia il 5 marzo 1885, non si può dire che ha ricoperto incarichi pubblici o istituzionali. Questo, però, non significa che non sia degno di attenzione e riguardo. Tutt'altro, se è vero, come è vero, che, costui, è stato capace di imporsi all'attenzione delle istituzioni pubbliche e private, per essere stato imprenditore agricolo nel senso più vero e più completo del termine. E' il caso di snocciolare o sciorinare solo alcuni numeri, che vanno ben al di là della fredda e arida concezione e mentalità ragioneristica. 50 macchine agricole, 30 salariati fissi, 200 pecore, 150 vacche, 70 giumente, 30 muli da lavoro e da aratro Perciò, tutti i meriti, i riconoscimenti, gli apprezzamenti conseguiti sono racchiusi e riconducibili nella sua espressa volontà di continuare nel segno della sua progenie, essendo nato in una famiglia in cui la coltura e il culto della terra erano qualità innate ed inveterate.
Lo zio paterno Antonio, gestiva una azienda agricola, di circa 150 ettari, dotata di una cappella religiosa, dove, settimanalmente, un tempo, veniva officiato il rito eucaristico della Santa Messa per la famiglia e per il personale che ivi stazionava, in contrada Oriente, in agro di Gravina, basata sulla coltivazione di cereali e di grano in particolare. Passata, successivamente, l'intera gestione aziendale, nelle mani del nipote Vincenzo, questi seppe ingrandirla, inglobando all'esistente parte dei terreni confinanti, intensificando le colture preesistenti, verso quella pianificazione imprenditoriale che lo portò ad essere, nel campo della zootecnia, allevatore di bovini, muli, asini ed ovini. Grazie a questa sua attività, egli seppe farsi apprezzare, fino al punto da essere insignito della medaglia d'oro nel corso di una Mostra Zootecnica di Altamura.
Successivamente, gli fu concessa un'altra medaglia d'oro in una Mostra Zootecnica a Gravina, con questa motivazione: per aver presentato "mirabili asini stalloni". Sempre in questo contesto, per lo stellone "Carlino" , gli viene riconosciuta ed assegnata una medaglia d'argento. Anche nel campo della cerealicoltura continuò a distinguersi, tanto che il 20 aprile del 1933, gli fu conferita l'onorificenza di Cavaliere della Corona d'Italia per le "alte benemerenze agricole". Dalle testimonianze raccolte da chi, per intere generazioni, avendo visto nascere e crescere i figli dei figli, e che ha prestato il proprio dignitoso servizio alle dipendenze di questo illuminato imprenditore, è emerso che, don Vincenzo Liuzzi fu agricoltore modesto, silenzioso, operoso e semplice, pronto a farsi presenza tra i suoi dipendenti. Non disdegnò di essere lavoratore tra i suoi operai, perché fu convinto assertore dello spirito di collaborazione tra datore di lavoro e i prestatori d'opera. Da questo punto di vista, pur nella sua visione politica di uomo di destra e della destra fascista, fu lungimirante e antesignano di quelle che sarebbero diventate le evoluzioni e le conquiste sindacali degli anni successivi. Quello che resta di lui, della sua memoria è l'azienda agricola e soprattutto, il sontuoso il palazzo costruito il 1930, all'interno del quartiere murattiano, sull'attuale Corso Aldo Moro, attuale sede della Stazione dei Carabinieri, dove visse e dove morì, circondato dall'affetto della moglie e dei suoi figli, tra cui l'unico erede maschio, Leonardo.
Lo zio paterno Antonio, gestiva una azienda agricola, di circa 150 ettari, dotata di una cappella religiosa, dove, settimanalmente, un tempo, veniva officiato il rito eucaristico della Santa Messa per la famiglia e per il personale che ivi stazionava, in contrada Oriente, in agro di Gravina, basata sulla coltivazione di cereali e di grano in particolare. Passata, successivamente, l'intera gestione aziendale, nelle mani del nipote Vincenzo, questi seppe ingrandirla, inglobando all'esistente parte dei terreni confinanti, intensificando le colture preesistenti, verso quella pianificazione imprenditoriale che lo portò ad essere, nel campo della zootecnia, allevatore di bovini, muli, asini ed ovini. Grazie a questa sua attività, egli seppe farsi apprezzare, fino al punto da essere insignito della medaglia d'oro nel corso di una Mostra Zootecnica di Altamura.
Successivamente, gli fu concessa un'altra medaglia d'oro in una Mostra Zootecnica a Gravina, con questa motivazione: per aver presentato "mirabili asini stalloni". Sempre in questo contesto, per lo stellone "Carlino" , gli viene riconosciuta ed assegnata una medaglia d'argento. Anche nel campo della cerealicoltura continuò a distinguersi, tanto che il 20 aprile del 1933, gli fu conferita l'onorificenza di Cavaliere della Corona d'Italia per le "alte benemerenze agricole". Dalle testimonianze raccolte da chi, per intere generazioni, avendo visto nascere e crescere i figli dei figli, e che ha prestato il proprio dignitoso servizio alle dipendenze di questo illuminato imprenditore, è emerso che, don Vincenzo Liuzzi fu agricoltore modesto, silenzioso, operoso e semplice, pronto a farsi presenza tra i suoi dipendenti. Non disdegnò di essere lavoratore tra i suoi operai, perché fu convinto assertore dello spirito di collaborazione tra datore di lavoro e i prestatori d'opera. Da questo punto di vista, pur nella sua visione politica di uomo di destra e della destra fascista, fu lungimirante e antesignano di quelle che sarebbero diventate le evoluzioni e le conquiste sindacali degli anni successivi. Quello che resta di lui, della sua memoria è l'azienda agricola e soprattutto, il sontuoso il palazzo costruito il 1930, all'interno del quartiere murattiano, sull'attuale Corso Aldo Moro, attuale sede della Stazione dei Carabinieri, dove visse e dove morì, circondato dall'affetto della moglie e dei suoi figli, tra cui l'unico erede maschio, Leonardo.